Evviva! I Nuovi Mille sono quasi duemila (e ci sono anche albanesi e argentini)
La prima camicia rossa l’ho consegnata personalmente a Giorgio Napolitano. Il presidente era venuto ad inaugurare Stazione Futuro, la mostra che racconta come saremo nel 2020. Era il 18 marzo e quel giorno idealmente partiva anche la ricerca dei “nuovi mille”: mille innovatori per rifare l’Italia, una iniziativa che avevo proposto con successo alle università che danno vita al Premio nazionale della innovazione attraverso delle gare denominate StartCup; e a Telecom Italia, che ha un suo percorso di scouting di talenti, Working Capital. In questi giorni chiude il termine per partecipare e i progetti iscritti sono circa 1800. Già questo basterebbe a testimoniare della vivacità che attraversa i giovani di questo paese mentre vengono dipinti come la generazione Neet, né studio né lavoro.
Ma il dato più sorprendente secondo me è un altro. La settimana scorsa eravamo a Palazzo Vecchio a Firenze per la tappa del tour dell’innovazione che già si è fermato a Palermo e Napoli e che sarà a Trieste e Milano prima della finale di Torino il 20 novembre dove i finalisti si giocheranno premi per due milioni e mezzo di euro. Bene, a Firenze c’erano in palio due borse di studio da 30 mila euro. Hanno vinto due progetti notevoli, uno per allungare la durata della batteria dei nostri telefonini e un altro per fare un test salvavita facile ed economico ai neonati misurando il livello di bilirubina. Che c’è di strano? Il primo è firmato da una ragazza albanese, Julinda Stefa , 29 anni da Tirana, ricercatrice alla Sapienza di Roma, una grinta spaventosa; il secondo da un ragazzo argentino, Carlos Coda Zabetta , 28 anni, dottorando a Trieste. Insomma, i nuovi mille sono quasi duemila e in mezzo ci sono tanti immigrati. E’ la nuova Italia.
articolo scritto per Vanity Fair, World Wired Web