La colpa di Sallusti
Oggi la V sezione penale della Cassazione deciderà sulla vicenda processuale di Alessandro Sallusti. Vicenda che è stata ben spiegata sul Post da Filippo Facci. Una storiaccia che colpisce soprattutto per due insensatezze. Decidere di non sospendere la pena all’ex direttore di Libero, per il reato di diffamazione, appare una decisione priva di buon senso. Allo stesso tempo, è privo di buon senso non procedere a una depenalizzazione di tale reato. Depenalizzazione che tra gli studiosi si invoca da anni e non a caso.
Ci si chiede: che senso ha occupare l’ingolfato processo penale, impegnare risorse economiche e umane, affrontare tre gradi di giudizio, solo per accertare dopo anni e anni il reato di diffamazione? Nessuno. E ancora. Che senso ha utilizzare la complicata macchina del giudizio penale per poi arrivare a una condanna che prevede solo un’ammenda o al massimo una pena detentiva che quasi sempre (tranne che per Sallusti) viene sospesa?
Da punto di vista sistematico prevedere ancora oggi il reato di diffamazione non ha alcun senso, mentre ha senso, e neanche poco, per parecchi avvocati. Però diffamare qualcuno, cittadino comune o non, è condotta assai grave che deve essere sanzionata. Più sensato allora sarebbe trasformare la diffamazione da illecito penale a illecito amministrativo, attribuire a un’autorità garante il compito di accertare il fatto antigiuridico e, nel caso, di sanzionare l’editore con una multa proporzionata alle copie vendute. Sanzione che ovviamente dovrà essere esecutiva anche se non definitiva.
Ma, direte, in tutto questo che c’entra Sallusti? C’entra eccome. Al di là della decisione assunta dalla Suprema Corte, Sallusti, come tanti altri giornalisti autorevoli, è colpevole di aver fatto poco o nulla per informare i cittadini sui mali che affiggono la giustizia penale. Sallusti è colpevole perché, pur potendolo fare, non ha dedicato o promosso un’informazione costante e sistematica su problematiche relative al processo penale o al diritto penale.
Un’informazione mancata che invece avrebbe contribuito a stimolare un dibattito politico serio e concreto sulle riforme di cui necessita sia il diritto processuale che quello sostanziale. No. Nulla è stato fatto, se non in modo sporadico e occasionale. E oggi, come spesso capita, ci si indigna solo perché il problema, la mala giustizia, ti tocca da vicino. Domando: Sallusti si accorge che, come tantissimi cittadini comuni, è vittima di una Giustizia che produce ingiustizia?
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