Lo sciopero della CGIL è un errore
Ebbene sì, con tutto il rispetto dovuto alla Cgil, si rafforza l’opinione che l’indizione dello sciopero generale contro la manovra che non c’è sia un errore.
Lo scriveva Europa già il 18 agosto: Susanna Camusso, tenendo ferma la critica più spietata al governo, aveva davanti a sé due percorsi diversi. Purtroppo ha scelto quello che le dà forse maggiore seguito a breve termine (ci sarà gente in piazza, di sicuro), ricacciando però la confederazione nella sacca minoritaria dalla quale faticosamente stava tirandosi fuori. L’unità d’azione e di proposta con gli altri sindacati e con le altre parti sociali sembrava la brillante anticipazione di uno scenario nazionale diverso, la prefigurazione di un’Italia dove davvero gli interessi si mettono insieme, per superare la crisi nel nome delle cose da fare.
Giustamente il Pd aveva colto questa novità e questa potenzialità, che corrisponde al suo modo di intendere la transizione dal berlusconismo e la gestione dell’uscita dalla crisi. E si capisce allora perché un po’ tutti nel partito – chi più aspramente, chi con maggiore diplomazia – si tengano oggi distanti dal surriscaldamento cigiellino in vista del parziale sciopero generale del 6 settembre. Al contrario di Di Pietro, che dalla disponibilità a sostenere Tremonti è già passato ai moti di piazza.
Tra l’altro, la strada che invece la Cgil pare aver imboccato (capofila di ogni possibile protesta, su un modello cofferatiano di sindacato “soggetto politico”, per la gioia del divisivo Sacconi) non garantisce Camusso sul fronte interno. Ieri Rinaldini, l’ex capo della Fiom, protestava perché in attesa dello sciopero non era stata interrotta la consultazione interna sull’accordo di giugno sul nuovo contratto: è ovvio che per la minoranza interna lo sciopero sia il viatico per revocare la scelta più impegnativa assunta da Camusso come segretaria. In questi mesi, il valore dell’unità sindacale stava andando finalmente al passo con scelte di merito coraggiose, positive. Perché tornare indietro e dare ragione ai propri avversari, interni ed esterni?