Roma balla come vuole Parigi
Il ribaltone diplomatico è clamoroso, chissà come la prenderanno male qui Ferrara e Sallusti, ultimi resistenti del partito tripolino. In un colpo solo, mentre Berlusconi e Maroni trattavano nella francofona Tunisi per arginare l’onda migratoria, Frattini seguiva i pressanti “consigli” di Hillary Clinton e finiva per spalmarsi sulla linea di Sarkozy e Cameron sulla Libia.
Accanto a quelli francesi, appare qualche tricolore italiano ai balconi di Bengasi: non solo abbiamo riconosciuto il governo transitorio (appena prima del summit di Londra, Frattini escludeva che potessimo farlo) ma entriamo fra i volenterosi che potrebbero fornire armi ai ribelli che sognano di fare la pelle a Gheddafi. E non si parli di trattare con la famiglia del raìs: arcigno, Frattini ha liquidato come inutili gli abboccamenti tentati ad Atene. Volevamo essere noi gli intermediari? Nossignore, ci pensano i turchi, cent’anni dopo la spedizione di Giolitti.
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