Indice delle cose notevoli #3
Indice delle cose notevoli #3
Una lista periodica delle cose degne di nota che di recente ho visto, letto, ascoltato, imparato o ritrovato. Questa è la lista di marzo. Qui c’è la lista di gennaio e qui quella di febbraio.
Pratiche e virtù buone per l’epidemia
1. Coraggio. Che cos’è di preciso il coraggio? Socrate lo chiede a Laches. Laches risponde dicendo che coraggio significa restare al proprio posto durante la battaglia. (Che è un po’ l’istinto che tanti libertari hanno sentito dentro di sé nelle prime settimane dell’epidemia). Ma Socrate fa quello che sa fare meglio e mostra a Laches che la sua definizione di coraggio è piena di problemi: e i soldati che si ritirano strategicamente per poi contrattaccare non sono anche loro coraggiosi? e chi non è in guerra non può essere coraggioso?
Allora Laches ammette che la sua prima definizione non era un granché e ne prova un’altra più ampia. Dice: coraggio vuol dire perseveranza. Forse i più diligenti tra quelli isolati in casa approverebbero questa definizione. E Socrate di nuovo fa la sua cosa socratica e mostra a Laches che tanta gente persevera in cose sbagliate o addirittura stupide. Sono coraggiosi anche loro? E Laches dice ok, va bene, quello non è coraggio.
Allora s’inserisce un terzo personaggio, Nicias, che dice che il coraggio deve per forza avere a che fare col capire come stanno le cose. Il coraggio è una forma di conoscenza, dice Nicias: conoscenza di che cosa è minaccioso e che cosa non lo è. Il coraggio, direbbe forse Nicias nel 2020, non può prescindere da curve, grafici, modelli epidemiologici e macroeconomici.
Ma Socrate non è ancora convinto. Se il coraggio è sapere che cosa è bene e che cosa è male, dice Socrate, allora qualsiasi virtù è coraggio mentre il coraggio dovrebbe essere una cosa specifica. Definizione troppo ampia! Alla fine, i tre non riescono a capire che cos’è il coraggio, si arrendono e il dialogo finisce. [Platone, Laches]
2. Lungimiranza. Thomas McAndrew, della University of Massachusetts Amherst, chiede ogni settimana a vari esperti le loro previsioni sull’epidemia. Il 16 e 17 marzo, McAndrew ha chiesto a 18 esperti di prevedere quanti casi confermati di Covid-19 secondo loro ci sarebbero stati negli Stati Uniti domenica 29 marzo. Il “consenso” che emerge è una stima di casi tra i 10.000 e i 75.000; la stima più probabile di casi confermati è tra 10.000 e 20.000. Alla sera di domenica 29 marzo, mentre scrivo, i casi confermati in USA sono più di 139.000.
3. Laboriosità. Quanti e quali lavori possono essere svolti da casa? Secondo i calcoli degli economisti Jonathan Dingel e Brent Neiman, nel migliore dei casi il 34% dei lavori può essere svolto decentemente da casa e questi lavori pesano per il 44% degli stipendi pagati negli Stati Uniti.
C’è da tener presente, però, che la produttività da casa è probabilmente minore che in ufficio. E che mentre nelle grandi città molti lavori possono essere fatti da casa, in provincia e nelle aree meno dense la percentuale di lavori che possono essere fatti da casa è molto bassa, con le evidenti conseguenze in termini di stipendi perduti. [Jonathan Dingel & Brent Neiman, How Many Jobs Can be Done at Home? (2020)]
4. Speranza. Negli anni 1950, la poliomielite era una delle malattie più temute. Solo nel 1952, negli Stati Uniti vennero infettati 60.000 bambini; 3.000 morirono e diverse migliaia rimasero paralizzati. La fine dell’estate veniva chiamata la stagione della polio: per evitare il contagio, le piscine pubbliche chiudevano e agli spettatori nei cinema veniva chiesto di sedersi a distanza l’uno dall’altro. Poi il 12 aprile 1955, il mondo apprese che Jonas Edward Salk aveva inventato un vaccino contro la polio.
