Gianni Florido, uno dei tanti detenuti in attesa di giudizio
È noto l’eccessivo ricorso alla misura cautelare in carcere, la galera prima del processo. Sono circa 14 mila le persone detenute che oggi attendono un primo giudizio. Meno evidenti, meno raccontate, sono le singole vicende giudiziarie che compongono queste statistiche. Meno raccontate sono le persone dietro i numeri. Persone le cui vicende processuali rendono ancor più evidente, per non dire drammatica, la patologia procedurale.
Una di queste vicende è quella che ha coinvolto Gianni Florido, ormai ex Presidente della provincia di Taranto. Una vicenda, una misura cautelare in carcere, facile da sintetizzare perché durata solo 8 giorni. Ecco i fatti.
Il 27 aprile 2013 i Pm di Taranto chiedono al gip l’applicazione della misura cautelare in carcere per il Presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido.
Secondo i Pm, Florido, che è indagato dal 1 dicembre del 2012, deve essere sottoposto a misura cautelare in carcere perché su di lui ci sono gravi indizi in merito al reato di concussione.
E infatti, secondo l’accusa, Gianni Florido avrebbe commesso diverse condotte concussive per aver costretto alcuni dirigenti della Provincia di Taranto ad avere un atteggiamento di generale favore nei confronti dell’Ilva e a rilasciare autorizzazioni per una discarica.
È bene precisare che dall’indagine non è emerso che Gianni Florido abbia percepito denaro per tale condotta. Neanche un euro gli viene trovato per tali presunte concussioni.
Il 14 maggio, il Gip di Taranto Patrizia Todisco accoglie la richiesta dei Pm ed emette un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di Florido. Un documento lungo ben 102 pagine.
Nella lunghissima ordinanza, il Gip Todisco non ha dubbi: Gianni Florido deve essere per forza sottoposto alla misura cautelare più severa: il carcere.
Una scelta imposta dalle esigenze cautelari.
Per il Gip le accuse sono gravi e la pericolosità di Gianni Florido, la spregiudicatezza con cui ha commesso dei reati e la sua notevole capacità a inquinare le prove non consentono di applicare una misura cautelare diversa da quella carceraria.
Il 15 maggio, all’alba, Gianni Florido viene portato nel carcere di Taranto.
L’arresto del Presidente della provincia di Taranto conquista subito giornali e televisioni. La notizia è sparata a gran voce. La gogna mediatica si è messa in moto. Lo sputtanamento è totale e parla chiaro: Gianni Florido, pur essendo indagato, pur essendo presunto non colpevole è già condannato dai mass media, prima che dal giudice.
Un arresto e una gogna mediatica che produce subito un effetto rilevante: il 16 maggio, Gianni Florido, con una lettera scritta dal carcere, si dimette da Presidente della provincia di Taranto.
Il 17 maggio Gianni Florido viene interrogato dal Gip e nega ogni addebito.
Il 18 maggio i difensori presentano un’istanza per la concessione degli arresti domiciliari. I Pm danno parere favorevole e il Gip, in data 22 maggio, consente che Florido esca dal carcere per essere ristretto nella sua abitazione.
Morale: otto giorni di misura cautelare in carcere senza senso. Otto giorni di misura cautelare in carcere che, stranamente, sono bastati per far scomparire d’un tratto quelle esigenze cautelari che, secondo il Gip, erano così gravi da imporre che Florido fosse detenuto in carcere e non agli arresti domiciliari. Domando: cosa è cambiato dopo solo otto giorni? Come mai esigenze cautelari così importanti da tutelare, tipiche di un pericoloso criminale, sono svanite nel nulla ed in così poco tempo?
Difficile, davvero difficile capirlo. Come difficile è orientarsi in un processo penale che ha smarrito qualsiasi ragionevolezza e qualsiasi capacità di dare una risposta di giustizia.
Resta un punto. Oltre a Florido, sappiamo che sono 14 mila i detenuti in attesa di un primo giudizio. Ma, al di là del dato numerico, non sappiamo molto di più. Manca una questione essenziale: tra loro, quanti sono i cittadini senza nome e senza fama calpestati da una giustizia insensata?
La verità è che vicende giudiziarie come quella che ha riguardato Gianni Florido, suscitano una preoccupazione che va ben oltre le cifre e le statistiche sulla misura cautelare in carcere. È la preoccupazione relativa alle persone e non ai numeri.
Già, le persone.