Il coronavirus è solo un’influenza?
di Riccardo Stucchi
Disclaimer: ho riflettuto molto se pubblicare o meno questo post. Quando ci si approccia a un tema di cui non si è esperti si rischia di prendere delle cantonate. Il fatto è che tutti fanno delle semplificazioni per poter interpretare la complessità della realtà. Finché si rimane nel campo in cui si ha esperienza le semplificazioni che si fanno hanno una buona probabilità di essere corrette. Quando si sconfina in altri campi, le semplificazioni sono molto rischiose anche se di buon senso (la realtà è spesso controintuitiva) e le conclusioni che ne derivano molto spesso sono errate.
Sulla pandemia praticamente tutti hanno provato a dire la loro. Virologi che parlano di epidemiologia, medici che parlano di biologia, economisti che parlano un po’ di tutto. Pochi ci hanno azzeccato, pochissimi ci azzeccano in modo continuativo; la situazione non è tanto diversa dalla gestione attiva degli investimenti.
Mi sono però imbattuto in un grafico che a mio avviso merita di essere mostrato e commentato (Figura 1). La fonte è questa, dove si trovano tutti i dettagli su come è stata costruita.
Figura 1
La figura mostra con delle linee rosse la mortalità da COVID-19 in funzione dell’età. La mortalità è intesa come infection fatality rate (IFR), cioè è calcolata considerando a denominatore tutti i contagiati, anche quelli non rilevati dalle statistiche ufficiali, determinati con delle indagini di sieroprevalenza. Ogni linea rappresenta uno studio diverso e ne sono stati presi in considerazione 14 da tutto il mondo. Con delle linee blu è invece riportata la mortalità dell’influenza comune per diverse annate, dal 2014-2015 al 2019-2020, sempre in funzione dell’età.
La prima cosa che balza all’occhio è che l’infezione da coronavirus è nettamente più letale rispetto all’influenza comune a partire dai 30 anni di età (linee nere verticali). Ad esempio, a 40 anni l’infezione da coronavirus (6.6 decessi ogni 10000 infettati, IFR=0.066%) è circa 9 volte più letale dell’influenza (0.8 decessi ogni 10000 infettati, IFR=0.008%); a 70 anni l’infezione da coronavirus (190 decessi ogni 10000 infettati, IFR=1.9%) è circa 25 volte più letale dell’influenza (7.6 decessi ogni 10000 infettati, IFR=0.076%).
C’è però un altro aspetto molto importante che si può dedurre dalla figura e che contribuisce a rendere ancora più complessa la gestione di questa pandemia. Le linee rosse e quelle blu risultano essere grossomodo parallele tra loro, con una distanza di circa 28 anni l’una dall’altra (linee verdi, aggiunte da me, non le trovate nella figura originale). Che significa questo? Che contrarre il coronavirus equivale, in termini di mortalità, a contrarre un’influenza con una trentina d’anni in più. In altre parole, un quarantenne che contrae la COVID-19 ha circa le stesse probabilità di morire di un settantenne che contrae l’influenza. Si tratta quindi di un rischio che una persona potrebbe decidere di assumersi. Diversa è la questione per un sessantenne, che avrebbe le stesse probabilità di morire di un novantenne che contrae l’influenza.
È questo punto che, a mio avviso, rende questa pandemia così difficile da gestire e mantenere sotto controllo. Per una buona parte della popolazione il rischio individuale è basso, soprattutto se rapportato alle misure restrittive che vengono imposte per limitare la diffusione del virus. Tuttavia, il rischio a livello di società è invece altissimo e non sostenibile.
Semplificando, il coronavirus, se fatto circolare, rende tutti più vecchi di circa 30 anni. Nessuna società occidentale con età media elevata può permettersi una cosa del genere. Le società sono infatti organizzate, in termini di ospedali e personale medico, in modo da far fronte alle epidemie di influenza con una certa struttura demografica. È impensabile riuscire a riorganizzarsi in poco tempo per far fronte ad una malattia infettiva per cui la popolazione risulta essere invecchiata di 30 anni. Per fare un confronto, l’aspettativa di vita in Italia è cresciuta di “soli” 15 anni dal 1960 ad oggi.
In definitiva, chi descrive la COVID-19 come “una banale influenza stagionale” dimentica di completare la frase con “…contratta con 30 anni in più”. Cosa che fa cambiare totalmente il senso della frase.
(il post originale lo trovate qui)