Mare Mediterraneo – Sigonella, 7-12 ottobre 1985 – Seconda parte

di Stefano Nazzi
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Il 7 ottobre 1985, verso le 12:30, una nave da crociera italiana, la Achille Lauro, venne dirottata da quattro terroristi palestinesi armati mentre navigava al largo delle coste egiziane. A bordo in quel momento c’erano 344 membri dell’equipaggio e 210 passeggeri mentre 544 persone erano sbarcate al Cairo e sarebbero tornate a bordo in serata, a Port Said. I passeggeri erano di molte nazionalità.
I terroristi dichiararono di essere membri del Fronte di Liberazione della Palestina, movimento palestinese dissidente in contrasto con la leadership di Yasser Arafat. Iniziarono così giorni di trattative, minacce da parte dei terroristi, pressioni statunitensi per un intervento armato.
Durante il sequestro venne assassinato un passeggero americano di 69 anni, disabile a causa di un ictus di qualche anno prima. Si chiamava Leon Klinghoffer.
La notizia che a bordo era stato commesso un omicidio venne data da un radioamatore libanese che intercettò una comunicazione tra i terroristi sulla nave e i mediatori palestinesi incaricati da Yasser Arafat, presidente dell’Olp (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina), di trovare una soluzione diplomatica. Il comandante della nave, interpellato dalle autorità italiane, negò che a bordo fosse accaduto qualcosa di grave.
I quattro terroristi liberarono la nave a Port Said, in Egitto, dopo che l’Italia accettò di fornire loro un salvacondotto.
Iniziò a quel punto un’altra fase della vicenda. L’aereo egiziano con a bordo i quattro terroristi, partito in direzione di Tunisi, venne dirottato da caccia americani e fatto atterrare nella base dell’aeronautica militare italiana di Sigonella, in Sicilia. Gli Stati Uniti volevano prendere in custodia i dirottatori ma anche uno dei mediatori, Abu Abbas, considerato da loro l’ideatore del dirottamento e il capo del gruppo.
Militari americani della Delta Force e italiani si fronteggiarono armati, la tensione tra Stati Uniti e Italia fu altissima. Per la prima volta, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Usa e Italia si trovarono su fronti opposti. A essere dirottata era stata una nave italiana e i reati erano stati commessi su suolo italiano: gli americani non avevano quindi nessuna giurisdizione.
Alla fine i militari americani della Delta Force lasciarono la pista dell’aeroporto, i quattro terroristi vennero arrestati dalla polizia giudiziaria italiana mentre un aereo con a bordo Abu Abbas, ripartito da Sigonella, fu oggetto di un altro tentativo di intercettamento da parte di velivoli militari americani.
Abu Abbas trovò infine rifugio in Jugoslavia.
La crisi di Sigonella ebbe conseguenze politiche e diplomatiche importanti. Il governo italiano presieduto da Bettino Craxi fu accusato di doppiezza dalla stampa americana e da molti membri dell’amministrazione di Washington che imputarono agli italiani la responsabilità di aver fatto fuggire un terrorista, ispiratore dell’omicidio di un cittadino americano. In Italia le reazioni furono invece opposte. Bettino Craxi visse un periodo di grande popolarità, indicato dalla maggioranza della stampa e dell’opinione pubblica come colui che non si era piegato alla prepotenza degli Stati Uniti.

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