Le persone osservarono momenti di silenzio, fecero suonare campane e clacson, fecero fischiare le fabbriche e sparare i cannoni a salve, tennero i semafori accessi sul rosso per brevi periodi di tributo, si presero il resto della giornata libera, chiusero le scuole, si riunirono in assemblea, brindarono, abbracciarono i bambini, andarono in chiesa, sorrisero agli sconosciuti, perdonarono i nemici
[Richard Carter, Breakthrough: The Saga of Jonas Salk (1966), p. 1]
5. Ginnastica svedese. Le prime lettere che Ernesto Rossi scrive dalla prigione, dopo essere stato arrestato nel 1930, sono per la madre. Rossi la rassicura dicendole di star bene, mangiare a sufficienza e fare esercizio fisico. Le scrive, più volte, che fa quotidianamente “ginnastica svedese”. Si tratta di un metodo per tenersi in forma inventato nell’Ottocento da un tale Pehr Henrick Ling ed evidentemente di moda in quegli anni. Rossi sarebbe rimasto in prigione per tredici anni: nove in carcere, quattro al confino a Ventotene. [Ernesto Rossi, Elogio della galera: Lettere 1930-1943 (1968)]
6. Compagnia, fisica o virtuale. Robin Wright sul New Yorker:
But science shows us that anxiety and isolation exact a physical toll on the brain’s circuitry. They increase the vulnerability to disease—by triggering higher blood pressure and heart rates, stress hormones and inflammation—among people who might otherwise not get sick. Prolonged loneliness can even increase mortality rates. In 2015, Julianne Holt-Lunstad, a neuroscientist and psychologist at Brigham Young University, published an analysis of seventy studies, involving 3.4 million people, examining the impact of social isolation, loneliness, and living alone. The results were notable in light of today’s pandemic. The review found that loneliness increased the rate of early death by twenty-six per cent; social isolation led to an increased rate of mortality of twenty-nine per cent, and living alone by thirty-two per cent—no matter the subject’s age, gender, location, or culture.
7. Prudenza. Che cosa spiega la giravolta del governo britannico sul coronavirus? Come mai ha prima annunciato una strategia molto particolare ed estrema (lasciare che il virus infetti la gente per costruire l’immunità di gregge) e poi ha invece fatto come tutti gli altri paesi, imponendo l’isolamento sociale? Un medico su Reddit offre una spiegazione plausibile: Le autorità sanitarie UK avevano sviluppato negli ultimi anni un sofisticato modello per decidere la strategia migliore in caso di pandemia, ma il modello non considerava una variabile: il collasso degli ospedali per la carenza di ventilatori.
The response plan would allow slow spread through a population and a number of deaths that would be deemed acceptable in relation to low economic impact. Timing of population measures such as social distancing would be taken, not early, but at a times deemed to have maximal psychological impact. Measures would be taken that could protect the most vulnerable, and most of the people who got the virus would hopefully survive. Herd immunity would beneficially emerge at the end of this, and restrictions could relax. This was a ground-breaking approach compared to suppressing epidemics. It was an approach that could revolutionise the way we handled epidemics. Complex modelling is a new science, and this was cutting edge.
But a model is only ever as good as the assumptions you build it upon. The UK plan was based on models with an assumption that any new pandemic would be like an old one, like flu. And it also carried a huge flaw – there was no accounting for the highly significant variables of ventilators and critical care beds that are key to maintaining higher survival numbers
Questioni filosofiche virali
8. Vita. Per strano che possa sembrare, la definizione scientifica di che cosa sia “vita” è sfuggente. Inizialmente, alla fine dell’Ottocento, si pensava che i virus fossero una forma di vita, seppur molto semplice. Quando nel 1935 Wendell Stanley e i suoi colleghi cristallizzarono il primo virus—il virus del mosaico del tabacco—pensarono invece che i virus fossero una cosa strana, non delle cose vive ma una specie di pacchetti biochimici.
Ma la verità è che una definizione chiara di che cosa sia “vita” non c’è. Le cose vive hanno un’esistenza segnata da una “nascita” e una “morte” e hanno la capacità di replicarsi. I virus fanno queste cose. In genere, però, le cose vive hanno una certa autonomia, riescono cioè a svolgere le attività metaboliche che gli consentono di produrre le molecole e l’energia necessarie per sostenersi. I virus invece dipendono interamente dall’organismo che li ospita: non sono autonomi. [Luis P. Villareal, Are Viruses Alive?, Scientific American (2004)]
9. Prezzo della vita. Guido Calabresi, illustre giurista (italo)americano, proponeva ai suoi studenti questo esperimento mentale: Immaginate che l’automobile non sia stata ancora inventata e un genio malefico vi proponga tutti i vantaggi e le comodità dell’automobile se in cambio siete disposti a sacrificare la vita di 50.000 persone l’anno (cioè il numero delle vittime di incidenti d’auto a quel tempo negli Stati Uniti). Voi accettereste?
10. Prezzo della vita/2. Il servizio sanitario nazionale britannico ha una regola per cui tendenzialmente (ci sono delle eccezioni) un farmaco o un trattamento medico non viene approvato se costa più di 30.000 sterline per ogni anno di vita che fa guadagnare, tenendo conto anche della qualità della vita: quality-adjusted life year o QALY. Se un farmaco costa £50.000 e prolunga la vita in media di sei mesi, significa che costa £100.000 per QALY. E quindi non vale, in molti casi, il beneficio che produce. Negli Stati Uniti, l’Institute for Clinical and Economic Review ritiene invece che il valore corretto di un QALY sia tra i $100,000 e i $150,000.
11. L’isolamento dalla società. Henry David Thoreau si ritirò a vivere per due anni in riva a un laghetto, il Walden Pond, a venti minuti di macchina da dove scrivo. Abbandonò la vita civilizzata e andò a stare in una baracca lontano da tutto e da tutti. Thoreau credeva che vediamo troppa gente e troppo spesso, e che un po’ di isolamento è fortemente consigliabile.
