I tre errori del PD a Napoli
Molti democratici protestano: non è vero che i guai nostri (primarie di Napoli) siano paragonabili a quelli di Berlusconi. Hanno ragione, tutti adottiamo l’ingeneroso doppio standard: da Berlusconi ci aspettiamo di tutto e quasi non ci scandalizza più nulla; dal Pd ci aspettiamo il meglio e ci infuriamo per qualsiasi smagliatura.
Su Napoli, per esempio, dove altro che smagliature: non tutto il Pd ha sbagliato, e non tutte le critiche rivolte al partito sono giustificate. Dai racconti emerge una reazione netta, energica, pronta, di Ranieri e di chi aveva visto coi propri occhi l’orgia del voto di scambio. E quando già la nomenklatura napoletana e alcuni responsabili nazionali si stavano adagiando su una soluzione di comodo (qualche voto annullato ma risultato convalidato), è stato il segretario provinciale Tremante a fermare la macchina.
Anche con coraggio.
A quel punto, mercoledì, Bersani non aveva aspettato Saviano per orientarsi sul doppio annullamento di primarie e assemblea. C’è stato un gap comunicativo fra decisione e annuncio, nel quale si sono inseriti lo scrittore e Repubblica.it (vero agenda-setter delle giornate del Pd: rassegnamoci). Il che induce a riassumere in tre i veri errori democratici.
Primo e più antico errore: non prendere il caso-Napoli come emergenza nazionale del partito, con in più un atteggiamento schizofrenico verso la giunta Jervolino. Mai difesa e mai scaricata, come se la città dei rifiuti non fosse amministrata dal centrosinistra.
Secondo: fare le primarie. I dirigenti locali avrebbero dovuto avere il polso di una città nella quale non può essere garantito il rispetto delle regole. Le primarie sono un ottimo strumento (vedremo a Torino), ma ci sono situazioni che esigono atti di autorità centrale.
Terzo errore: il Pd, soprattutto in alcune zone, non è il partito solido, affidabile ma obbediente agli input centrali che sogna il segretario, e non ci si può comportare (tempi e modi di governo centrale) come se lo fosse. Bersani, prima vittima di questa situazione, dovrà mettere tutto l’impegno per una soluzione che appuri le responsabilità e segni una rottura drastica, oltre la nomina di Orlando a commissario: in pochi giorni Napoli è diventata un test per la sua leadership.