Il senso del blog
Sabato 28 giugno ci sono due appuntamenti sovrapposti che s’intersecano stranamente nel contenuto.
Cominciamo con il primo: domani, per chi legge oggi, passa da Milano la mostra itinerante di Alessandro Penso su migranti e richiedenti asilo, allestita in un TIR, destinazione Bruxelles, sarà in Piazza Santo Stefano dalle ore 10.30. Se il nostro eroe non avesse usato il solito anglotitolo da docufilm, “The european dream” Road to Bruxelles, sarebbe andata meglio. Ma è così: i fotografi hanno sempre bisogno di guardare al cinema e di fare un po’ di letteratura alla buona. Qui potete seguire le tappe del progetto.
Ne parlo in questo blog perché l’iniziativa, organizzata con il festival Cortona On the Move, in programma dal prossimo 17 luglio al 24 settembre nel paese toscano (informazioni e programma si trovano qui) è degna di nota e si pone come un esperimento per rendere la fotografia fruibile in maniera diversa.
Mi piace l’idea della mostra itinerante e mi piace ancora di più in tempi in cui l’unica ambizione dei fotografi è di stare al chiuso tra le mura di un museo o di una galleria. Dunque sono contenta che la fotografia torni in strada tra la gente con un tema così doloroso e iconograficamente tanto stereotipato.
Per me è l’occasione di presentare Alessandro Penso, un fotografo che mi piace e che sto guardando da lontano crescere e migliorare.
Quest’anno per lui è una buona annata: ha vinto il World Press Photo nella categoria General News ed è finalista al Magnum Foundation Emergency Found. Insomma il palco della fotografia lo accoglie e premia il suo lavorare sodo e non cercare facile e veloce successo.
Penso è un ragazzo bello e scuro con tratti arabeggianti, schivo ed educato. Qualche anno fa si è messo in fila durante il Festival Visa Pour l’Image di Perpignan per farmi vedere il suo portfolio. Arrivato il suo turno, ero esausta e stremata e, dopo averlo visto attendere in piedi per un bel pezzo, l’ho liquidato senza pietà. Non sapevo chi fosse e neppure che fosse italiano. Voleva e vuole essere consigliato e giudicato per il suo lavoro. Un approccio sano e onesto. Non sgomita, non chiede e non cerca familiarità.
Mi sono fatta perdonare: ho trovato l’occasione di chiacchierarci a lungo e poi nel tempo di guardare il suo lavoro che persegue la ricerca di un moderno fotogiornalismo. A volte incerto e incline all’emulazione – chi non lo è? – si è concentrato in questi ultimi tre anni sul tema dei rifugiati. Ha maturato esperienza, si vede dalle fotografie che realizza: più mature e meno emulative, più coerenti e poetiche abbandonano piano piano (consiglio di accelerare) vezzi digitali e colorifici domestici.
Il lavoro con cui si è fatto notare al WPP, Refugees in Bulgaria, lo potete vedere sul suo sito.
Le foto del camion e dell’allestimento della mostra
Quali ragioni ci sono per scrivere un blog? Me lo chiedo perché domani dovrò dirlo, temo. Dalle 10 alle 12:30 alla Triennale di Milano si terrà una tavola rotonda a cura dell’Afip, su Blog e Fotografia. Ne parlerò con Settimio Benedusi, Toni Thorimbert e Efrem Raimondi, fotografi che hanno un blog e non blogger di professione.
Io mi chiedo sempre il senso di questo o di tutti gli altri blog che perlustro ogni notte. Mi sembra un continuo blablabla in cui troppo spesso si guarda – e si racconta – l’intensa vita del proprio ombelico. Fotografato o non. Per introdurre il tema, credo che i blog debbano avere un contenuto informativo, didattico, divulgativo. Possono aggiungere conoscenza e creare condivisione. Strumento potenzialmente fantastico di stimoli e contenuti di cui nutrirsi senza barriere, fino ai confini del mondo cablato. Banalmente è solo questione di contenuto: sulla pergamena, sulla carta, sui pixel.
Vi racconto una pillola di Alessandro Penso, vi propongo un appuntamento con la sua mostra itinerante sui migranti: due buone ragioni per cui penso che oggi valga la pena scrivere questo blog.