Camera con vista
Sarà a Torino. La vedremo tra un anno e speriamo davvero ci dia la vista sul panorama della fotografia italiana tra contemporaneità e storia: è questa infatti la missione del nuovo progetto, Camera – Centro Italiano per la Fotografia, concepita un anno fa e presentata ieri, con la promessa che tra un anno avremo esposizioni, didattica e conservazione.
Dunque la fotografia torna a Torino. Se è vero che esiste un ciclo segreto della vita delle cose, questo ritorno – a distanza di molti anni dall’esperienza tristemente conclusa della Fondazione Italiana per la Fotografia – restituisce al capoluogo piemontese (e non solo) una nuova possibilità.
Non sappiamo ancora cosa conserverà e neppure cosa esporrà, ma sappiamo che ci sarà: ce lo hanno detto in un’affollatissima conferenza stampa nella magnifica sede scelta, in via delle Rosine 18, Lorenza Bravetta, direttrice di Magnum Photos Europa, Emanuele Chieli, presidente del Comitato promotore, Alex Majoli, fotografo di Magnum, Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, e il sindaco della città, Piero Fassino.
Per molti di noi è un sogno: un polo che accentri le energie della fotografia, che sposi il patrimonio storico degli autori italiani con i linguaggi contemporanei, un progetto che mescoli internazionalismo e presenze sul territorio.
Le risorse, per fare bene, non mancano: Eni e Intesa San paolo sono una certezza, la partnership con Leica Camera Italia e il comune di Torino anche. La platea che applaudiva soprattutto. Non mancava nessuno: dal direttore della Stampa, Mario Calabresi, ai curatori, ai fotografi, ai critici e ai giornalisti.
Tutti, seduti e in piedi, ad applaudire l’evento che riporta in Italia la speranza della concretezza del fare. Fassino, lo ha detto chiaramente: «Qui si fa e lo si fa velocemente». Noi ci vogliamo credere.
Per ora posso solo dire che la struttura è bella. Una vecchia scuola settecentesca che ha vissuto molte vite e che, come mi dice l’architetto Benedetto Camerana, incaricato del restauro per trasformarlo nello spazio di Camera: «C’è poco da fare,la struttura funzione così com’è. Apriremo dei varchi per far comunicare le stanze e rendere più fruibile un percorso espositivo, ma la struttura ha una sua anima e una sua storia».
Posso aggiungere davvero poco perché ancora mancano i nomi e i dettagli: la parte conservativa, per me estremamente interessante, non è ancora definita. Meglio non farsi la bocca con fondi pubblici e privati, donazioni e scoperte che potrebbero o non potrebbero arrivare a Torino: il patrimonio fotografico italiano è vastissimo ma quanto mai frammentato. Camera sarà in grado di diventare il centro di raccolta di centinaia di tesori nascosti? Ce lo auguriamo ovviamente.
Così pure la didattica: spezzettata e delocalizzata in decine di scuole e workshop mangiasoldi, saprà essere punto di riferimento per una formazione seria e rigorosa di cui si sente davvero la necessità?
Non ho elementi per dire oggi se potrà esserlo: non è ancora operativo un corpo docente e neppure un comitato scientifico per progetti di acquisizione e espositivi ma certo l’iniziativa lascia ben sperare. Il posto è giusto.
Francois Hebel, storico direttore di Magnum e da più di un decennio direttore dei Rencontres d’Arles, è il presentatore della conferenza: lui, francesissimo ma con un forte legame con l’Italia, è emozionato e contento. Lo dice chiaro e tondo: «Questo Paese ha straordinarie risorse che sono sempre state frammentate. Ora si possono mettere insieme». Il suo italiano è incantevole e ammalia la platea. È bello avere proprio lui che decanta le potenzialità della fotografia italiana. Noi le conosciamo, ma è bello sentirselo dire.
Dietro (e davanti) a questa operazione c’è la tenacia e la caparbietà di Lorenza Bravetta, giovane, esile e minuta con gli occhi da cerbiatto. Questa donna con l’aspetto da eterna ragazzina ha messo insieme una macchina da guerra che ci regala un’ora di orgoglio e ci stuzzica la voglia di fare. Torinese vera, trapiantata a Parigi da quasi vent’anni, una lunga pratica dentro Magnum e poi la direzione della stessa agenzia per l’Europa le garantiscono una competenza conquistata con il lavoro, soprattutto nell’ambito del corporate e della comunicazione. Ora i frutti di questa lunga e profonda esperienza diventata patrimonio, li riporta a casa. Un bel ritorno.
È una promessa. Voglio credere che diventerà una certezza. Appuntamento tra un anno a Torino per vedere, scoprire e studiare.