Berlusconi e Monti sulle carceri hanno le stesse idee
Sul fronte dell’emergenza carceraria il governo Monti si sta comportando come il governo Berlusconi, non c’è alcuna differenza. Il politico e il tecnico sono uguali. E forse è un indizio su cui riflettere.
Infatti Monti, come già fatto da Berlusconi, si è prima imbarcato nell’inutile provvedimento “svuota carceri”, che non ha svuotato proprio nulla dato che sono usciti in detenzione domiciliare solo 3 mila persone detenute. Poi, dopo un primo apparente ripensamento, Monti ha rilanciato anche il costosissimo piano carceri. Lo scrive un articolo pubblicato sull’Espresso in cui si dà conto di quanto affermato dal neo commissario per l’edilizia penitenziaria, Angelo Sinesio, dinanzi alla Commissione giustizia della Camera. L’idea, assai poco fantasiosa e tecnica, è la stessa: costruire nuove carceri, ma con meno soldi. Non più 600 milioni di euro, ma circa 440.
Un’idea limitata e costosa che sembra non considerare le tante carceri e i tanti padiglioni già oggi realizzati e nuovi di zecca, ma lasciati deserti per mancanza di personale. Un’idea limitata e costosa che tra l’altro non risolve il sovraffollamento (rimarrebbero sempre 10 mila detenuti in più) e che non garantisce, come è noto, tempi certi per la sua realizzazione. Un’idea che serve e rende felice solo i costruttori, chiamati ancora una volta a dividersi una bella torta, quella dei soldi pubblici.
Ora sia chiaro: è evidente che la maggior parte delle carceri italiane debba essere dismessa o ristrutturata, ma è altrettanto vero che non è il questo modo per affrontare l’emergenza carceraria. Serve infatti una intelligente legge di indulto, seguita da una seria depenalizzazione (e non quella ridicola proposta dal ministro Severino). Come serve una radicale riforma sia del sistema delle pene che del processo penale, lento, farraginoso e incapace di dare una adeguata risposta di giustizia. Concetti magari difficili da spiegare a un politico, ma che dovrebbero essere assai congeniali ad un tecnico, o presunto tale. Eppure i fatti ci dicono il contrario. È andato via Berlusconi, è arrivato Monti, ma sul fronte dell’emergenza carceraria i metodi sono rimasti gli stessi. Poca fantasia o troppi interessi?
Infine una annotazione. Il 23 dicembre del 2011, il governo Monti nomina il vice questore di Catania, Angelo Sinesio commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. Incarico che prima era svolto dal direttore del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta. Tradotto: Berlusconi ci aveva messo un magistrato e Monti un poliziotto. Due scelte inopportune, data la formazione professionale dei due commissari scelti. Altra strana analogia, altro indizio. Come mai neanche un governo di tecnici ha pensato che quell’incarico dovesse essere dato a un manager, o a chi sa gestire appalti e costruzioni tanto specifiche? Forse è stato scelto il dottor Sinesio perché è anche capo della segreteria tecnica del ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri? Ma, difficile capirlo. Nel mentre l’emergenza carceraria resta fuori controllo e non si fermano ovviamente i suicidi tra i detenuti. L’ultimo? un ragazzo di 28 anni che si è impiccato oggi, 10 maggio, nel carcere di Ancona. (Un carcere che potrebbe ospitare solo 178 detenuti, ma che oggi detiene più di 440 persone). Nell’indifferenza del governo, sale così a 21 il numero delle persone detenute che si sono suicidate nei primi 5 mesi del 2012, per un totale di 61 decessi. Ovvero più di 12 morti al mese, di cui 4 causate da suicidio.