Investimenti e liberatorie
Il sig. A è un ragazzo. Parliamo di ipoteca. Non mi sta illustrando bene le cose. Fa uno schemino. Chiedo se posso averlo o se ha del materiale che illustri quanto mi ha spiegato, ma mi dice che tanto riprenderemo il discorso al momento della richiesta ufficiale.
Intavolo il discorso “investimenti”. Il sig. A mi dice che raramente (ma è certamente possibile che accada) un cliente decide di fare da sé. E se succede bisogna che tale cliente, però, firmi una liberatoria.
Gli rispondo: bene, sono qui, posso firmare.
Si alza e sparisce. Quando ritorna è seguito da un altro signore, che prende subito una poltroncina, la alza sopra la sua testa, mi scavalca e va a sedersi fianco a fianco del sig. A. Si presenta come sig. B. Le loro spalle, al di là della scrivania, si toccano. Ci stanno appena. Il sig. B ripete il discorso già fatto dal sig. A.
Rispondo: bene, sono qui, posso firmare.
Le quattro spalle sussultano insieme.
In tre, nello sgabuzzino color ciliegia fa troppo caldo.
Il sig. B tuttavia si premura, nel mio esclusivo interesse, di illustrarmi i rischi delle scelte frettolose e mi avverte che gli advisor devono essere iscritti in certi registri. E poi quali titoli… Guarda il biglietto con i suggerimenti. È un po’ esitante… c’è dell’azionario… lo sa caro signore che questi titoli potrebbero avere delle oscillazioni!
Rispondo: lo so mi è stato spiegato.
Il sig. B e il sig. A si guardano. Ma proprio a lungo.
Allora il sig. B cambia versante: guardi che non è semplice: bisogna aprire tre conti. Tre. E mi apre davanti quattro dita. Il quarto è il mio conto personale. Gli altri due sono quelli destinati alle incursioni dell’advisor. Manca un dito. Ma fa così caldo…
Dice che c’è anche un’altra soluzione: un conto solo e alza un dito in aria (no, non quello), ma ogni volta che l’advisor decide di cambiare idea, poi a me tocca passar loro parola. Non è comodo.
Rispondo: la seconda soluzione va benissimo. Non staremo continuamente a cambiare idea, sugli investimenti. Sono fatti in una logica di lungo periodo.
Ancora un sussulto delle quattro spalle. Sincronico, ma piccolo. Si rassegnano, le quattro spalle, alla loro sorte di tranquille articolazioni da abito blu d’ordinanza.
Chissà perché, il sig. B mi accenna che il direttore della filiale, attualmente in ferie, rientrerà il due novembre. Si alza d’un tratto, supera con una certa fatica la scrivania, e mi lascia con una cortesissima frase sibillina: è stato un piacere… se fossero tutti come lei… e un sorriso.
La porta di apre, lui esce. Entra un po’ d’aria fresca.
Resto col sig. A, che non ha più aperto bocca dall’entrata in scena del sig. B. Mi dice che ogni cosa sarà fatta per bene. Di non preoccuparmi. Che riceverò tramite corriere il materiale da firmare. Non prima del due novembre. Ma tanto, settimana più, settimana meno, non cambia niente.