Cosa succede ora?
L’avevo scritto all’inizio della campagna elettorale che saremmo andati benissimo. Ora lo ripeto e faccio i complimenti a chi ha guidato, perché è giusto così. La forza elettorale di Renzi, che avevo già provato sulla mia ‘pelle’ a dicembre, si è confermata, esplodendo in un risultato che non si aspettava nessuno, nemmeno lui.
È un risultato che sposta il Pd verso il centro e verso destra, in linea con l’esito delle primarie. Conferma le larghe intese e in qualche modo le sussume: il Pd è il partito delle larghe intese, nei fatti. Ormai strutturalmente. Prende tutti i voti di Sc e in parte anche dei moderati della destra, ne perde e ne recupera da astensione e M5s. Conserva il proprio patrimonio a sinistra, anche se con qualche disagio (inevitabile, per tutto quello che già conoscete). Come sapete, fossi stato in Renzi sarei andato a votare per le politiche, che avrebbero sicuramente consegnato al Paese una classe dirigente rinnovata, anche per via della crisi conclamata della destra e della non esaustività (anche in termini di credibilità) del grillismo. Come scrivevo tempo fa, avremmo probabilmente vinto con qualsiasi sistema elettorale: tutti mi prendevano per matto. E invece.
Tutto bene, quindi? Dipende da cosa succederà ora. Perché non abbiamo ancora una legge elettorale, perché le riforme sono appese al giudizio di Berlusconi. Perché Alfano è andato male. Perché è un quadro talmente destrutturato rispetto al quale nessuno può dire esattamente che cosa succederà. I riflettori sono puntati anche sul M5s, perché la linea del vinciamonoi, a tutti i costi, non ha funzionato. E ha riproposto le contraddizioni di sempre. Ieri il premier ha fatto capire che ci possono essere maggioranze variabili. Fosse vero, si movimenterebbe parecchio un dibattito molto ingessato, finora, e sarei il primo a gioirne.
Per quanto mi riguarda, mi sono massacrato, nella campagna elettorale più difficile, di confine, sotto il tiro incrociato di tutti quanti, maggioranza interna, sinistra più radicale, grillini a nastro dappertutto. Il risultato è stato difficile ma ottimo, in termini di rappresentanza: non avevamo nessun candidato supportato dal partito, non avevamo nessun capolista, non avevamo dato indicazioni a livello nazionale, ma solo “dal basso”, a livello locale. Il fatto che quattro persone libere, di sinistra quanto basta, legate ai diritti, all’ambiente, al lavoro e a un modello di sviluppo diverso siano all’Europarlamento, mi ha ricompensato di tante amarezze (anche se è difficile che io mi amareggi). Seguiremo insieme le conseguenze di questo voto, ragionando sul da farsi, come sempre. Bene così, andiamo avanti.