Dieci milioni di voti
Fino a poche settimane fa era considerata poco meno che l’antipasto di una scissione. Oggi la manifestazione del Lingotto ha tutti i caratteri di un importante appuntamento dell’intero Pd, nel pieno di un passaggio cruciale dello scontro politico e istituzionale.
Parlerà il partito, oggi a Torino, e non una sua fazione, alla presenza di tutti i dirigenti in carica.
Si può pensare che il fatto sia frutto di calcoli d’opportunità. Certo a Bersani non conveniva lasciare a Veltroni la scena in un momento del genere, e d’altra parte Veltroni ha imparato a proprie spese quanto siano impopolari le iniziative che, al di là delle intenzioni, causano più divisione che rafforzamento.
Niente da fare: l’unità del partito è un valore dai contorni più mitologici che reali, ma nei momenti topici chi vìola il totem rischia l’esecrazione.
Del resto si annusa nell’aria il profumo di una nuova “battaglia finale” contro Berlusconi. È l’ennesima, dopo altre che lo parevano e non lo sono state, stavolta però l’accerchiamento è completo: perdersi in sottigliezze non verrebbe capito.
La campagna bersaniana per i dieci milioni di firme ne ricorda una simile proprio di Veltroni e potrebbe risultare altrettanto fumosa, se il Pd non ne varasse presto una con un obiettivo ancor più concreto: prendiamo dieci milioni di voti, oltre che di firme, e la sconfitta di Berlusconi sarà piena, pulita, democratica, davvero definitiva.
Nel 2008 Veltroni fu capace di prendere oltre dodici milioni di voti, prima che lui e il Pd si avvitassero in una spirale che nessuno ha saputo arrestare. Oggi, un po’ per caso, la minoranza ha la chance di spiegare al partito e all’Italia come pensa di riprendere quella scia.
Vedremo se saprà dare una buona prova di leadership, senza intaccare neanche nelle apparenze quella della segretario. E se saprà evocare di nuovo quella sensazione di novità, di sorpresa perfino, che fece del neonato Pd l’oggetto delle più grandi attenzioni e speranze.
Come ha detto ieri D’Alema, contro un senso comune molto diffuso: questo non è un progetto fallito. Non che intendesse affidarsi al Lingotto, naturalmente. Ma il Lingotto potrebbe estendere la convinzione di D’Alema ai tanti che invece hanno motivi per dubitare.