Ci incontriamo a intervalli molto brevi, senza aver avuto il tempo di acquisire alcun nuovo valore per l’altro. Ci vediamo tre volte al giorno per mangiare e ci offriamo reciprocamente un altro assaggio di quel vecchio formaggio ammuffito che siamo. Abbiamo dovuto accettare un certo insieme di regole, chiamato etichetta e cortesia, per rendere tollerabili questi incontri così frequenti e per evitare di arrivare alla guerra aperta. Ci incontriamo all’ufficio postale, nelle occasioni mondane, e ogni sera accanto al camino; viviamo intensamente e ci imbattiamo sempre l’uno nell’altro, intralciandoci, e penso che in questo modo perdiamo un po’ di rispetto reciproco. Senza dubbio una minor frequenza sarebbe sufficiente per tutte le comunicazioni importanti e sentite.
[Henry David Thoreau, Walden (1854)]
Milano
12. Piccola ode milanese. Ho scritto di Milano, del suo cosmopolitismo stoico e spiccio, e della speranza che resista a chi approfitterà di questo disastro per imporci le sue piccole patrie e le sue piccole tribù.
13. Stoicismo spiccio. Zenone cominciò affermando l’esistenza del mondo reale. “Che vuoi dire con reale?”, chiese lo Scettico. “Voglio dire solido e materiale. Voglio dire che questo tavolo è materia solida”. “E Dio?” chiese lo Scettico “e l’anima? Sono materia solida?”. “Perfettamente solidi” disse Zenone … ”E la virtù o la giustizia—pure materia solida?” “Certamente” disse Zenone “assolutamente solide”. [Gilbert Murray, The Stoic Philosophy (1915), p. 25]
14. Delazione. Sulle denunce anonime, Beccaria scriveva nel 1764:
Evidenti, ma consagrati disordini, e in molte nazioni resi necessari per la debolezza della constituzione, sono le accuse segrete. Un tal costume rende gli uomini falsi e coperti. Chiunque può sospettare di vedere in altrui un delatore, vi vede un inimico. Gli uomini allora si avvezzano a mascherare i propri sentimenti, e, coll’uso di nascondergli altrui, arrivano finalmente a nascondergli a loro medesimi. Infelici gli uomini quando son giunti a questo segno.
[Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, § XV]
15. Ingegneri tendenziali. “I Caviggioni, per lo più, nascevano con il bernoccolo dell’ingegnere. Anche il nobile Gian Maria, benché i casi della vita lo avessero sospinto verso il cioccolatte, si vantava ingegnere. Ingegnere tendenziale, ingegnere onorario” [Carlo Emilio Gadda, I ritagli di tempo, ne L‘Adalgisa (1944)]
16. Applicata a un qualche cosa. Ancora Gadda:
Gli zii di Doralice avevano fama di persone di conto e certo assai là nella conoscenza de’ grandi problemi. Donna Carla, al momento giusto, non mancava di manifestare le proprie opinioni: ed erano quasi sempre d’importanza; cadevano dunque come verità o notizie ineluttabili sul deferente silenzio degli ascoltatori. A nessuno, ch’io ricordi, venne mai in mente di rifiatare. Lo zio era professore al politecnico, una illustrazione della scienza.
Della scienza applicata a un qualche cosa.
[Carlo Emilio Gadda, Claudio disimpara a vivere, ne L’Adalgisa (1944)]
17. Stralunato. In una lettera d’amore di Giuseppe Verdi alla contessa Emilia Morosini: “Lei crederà che io sia di buon umore; nò nò, sono arrabbiato, stralunato, con una faccia lunga due braccia, ho il diavolo addosso, né so il perché. Sara perché sono lontano da Milano. Oh Milano! Milano! …” [Giuseppe Verdi, Autobiografia dalle lettere (1981) p. 126]
18. Il valore dei baci. Mark Twain in viaggio a Milano:
Prendemmo una carrozza aperta e guidammo due miglia fuori Milano … Arrivammo a un vecchio edificio diroccato chiamato Palazzo Simonetti—un massiccio affare di pietra tagliata abitato da una famiglia di italiani in rovina. Una bella ragazza ci guidò a una finestra del secondo piano che s’affacciava su un cortile chiuso su tre lati da alti edifici. Mise la testa fuori dalla finestra e gridò. L’eco rispose più volte di quante noi ne potessimo contare. …
Il dottore, per scherzo, si offrì di baciare la ragazza, e rimase stupito quando lei gli disse che poteva farlo per un franco! Le più elementari regole della galanteria lo obbligavano a tener fede all’offerta, così pagò il franco e baciò la ragazza. Lei era filosofa. Disse che un franco era una cosa buona da avere e non le importava nulla di un misero bacio, perché gliene restavano un milione.
[Mark Twain, The Innocents Abroad (1869), capitolo XIX]