Cirio e quelle assoluzioni di cui nessuno parla
Emma Benedetti, Riccardo Bianchini Riccardi, Ernesto Chiacchierini, Tommaso Farini, Alfredo Gaetani, Paolo Micolini, Mauro Luis Pontes Pinto, Vittorio Romano Mondelli di Sassinoro, Grazia Scartaccini, Lucio Velo, Flora Pizzichemi, Francesco Matrone, Francesco Sommaruga, Angelo Fanti, Remo Martinelli, Giampiero Fiorani, Giovanni Benevento, Ambrogio Sfondrini e la società Dianthus s.p.a. (già Deloitte & Touche s.p.a.)
È questo un elenco di nomi che non vi dice nulla, perché nesssun giornale ne ha parlato. Ma è l’elenco delle persone e società che sono state assolte il 4 luglio dalla Prima sezione del Tribunale di Roma, all’esito del processo di primo grado sul cosiddetto crac della Cirio. Diciannove persone assolte su un totale di 35 imputati. Tre le prescrizioni e solo 13 le condanne.
Diciannove assoluzioni di cui nessun giornale parla. Non interessa evidentemente ai “giornalisti” dare notizia di diciannove persone che sono state sotto accusa dal 2003. Diciannove persone che per otto anni hanno subìto una lunga indagine, una lunga udienza preliminare e hanno dovuto affrontare un processo da innocenti. Diciannove persone che hanno sborsato soldi per difendersi e che hanno subito un danno morale e psicologico dal processo. Danno che nessuno risarcirà mai. Vittime del processo che “non fanno notizia”. Come spesso capita infatti emerge il condannato e quasi mai la notizia dell’assoluzione. Perché?
E ancora. Oltre al problema relativo alla qualità dell’informazione, c’è quello sul lavoro dei Pm. Se infatti si confronta il numero degli imputati con il numero dei condannati, ci si accorge che si tratta di un numero rilevante di assoluzioni. Assoluzioni che, nell’indifferenza dei mass media, è emblematico del modo in cui la Procura di Roma ha mal gestito l’esercizio dell’azione penale. Un numero di assoluzioni che svela un errore di valutazione da parte dei Pm. La legge impone di chiedere il giudizio solo se c’è una valutazione di alta probabilità di condanna. Valutazione che in questo caso è stata errata.
Si è infatti partiti da 35 imputati, di cui solo 13 sono stati condannati. Un errore dei Pm che è stato anche controproducente per giungere in tempi ragionevoli ad una sentenza. Più corretto sarebbe stato limitare l’imputazione solo a quelle poche persone di cui si aveva la probabilità di giungere ad una sentenza di condanna. L’indagine sarebbe durata assai meno, si sarebbero spesi meno soldi e la risposta di giustizia avrebbe potuto riguardare, come è fisiologico, solo i veri responsabili. Ed invece no. Trentacinque imputati, tre prescrizioni, tredici colpevoli e diciannove assolti. Forse, oltre al danno per ingiusta detenzione, si dovrebbe prevedere anche il risarcimento del danno per ingiusto processo.