Paura dell’incertezza
Due lettori mi hanno mandato un bell’articolo dal Corriere che trovate nella sotto-rubrica del blog My Current Reads (o nella colonna a destra sulla home page).
Nell’articolo, Riccardo Viale riprende temi oggi considerati de rigueur nel campo della finanza e delle scienze economiche, ma verso la fine si lascia andare a delle affermazioni che a mio avviso presentano dei problemi.
Sul fatto che la psicologia sia alla base di un’enormità di fattori economici e finanziari non ci sono dubbi. È sorprendente come gli economisti se ne siano “accorti” così tardi, nonostante Keynes ne fece un argomento centrale nella sua General Theory (tutti ignorarono quelle osservazioni per gettarsi sulle dritte di politica fiscale). Bella anche la parte sulla differenza tra rischio e incertezza, quest’ultima giustamente indicata come responsabile per l’inutilità e il potenziale danno apportato dalle previsioni regolarmente elargite da esperti finanziari e spesso da chiunque si dedichi a comunicare fatti economici (come sapete su questo punto l’autore sfonda un portone aperto).
Da qui in poi le cose cambiano. Il primo segno è l’affermazione che l’incertezza oggi “pervade, in modo crescente, il mondo finanziario” [enfasi mia, N.d.R.]. Forse voleva dire che le conseguenze dell’incertezza oggi «pervadono, in modo crescente, il mondo finanziario». L’aleatorietà, che sta alla base dell’incertezza, è per definizione, come dire, aleatoria e basta; non credo ci siano realmente casi di bassa-media-alta incertezza. Fra l’altro la volatilità dei mercati non ha dimostrato un trend crescente negli anni; solo casi sporadici e violenti sempre imprevedibili (la tech bubble, Lehman, Brexit, etc.) che poi si sono normalizzati.
Continuando, la china si fa più ripida e arriviamo prevedibilmente all’ultimo paragrafo: «La fiducia è crollata con gli inganni della finanza innovativa e speculativa…»
Un po’ di cose vanno dette, mi dispiace:
1) La «finanza innovativa e speculativa» non è un ente a parte o una super gerarchia interstellare; siamo tutti noi.
2) Se ci rifiutiamo di accettare questo punto è inutile sperare nel progresso della nostra cultura finanziaria.
3) La spinta alla speculazione è innata negli esseri umani, nonostante intuiamo che l’incertezza regni assoluta; la speculazione dev’essere evitata.
4) La “finanza” diviene “innovativa” quando gli investitori chiedono o pretendono performance e rendimenti difficili se non impossibili da ottenere; caveat emptor, insomma.
5) Non è vero che la “finanza” nasconde la realtà, almeno come generalizzazione: ho assistito di persona a decine di presentazioni e discussioni con clienti sul soggetto dei mercati e del loro comportamento; il problema è che nessuno ci vuole credere e tutti chiedono previsioni; ti dicono «Ma tu sei con PincoPallo Bank, coma fai a non sapere cosa succederà?»; di nuovo, caveat emptor…
6) PS: Se la spiegazione al punto precedente convince l’interlocutore, costui passa spesso all’elaborazione di teorie complottistiche; damned if you do and damned if you don’t.
7) Gli esseri umani sono incoerenti nel distinguere o apprezzare la differenza tra rischio e incertezza: se la capiscono bene nell’esempio dell’urna, la capiscono meno quando parlano, per esempio, di divise e sono ben contenti di “giocarsele” regolarmente.
Bell’articolo comunque.