Napoli è ancora problema di Berlusconi
Se Berlusconi pensava che la sconfitta elettorale di Napoli l’avesse liberato da ogni responsabilità rispetto alla tragedia dei rifiuti, il capo dello stato col suo brusco richiamo gli ha tolto l’illusione. E se il premier dovesse sperare di tornare a lucrare sull’emergenza, come dal 2008 ha fatto cinicamente per due anni (fino alla delusione finale), farà meglio a ricredersi presto.
Il colossale problema di Napoli continua a essere soprattutto suo, del governo nazionale e, adesso più che mai, di una maggioranza dilaniata da guerre intestine. Berlusconi assaggia il frutto avvelenato del caos delle competenze incrociato con la sua cattiva propaganda.
Non avesse scelto Napoli come principale teatro della propria rappresentazione da salvatore della patria, il presidente del consiglio non sarebbe oggi nell’occhio del ciclone.
L’operazione che ha tentato lui, l’hanno fatta anche gli altri. E così Napoli, invece di essere trattata come una città da tirare fuori dai guai con razionalità, pazienza e programmazione, è diventata per tanti un simbolo da utilizzare. A cominciare dalla Lega che, se non riesce a combinare nulla di buono per la gente del Nord, vuole almeno riuscire a punire gli odiati terroni napoletani boicottando il soccorso nazionale allo smaltimento.
E la Lega, Calderoli, Salvini eccetera, sono un problema politico di Berlusconi. Impossibile scaricarlo su de Magistris, tant’è vero che lo scontro si è subito aperto fra leghisti e pidiellini del sud, stretta replica della recente rissa fra Castelli e Alemanno.
Chiaro che in questi giorni di dramma anche altri stanno seguendo corsi accelerati di senso di responsabilità. Come il vicesindaco Tommaso Sodano, costretto a fare (parziale) ammenda dei suoi anni da deputato di Rifondazione: allora comandava le barricate contro il governo Prodi e contro le nuove discariche, adesso ne chiede cinque nuove, anche se solo «per l’emergenza».
La spazzatura va tirata via con urgenza, con ogni mezzo necessario: ma magari Napoli facesse il miracolo di smaltire anche i propagandisti sulla pelle degli altri.
Il colossale problema di Napoli continua a essere soprattutto suo, del governo nazionale e, adesso più che mai, di una maggioranza dilaniata da guerre intestine. Berlusconi assaggia il frutto avvelenato del caos delle competenze incrociato con la sua cattiva propaganda.
Non avesse scelto Napoli come principale teatro della propria rappresentazione da salvatore della patria, il presidente del consiglio non sarebbe oggi nell’occhio del ciclone.
L’operazione che ha tentato lui, l’hanno fatta anche gli altri. E così Napoli, invece di essere trattata come una città da tirare fuori dai guai con razionalità, pazienza e programmazione, è diventata per tanti un simbolo da utilizzare. A cominciare dalla Lega che, se non riesce a combinare nulla di buono per la gente del Nord, vuole almeno riuscire a punire gli odiati terroni napoletani boicottando il soccorso nazionale allo smaltimento.
E la Lega, Calderoli, Salvini eccetera, sono un problema politico di Berlusconi. Impossibile scaricarlo su de Magistris, tant’è vero che lo scontro si è subito aperto fra leghisti e pidiellini del sud, stretta replica della recente rissa fra Castelli e Alemanno.
Chiaro che in questi giorni di dramma anche altri stanno seguendo corsi accelerati di senso di responsabilità. Come il vicesindaco Tommaso Sodano, costretto a fare (parziale) ammenda dei suoi anni da deputato di Rifondazione: allora comandava le barricate contro il governo Prodi e contro le nuove discariche, adesso ne chiede cinque nuove, anche se solo «per l’emergenza».
La spazzatura va tirata via con urgenza, con ogni mezzo necessario: ma magari Napoli facesse il miracolo di smaltire anche i propagandisti sulla pelle degli altri.