Difendersi dalla volatilità
Cos’è la volatilità e come difendersi da essa. Qualche ragionamento matematico (semplice) e una possibile ancora di salvezza.
In questi periodi turbolenti sui mercati si sente spesso parlare di volatilità. Ma di cosa si tratta concretamente?
I mercati finanziari (che alla fine sono l’insieme di tutti gli investitori, questo è sempre bene ricordarselo) reagiscono alle notizie positive o negative comprando o vendendo determinati asset, provocandone una variazione di prezzo. La volatilità è una misura di queste variazioni di prezzo: un asset che ha forti variazioni di prezzo avrà un’alta volatilità e viceversa.
La volatilità è spesso associata al rischio: un asset con alta volatilità è considerato più rischioso. Su questa associazione ci sarebbe da dibattere, perché il vero rischio per l’investitore è quello di perdere soldi, cioè vendere un asset dopo che il suo prezzo è sceso. Un asset finanziario il cui prezzo oscilla molto non rappresenta di per sé un rischio, se l’investitore ha a disposizione sufficiente tempo per aspettare una successiva risalita del prezzo.
Il vero rischio associato alla volatilità è a mio modo di vedere un altro e lo si può vedere con un semplicissimo esempio numerico. Immaginiamo che il prezzo di un asset salga del 50% e poi scenda del 50% (o viceversa, è la stessa cosa). Alla fine torniamo ad avere il capitale di partenza? No:
1.5*0.5=0.75
Queste due variazioni di prezzo, sebbene uguali (con media aritmetica uguale a zero in altre parole) portano ad avere una perdita finale del 25%! Addirittura, si possono perdere soldi anche per oscillazioni di prezzo con una media positiva, ad esempio +60%/-40%:
1.6*0.6=0.96
In questo caso la perdita sarebbe minima (-4%), ma guardando solo la media aritmetica dei rendimenti (+10%) è un risultato abbastanza sorprendente!
Gli esempi sopra hanno mostrato che la volatilità costituisce una sorta di “resistenza” che impedisce all’investitore di raggiungere il pieno potenziale del proprio investimento (la media aritmetica), accontentandosi di un rendimento più basso. Nel primo caso la volatilità ha infatti ridotto il rendimento da 0% a -25%, nel secondo da +10% a -4% (1).
Un modo più intuitivo di vedere la cosa è quello di immaginare un investimento come una strada di montagna in salita che collega due punti A e B. Una strada in costante e leggera salita (a volatilità zero) ci permetterà di consumare meno benzina che una strada con tante salite e discese (a volatilità elevata).
C’è un modo per difendersi dalla volatilità? Certo. Innanzitutto, bisogna convincersi che la media aritmetica dei rendimenti, sebbene sia di frequente il parametro di confronto per valutare la bontà di una strategia di investimento, è un riferimento teorico, praticamente irraggiungibile per un investitore. I rendimenti di un investimento, infatti, non si sommano tra loro, ma si moltiplicano come abbiamo visto nei due esempi.
Una volta che si è compreso questo concetto, è più facile dedurre che per ridurre gli effetti della volatilità un investitore deve fare in modo che per il suo investimento i rendimenti tendano a sommarsi anziché moltiplicarsi. Come? Per prima cosa bisogna diversificare, suddividendo il rischio su più assets. Poi, bisogna ribilanciare, evitando che il portafogli si concentri troppo in pochi asset vincenti, riducendo di fatto l’effetto della diversificazione. In altre parole, il ribilanciamento evita che gli effetti deleteri della volatilità si cumulino nel tempo.
Un semplice accorgimento ci può proteggere dalla volatilità. Non dimentichiamo di ribilanciare i nostri portafogli!
Riccardo Stucchi, 28 marzo 2022
(l’originale lo trovate qui)
Note:
(1) ad essere precisi, considerando una sequenza abbastanza lunga di oscillazioni, il rendimento più probabile nei due esempi sarebbe pari alla media geometrica dei rendimenti: (1.5*0.5)^0.5=0.87 nel primo caso e (1.6*0.6)^0.5=0.98 nel secondo caso.