Indice delle cose notevoli #4

Una lista periodica delle cose degne di nota che di recente ho visto, letto, ascoltato, imparato o ritrovato. Le liste precedenti sono qui, qui, e qui.

Pandemie

1. La pandemia del 1918. Uccise tra 50 e 100 milioni di persone. La densità della popolazione, l’inquinamento atmosferico, e misure non farmacologiche giocarono apparentemente un ruolo importante nel determinare la variazione nella gravità degli effetti. La maggior parte di quelli che presero il virus sopravvissero, ma i sopravvissuti mantennero comunque un elevato rischio di mortalità e certi effetti non scomparvero mai del tutto.

La pandemia del 1918 causò una grave recessione. Aziende e scuole furono chiuse, sebbene il lockdown fu meno radicale di quel che si è visto nella primavera del 2020 per il Covid-19. Secondo alcuni studi, l’economia si riprese subito alla fine della pandemia. Secondo altri, si riprese solo 2-3 anni dopo. Un’importante differenza rispetto a Covid-19 è che la pandemia del 1918 uccise moltissime persone in età lavorativa, causando uno shock dell’offerta di lavoro. Col Covid-19, invece, gli adulti in età lavorativa hanno un basso rischio di mortalità.

Due fattori consigliano grande cautela nel trarre conclusioni dai parallelismi tra le due pandemie. Primo, i dati sulla pandemia del 1918 sono piuttosto lacunosi. Secondo, la pandemia del 1918 coincise con la fine della Prima guerra mondiale, per cui è complicato separare gli effetti della pandemia da quelli della guerra.

(Beach, Clay, & Saavedra, The 1918 Influenza Pandemic and its Lessons for COVID-19)

2. Individualismo e crisi. La cultura individualistica è comunemente associata alla crescita economica, ma c’è chi pensa che possa anche ostacolare una risposta collettiva efficace in caso di crisi, come nel caso di un’epidemia. Gli autori di questo paper usano un metodo ingegnoso per testare questa ipotesi.

L’idea è che le zone degli Stati Uniti che sono state più a lungo zone di frontiera nel 18° e 19° secolo abbiano sviluppato una cultura più individualistica. Gli autori misurano quindi la lunghezza dell’esperienza di frontiera delle singole contee USA per vedere se c’è una correlazione tra questa esperienza e la risposta al Covid. E la trovano. C’è una correlazione negativa tra lunghezza dell’esperienza di frontiera e social distancing e misure a sostegno dei redditi bassi al tempo del Covid-19. Cioè: le contee più individualistiche (con più esperienza di frontiera) hanno fatto meno social distancing e hanno adottato meno misure redistributive durante la pandemia. (Bian, Li, Xu, & Futz, Individualism During Crisis).

3. Vaccino e politica. Secondo l’autore di questo studio, le persone sono più disposte a vaccinarsi quando il presidente in carica è del loro partito. (O, almeno, si dichiarano più disposte a vaccinarsi—il paper misura dichiarazioni, non effettive vaccinazioni).

4. Quanto costa il Covid-19. Cutler e Summers fanno i conti sui costi della pandemia. $7.600 miliardi di PIL perso, $4.400 miliardi per le morti premature, $2.600 miliardi per le complicanze a lungo termine dei sopravvissuti, $1.600 miliardi per gli effetti sulla salute mentale. Totale: $16 mila miliardi. [JAMA]

 

Faccende mediche

5. Evidenza scientifica. Galeno, il medico più influente dal secondo secolo d.C. fino al Rinascimento, spiegava così l’efficacia di una certa pozione:

Tutti quelli che bevono questa medicina guariscono in breve tempo, fatta eccezione per quelli che non ne beneficiano, i quali muoiono tutti. È dunque ovvio che il trattamento fallisce solo nei casi incurabili.

[Druin Burch, Taking the Medicine, p. 37]

6. La cura è peggio del male? Secondo Jacob Stegenga, filosofo della scienza che difende il cosiddetto nichilismo medico, molte cure mediche sono pressoché inutili, se non dannose, e dovremmo adottare un approccio molto meno interventista in campo terapeutico.

I suoi argomenti sono essenzialmente di due tipi. Il primo è che le “pallottole magiche”, cioè le cure che colpiscono efficacemente le cause della malattia senza fare grossi danni collaterali, sono molto rare. La maggior parte dei farmaci che abbiamo sono molto meno efficaci e hanno molti più effetti collaterali delle “pallottole magiche”. La biologia umana è complessa ed è molto molto difficile inventare trattamenti veramente efficaci. Ma tendiamo invece a pensare alle cure mediche come a delle pallottole magiche, quando la stragrande maggioranza non lo sono.

Il secondo è che le prove che abbiamo sull’efficacia dei trattamenti medici sono molto più deboli di quello che tendiamo a credere. Stegenga discute casi di meta-analisi in conflitto l’una con l’altra pubblicate sullo stesso numero di una rivista scientifica, bias di studi apparentemente correlati alle fonti di finanziamento dei ricercatori, e altri problemi noti sulla validità esterna o i difetti metodologici di studi sperimentali. Due citazioni abbastanza impressionanti riassumono il punto: Allen Francis, eminente psichiatra e capo del team che elaborò il DSM-IV, dice “Sono passati molti anni da quando mi sono fidato di qualcosa che ho letto in una rivista medica o psichiatrica”. E Marcia Angell, ex editor del prestigioso New England Journal of Medicine, dice “Semplicemente non è più possibile credere a molta della ricerca clinica che viene pubblicata”.

