Il generale condannato che arresta i presunti anarchici
12 luglio del 2010. Il Tribunale di Milano condanna il generale Giampaolo Ganzer, attuale comandante del Ros, a 14 anni di reclusione e a 65 mila euro di multa. I reati sono gravissimi: traffico di stupefacenti, falso e peculato. Ganzer è stato inoltre interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.
13 giugno 2012. I Ros, sempre guidati dall’inamovibile generale Ganzer, arrestano dieci persone ritenute appartenenti a diversi gruppi anarchici. Ma non solo. Il generale Ganzer, felice del risultato, partecipa anche a un’affollata conferenza stampa organizzata nella sede del Comando dei Carabinieri di Perugia.
Tutto normale? No. Non sembra proprio. Non è normale che un generale, che ricopre un incarico così importante nei Carabinieri, rimanga al suo posto nonostante fosse stato indagato, rinviato a giudizio e poi addirittura condannato a 14 anni di carcere per reati gravissimi. Né è normale che resti al suo posto nonostante sia stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. No. Non è normale. E non è da Paese civile.
È evidente infatti che il generale Ganzer, proprio per l’importanza dell’incarico che ricopre, avrebbe dovuto sospendersi già al momento del rinvio a giudizio, figuriamoci dopo la condanna a 14 anni. Come è evidente che le Istituzioni avrebbero dovuto fare il necessario per determinare tale sospensione, cosa che non è stata fatta. Certo, il generale Ganzer è stato condannato solo in primo grado e quell’affermazione di responsabilità non è ancora definitiva. A settembre ci sarà l’appello e, come per tutti i cittadini, si dovrà essere lieti se alla fine del processo il capo dei Ros verrà riconosciuto innocente.
Ma il punto ora non è questo. Il punto è: il rispetto del ruolo che si ricopre e, soprattutto, la credibilità che si deve avere per restare capo dei Ros. Domando: quale credibilità mostra di avere uno Stato che consente a un importante generale, condannato a 14 anni, di continuare a restare al suo posto e di proseguire negli arresti? Poca o nessuna. Una mancanza di credibilità che genera l’ennesimo ossimoro istituzionale: un generale condannato che arresta degli indagati. Stride non poco, vero? Ancora più stridente è poi vedere il Generale condannato mentre illustra i particolari degli arresti in una conferenza stampa. Tradotto: nonostante la condanna, si è deciso di lasciarlo al suo posto, senza nemmeno avere l’accortezza di evitare inopportune apparizioni. Lo stridio si fa ora insopportabile. Quanto poi alla Giustizia, un consiglio per l’uso: stendere un velo pietoso su un processo penale, incapace di dare un valore concreto alle proprie condanne. Un processo che assomiglia sempre di più a una messa cantata (poveracci esclusi).