Pedoleghìa

Metto insieme due fatti che più lontani non si può. Non solo perché uno si svolge ad Adro, Franciacorta, provincia di Brescia, e l’altro nel palazzo dei Normanni di Palermo. Ma perché corrispondono a due logiche molto diverse: un evento che più partitico non si può (il varo del nuovo governo regionale di Raffaele Lombardo) e un evento che dai partiti deve tenersi lontano, proprio perché è un atto di ribellione civica e patriottica contro l’invadenza del partito Lega Nord nella vita di una comunità.

Eppure c’è un filo conduttore. Si comincia a intravedere – nei fatti, non nelle tattiche a tavolino – l’Italia che si mette insieme per liberarsi dall’asse di ferro tra Berlusconi e Bossi. L’Italia che cerca di sottrarsi all’opprimente ricatto leghista sul governo, e che si ribella all’arroganza con la quale spadroneggiano sul territorio gli amministratori leghisti (ma non erano diventati modelli da cui imparare, anche per la sinistra sfiduciata e subalterna?).

Crescono in queste ore le adesioni alla manifestazione di protesta che sabato mattina si svolgerà nei pressi della scuola pubblica marchiata dal simbolo di Bossi. L’impressione è che stavolta, andando a rompere le scatole ai bambini, agli studenti, alle famiglie, i leghisti abbiano davvero esagerato. E che la Gelmini abbia compromesso la propria già scarsa credibilità, chinando la testa dopo un’iniziale timida presa di distanza.

Il presidio di Adro sarà civico e i partiti devono ovviamente rimenerne fuori (pena vanificare il senso stesso della cosa). Ma se sarà possibile rintracciare fra i cittadini presenti persone di sinistra, di centrosinistra, di centro, e anche di quella destra nazionale e costituzionale che ha rotto con Berlusconi proprio per la sua sudditanza a Bossi, allora vorrà dire che il sabato di Adro, comunque importante, sarà stato un evento di valore politico ancora più grande

Palermo è un’altra cosa, certo. La Sicilia però è da sempre laboratorio nazionale, pur con tutte le sue atipicità. E la nuova maggioranza di Lombardo, includendo Fini, Casini e il Pd, e tenendo fuori tutto il Pdl e la parte dell’Udc meno presentabile, somiglia terribilmente a quell’alleanza per la costituzione di cui finora si era solo vagheggiato.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.