Una domenica di morte nelle carceri italiane
Domenica, 15 maggio. Una domenica di morte nelle patrie galere. Una domenica durante la quale, tra custodi e custoditi, tra agenti e detenuti, si sono registrati ben 3 decessi, di cui 2 per suicidio. Un dato che sembra poco interessare al ministro Alfano, che continua a ripetere: “Abbiamo seminato bene. Il sistema penitenziario funziona”. Frasi che parlano di una realtà non esistente nelle patrie galere. Frasi che fanno sorgere dei seri dubbi, non solo sul grado si percezione della realtà del Guardasiglilli, ma anche sul luogo in cui vive e lavora. Parlerà dell’Italia? Non sembra.
I fatti.
Torino, domenica 15 maggio. Vincenzo Lemmo, di 48 anni, s’impicca nella sua cella del carcere Le Vallette di Torino. Lemmo si è impiccato intorno alle 11 e per uccidersi ha usato una cintura attaccata alle sbarre della cella.
Viterbo, domenica 15 maggio. Un assistente capo della polizia penitenziaria si uccide con la pistola di ordinanza.
Isola d’Elba, domenica 15 maggio. Una persona detenuta di 51 anni, italiana, viene trovata priva di vita nella notte nella sua cella, del carcere di Porto Azzurro, all’isola d’Elba (Livorno). Secondo una prima ipotesi del medico legale, il detenuto sarebbe morto a causa di un malore.
Salgono così a 63 il numero delle persone detenute morte nel 2011, di cui 24 per suicidio. Mentre sono 3 i poliziotti penitenziari suicidi nel 2011 e ben 19 in meno di 5 anni.
La domanda.
Caro ministro Alfano: è questo il risultato del vostro seminare bene? Così deve funzionare il sistema penitenziario? Lasciando morire detenuti e agenti penitenziari? Francamente non credo. Anzi, credo che in un Paese minimamente civile basterebbe una sola di queste morti, di queste persone “suicidate”, per mettere seriamente in discussione il ruolo di un ministro. Ma è noto. Il nostro da tempo non è più un Paese civile, né uno Stato di diritto.