Nitto Palma e la politica dell’apparenza
È noto ormai che il neo Ministro della Giustizia, Nitto Palma, ha annullato le sue vacanze di agosto. Vacanze che avrebbero condotto il neo Guardasigilli forse in Polinesia, o in altra amena e lontana località tropicale. Meno nota è però la motivazione della sofferta scelta operata dall’eroico Guardasigilli: “le polemiche scaturite dal programma di vacanze che il Ministro aveva programmato”. Una motivazione che la dice tutta sul modo in cui Nitto Palma
percepisca il suo nuovo ruolo. Un ruolo importante le cui implicazioni sembravano sfuggire a Nitto Palma già qualche giorno fa quando, difendendo le ragioni del suo viaggio tropicale, ha affermato: «Non sono il ministro dell’Economia né dell’Interno. Non capisco perché sia tanto indispensabile che io rimanga qui».
E infatti non lo capisce, tanto che Nitto Palma non rinuncia alle vacanze perché ha compreso l’urgenza di essere presente in un momento di emergenza umanitaria nelle carceri, emergenza evidenziata anche dal Presidente della Repubblica. No. Nitto Palma rinuncia al viaggio tropicale per le polemiche che ne sono scaturite. Le polemiche appunto e non il dovere che implica quel ruolo istituzionale. È la politica dell’apparenza. Conta ciò che appare e non ciò è giusto fare: i contenuti, i valori, l’interesse per il bene comune. Tutto questo è ignorato. Conta l’apparenza, le polemiche. Non oltre 67mila persone ammassate nelle celle infuocate delle carceri italiane. No. Le polemiche. Non un degrado penitenziario che tramuta la detenzione in trattamento disumano e degradante e, quindi, integra il reato di maltrattamenti. No. Le polemiche. Non le persone che in quelle celle continuano a morire per la negazione del diritto alla salute o semplicemente perché indotte a rinunciare a vivere.
No, evidentemente tutto questo non è abbastanza per Nitto Palma. Evidentemente questa situazione emergenziale non è tanto importante per il neo Guardasigilli da rinunciare alle sue vacanze ai tropici. Le polemiche invece si. Quelle, e solo quelle, sono importanti.
Una politica dell’apparenza che ora, forse grazie al suggerimento di qualcuno, cerca di rimediare alla brutta figura fatta. Dopo aver rinunciato alle vacanze, il Ministro della Giustizia ha detto che a ferragosto visiterà il seicentesco carcere Regina Coeli di Roma. Visita che ricorda molto il tentativo maldestro di mettere una toppa sul buco. Mala tempora currunt.