Carosello Reloaded: quando la pubblicità compie un passo indietro
di Stefano Morelli
Quando mia madre, classe 1945, mi ha chiesto entusiasta cosa ne pensassi dell’imminente ritorno di Carosello, le ho risposto che ero molto curioso. Uno come me, che non ha fatto in tempo a vederlo ed è cresciuto sentendone citare continuamente gli slogan (chi non ha detto almeno una volta «non è vero… che tutto fa brodo»!), l’attesa era tanta.
Poi ho letto le interviste ai dirigenti della Sipra, concessionaria delle inserzioni pubblicitarie RAI, così entusiasti nell’annunciare la novità di una formula capace di coniugare ciò che di riuscito e di bello c’era in Carosello con le possibilità odierne di raccontare storie giocando tra televisione e smartphone (la cosiddetta tecnologia multischermo), e la mia curiosità è aumentata ancora di più.
Mi sono detto, ma vuoi vedere che stavolta l’hanno azzeccata? Portare in prima serata un nuovo modo di sfruttare i media, riuscendo a recuperare la forza delle storie del Carosello con l’aiuto di nuove tecnologie è senza dubbio un passo importante per chi fa pubblicità e una bella sfida da raccogliere. Anche perché un tentativo simile nel ’97 ebbe esiti poco incoraggianti.
Ahimè, mi è bastato guardare la prima puntata di Carosello Reloaded per sentire svanire ogni entusiasmo: non ho visto nulla di quello che speravo.
Sicuramente l’espediente dell’auto citazione non basta a rendere interessante un appuntamento che sembra avere l’unica novità di rilievo nella durata più lunga degli spazi pubblicitari. Da una parte si sono perdute la forza e la capacità creativa di un format che nel passato ha così ben giocato con l’invenzione e l’intrattenimento, convivendo onestamente con la necessità commerciale; dall’altra non si è esplorato nulla di quello che oggi si potrebbe osare, e che è stato tanto promesso.
Spiace veramente che noi pubblicitari e le grandi marche che hanno commissionato gli spot non abbiano approfittato di questo appuntamento per confrontarsi e proporre una riflessione sulla pubblicità; per sviluppare un approccio figlio del nostro passato ma proiettato, se non nel futuro, almeno nel presente.
Difficile dire se Carosello Reloaded sia condizionato dai compromessi commerciali, dalla paura di sperimentare realmente o, forse, dalla mancanza dei grandi autori che hanno reso indimenticabile l’originale.
A voler essere benevoli è stata un’occasione mancata, «una grande presa in giro» per usare le parole di Bruno Bozzetto, uno che i Caroselli non solo li ha visti, ma li ha anche fatti e molto bene.