[Jacob Stegenga, Medical Nihilism]

7. La cura era peggio del male. Trovati citati in Medical Nihilism:

Una donna… aveva molto sofferto da parte di parecchi medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun giovamento, anzi piuttosto peggiorando [Vangelo di Marco, 5:25-26]

Getta ai cani la tua arte medica; non ne voglio sapere [Macbeth V.3]

La medicina, come attualmente praticata, contiene ben poche cose di grande utilità [Cartesio, Discorso sul metodo, Parte VI]

Se l’intera materia medica, come usata adesso, venisse gettata sul fondo del mare, sarebbe solo un bene per l’umanità—e una disgrazia per i pesci [Oliver Wendell Holmes, Senior, Discorso alla Massachusetts Medical Society, 1860]

Il medico gli somministrò una terapia, gli praticò un salasso, e gli diede delle medicine da bere, e ciononostante egli guarì (Tolstoy, Guerra e Pace, Parte XI]

8. Il vaccino è molto meglio del male. Il valore di un vaccino contro il Covid-19 è gigantesco, non solo per chi lo crea ma ancor di più per tutti gli altri.

It’s not surprising that when Moderna reports good vaccine results, Moderna does well. It’s more surprising that Boeing and GE not only do well they increase in value far more than Moderna. On May 18, for example, when Moderna announced very preliminary positive results on its vaccine it’s market capitalization rose by $5b. But GE’s market capitalization rose by $6.82 billion and Boeing increased in value by $8.73 billion.

A cure for COVID-19 would be worth trillions to the world but only billions to the creator. The stock market is illustrating the massive externalities created by innovation. Nordhaus estimated that only 2.2% of the value of innovation was captured by innovators. For vaccine manufacturers it’s probably closer to .2%.

[Alex Tabarrok, Every Stock is a Vaccine Stock]

Cose artistiche

9. Satira sociale. I più grandi scrittori di satira sociale, scrive Adam O’Fallon Price, sono quelli più combattuti riguardo all’oggetto della satira. Dickens, per esempio, è un grande scrittore comico, ma come autore di satira sociale è così così, proprio perché non ha nessun affetto (comprensibilmente) per Ebenezer Scrooge o per i bassifondi della Londra industriale dell’epoca. Edith Wharton, invece, è una grande autrice satirica proprio perché ha un profondo attaccamento alla New York ipocrita, provinciale e bigotta che disseziona nei suoi romanzi.

10. Libri abbandonati. Una cosa che mi succede ormai da anni è che abbandono quasi tutti i libri che comincio a leggere. Un mio amico non se ne capacita. Credo che la ragione del suo sbigottimento sia che lui è un uomo saldamente e fieramente analogico. Io invece sono malato della malattia del mio tempo, la distrazione. Ogni mese sfoglio centinaia di libri, paper, storie, articoli, commenti, editoriali, post, ma raramente finisco una cosa dalla prima all’ultima riga. Troppe distrazioni, troppe cose da assaggiare. Ha senso star seduti e saziarsi facendo piatto pulito di due o tre pietanze quando si ha davanti a un banchetto di centinaia di cose prelibate?

Di recente, ho quasi fatto un’eccezione per A Little Life, il romanzone di Hanya Yanagihara tanto lodato alla sua uscita qualche anno fa. Credo di essere arrivato più o meno a metà delle sue 700 e passa pagine, lette in gran fretta e con gran soddisfazione. Ma stavolta non è la distrazione che ha prevalso, ma una reazione di autodifesa contro l’assurdo sadismo dell’autrice contro il suo protagonista e contro il lettore. Qui c’è una recensione entusiasta. Qui c’è una stroncatura.

11. Consumi. Sottovalutati: The Plot Against America; Annihilation; Curb Your Enthusiasm (è di fatto un classico, certo, ma quante volte la sentite citare come una delle migliori serie tv del secolo?); Catch Me If You Can (film: i più sottovalutati film di Spielberg sono Always e L’impero del sole; ma questo è comunque un filino sottovalutato, visto dovrebbe essere considerato al pari di E.T. e Incontri Ravvicinati, e migliore di Schindler’s List). Piuttosto sopravvalutati: La La Land (ancora più sopravvalutato di quanto lo fosse al tempo); Hamilton; Normal People (la serie, che comunque è bellina). The Queen’s Gambit è un divertente fumetto di supereroi, che stufa un poco verso la fine.

Spotify:  In the Airplane Over the Sea, Glassworks, The Complete Louis Armstrong – Duke Ellington Sessions, La partita di pallone, Mahler: Symphony No. 5 (Barenboim), You’re the One.  

 

Roberto Tallarita

Studia cose tra diritto e economia, ma ha sempre il cruccio della filosofia. Ha vissuto in Sicilia, a Roma, a New York, a Milano; e ora a Cambridge, Massachusetts. Gli piacciono i libri, i paesaggi americani, e le discussioni sui massimi sistemi. Scrive cose che nessuno gli ha richiesto sin dalla più tenera età. Twitter: @r_tallarita