Depenalizzare lo sfruttamento delle minorenni?
Siamo, e rimaniamo, nel partito minoritario di quelli che preferirebbero girar la testa dall’altra parte, piuttosto che provare ad approfittare di una inchiesta giudiziaria per sconfiggere un avversario politico più forte. Da anni prendiamo insulti d’ogni genere, per questa che viene descritta come connivenza con Berlusconi quando invece è solo la convinzione che si debbano conquistare menti e cuori degli italiani mostrandosi migliori di lui nel confronto politico.
Oggi però, di fronte al blitz che la procura di Milano tenta contro «l’utilizzatore finale» delle prestazioni della minorenne Karima el Mahroug, tornare sulla prevalenza della via politica sulla via giudiziaria appare insufficiente. Questa non è una indagine come le altre, le implicazioni giuridiche sono diverse da quelle consuete, infine la rilevanza sociale del reato è terribile.
Basti una sola considerazione per capirne l’eccezionalità. Per la prima volta, mettendosi nei panni dei difensori di Berlusconi, una via d’uscita non è proprio immaginabile, nonostante sia stata percorsa tante volte in passato: cambiare le leggi vigenti sulla prostituzione dei minori. Per aiutare Berlusconi stato depenalizzato il falso in bilancio, e gli italiani lo hanno digerito: depenalizzare lo sfruttamento delle minorenni è oltre il pensabile.
Non che qualcuno ipotizzi una simile assurdità, ma il paradosso rende l’eccezionalità del caso.
Dalla parte della procura c’è la possibilità di ricorrere, per reati simili, a procedure rafforzate difficili da aggirare. Tempi di prescrizione lunghissimi. E c’è la credibilità che lo stesso Bruti Liberati s’era conquistato, su questa vicenda, quando ne escluse la rilevanza penale allo stato delle informazioni di cui disponeva. Il Pdl allora lo elogiò, oggi è difficile demonizzarlo.
La prima reazione del premier è stata, al solito, combattiva, sulla linea della continuità di governo.
In realtà le sue condizioni politiche erano difficili ed è improbabile che ora migliorino. Per una volta, però, ci sentiamo di dire che la politica verrà dopo: un’invalicabile questione morale impedisce di pensare che, in caso di giudizio ravvicinato per un simile reato, Berlusconi possa continuare a governare l’Italia e a rappresentarla nel mondo.