L’inutile decreto carceri
Il Consiglio dei ministri, dopo diversi rinvii, ha approvato il decreto carceri (qui il testo).
Decreto che, almeno in teoria, si pone due obbiettivi assai ambiziosi quanto necessari. Ovvero: contrastare “con urgenza” il sovraffollamento nelle carceri e dare anche una risposta alla Corte Europea di Strasburgo, che ci ha dato un anno di tempo per rimediare all’illegalità presente nelle nostre galere.
Decreto che però non raggiunge in concreto nessuno degli obiettivi che si è posto. E anzi, dinanzi alla criminale realtà delle vecchie carceri d’Italia, dove vivono ammassate più di 66 mila persone a fronte di circa 40 mila posti e dove si continua a morire, il Governo ha emanato delle norme che al massimo otterranno il risultato, non di contrastare, ma di mantenere la situazione com’è ora.
Le novità principali sono due. Diminuire le entrate in carcere, modificando il meccanismo della liberazione anticipata e prevedendo che l’esecuzione della pena possa essere sospesa anche per il recidivo in attesa della decisione sulla detenzione domiciliare del magistrato di sorveglianza.
E, allo stesso tempo, aumentare le uscite dalle carceri, consentendo anche ai recidivi l’accesso alla detenzione domiciliare ed ad atri benefici. Accesso fino ad ora negato dalla cosiddetta legge ex Cirielli. Norme condivisibili, ma non certo sufficienti a contrastare il sovraffollamento nelle carceri né tantomeno a dare una risposta seria alla Corte di Strasburgo. Un risultato assai scarso che è ammesso dallo stesso Ministro della Giustizia, quando afferma che si tratta di un provvedimento “tampone” e che «saranno dai 3 ai 4 mila i detenuti che beneficeranno di tali disposizioni». Tradotto: una goccia nel mare.
Attenzione. Non si tratta di norme scellerate o dannose, come in passato è già accaduto. Si tratta di un intervento normativo che sarebbe utile per razionalizzare un sistema carcerario fisiologico. Intervento che però si rileva inutile per fronteggiare una situazione patologica, come quella attuale.
A questo punto qualcuno, giustamente, si domanderà: ma allora perché hanno approvato questo decreto?
La risposta è poco gratificante. Da Alfano, alla Severino fino alla Cancellieri, la priorità è sempre la stessa. Non ci si preoccupa del sistema nella sua interezza (processo e pena), ma ci si limita a piccoli interventi “tampone”. Interventi assai limitati che sono inutili per il sistema, ma che sono utili al governo di turno. Un governo preoccupato solo di evitare che si superi la soglia dei 65 mila detenuti.
Soglia entro la quale il sovraffollamento nelle carceri genera sempre tortura e maltrattamenti, ma che assicura maggiore tranquillità a chi siede su comode e strapagate poltrone. Si mira a mantenere la situazione così com’è, con l’obiettivo di dare un contentino ai detenuti e poter passare un’estate tranquilla. Ripeto: sono leggi per il governo e non per il sistema carceri. La vergogna continua.