Il contrario di quanto mi auguravo
Lo avevo scritto qualche ora prima: la legge elettorale Italicum aveva un vizio d’origine, che avevo illustrato nella prima direzione nazionale del Pd di gennaio. Due ballotaggi in due Camere espongono al rischio di un pasticcio totale, se le forze che arrivassero al secondo turno non dovessero essere le stesse alla Camera e al Senato.
Ora, la soluzione trovata al pasticcio è un super-pasticcio: si vota la legge elettorale solo per la Camera, in attesa che il Senato venga abolito, oppure trasformato in una Camera di non eletti, ma di nominati e di eletti di secondo livello.
Sono intervenuto al gruppo del Pd, ricordando la mia contrarietà all’impianto della legge (soglie di sbarramento e del premio, questione di genere, legame tra elettori ed eletti) e spiegando che la soppressione dell’articolo 2, che riguarda il sistema elettorale del Senato, oltre a contravvenire al mandato espresso della Direzione nazionale (lo trovate qui sotto), porta a una serie di conseguenze molto gravi.
Per prima cosa, è un usteron-proteron: cioè, si fa prima la legge elettorale della modifica costituzionale ad essa (con questa decisione) necessariamente collegata. Ciò che dovrebbe venire dopo, arriva prima, insomma.
In secondo luogo, la scelta espone a un rischio notevole l’esecutivo, perché di fatto anche dopo l’approvazione della legge elettorale, pretesa a gran voce da Renzi prima di diventare premier di un governo che promette di rimanere in carica fino al 2018, non si potrà andare a votare: nel senso che se si andasse a votare prima della riforma del Senato, ci troveremmo con due sistemi elettorali molto diversi tra loro. Il governo quindi deve rimanere in carica fino alla riforma del Senato. Vi potete immaginare i ricatti a raffica, per un governo che si mette da solo in una condizione di debolezza.
Terzo, l’impianto della legge così emendata, non supera il sistema uscito dalla Consulta (che rimane in vigore per il Senato) e non fa tesoro delle indicazioni della Consulta, perché non garantisce né la rappresentatività, né la governabilità.
Quarto, la legge da approvare subito in realtà si rinvia da sola all’anno prossimo, perché la riforma costituzionale del Senato ha tempi ovviamente lunghi. Quindi, una legge che si fa subito, ma che sarà pronta all’uso molto dopo.
Quinto e ultimo, ma non certo per ultimo, ancora non si capisce perché mediare sulle cose sbagliate che chiede Alfano, e non su quelle giuste che pure Ncd aveva proposto, e perché ostinarsi a chiedere il permesso a Berlusconi e al suo tecnico Verdini prima di procedere.
Mi sono chiesto se il Presidente della Repubblica non ha alcuna obiezione da muovere e se è pronto a firmare una legge del genere. Ne sarei sinceramente sorpreso.
P.S.: con mio sommo dispiacere, il gruppo ha chiesto di ritirare gli emendamenti che avevo presentato, perché estranei all’accordo Renzi-Verdini-Berlusconi. Avrebbero di molto migliorato il testo, ma così è stato deciso dalla maggioranza, che si assume tutta la responsabilità del pasticcium e del super-pasticcium, senza accettare alcuna modifica sostanziale, nemmeno quelle che riguardano la rappresentanza di genere, la scelta degli elettori, la soglia ‘umana’ per tutti coloro che si presentano, la possibilità di premiare solo chi arriva al 40% (e non al 37, che sembra una soglia da termometro). Qui di seguito il loro elenco:
Prima firma Civati:
1. Unica soglia di sbarramento 4% (per liste coalizzate e non e per portare voti alla coalizione);
2. Elezioni primarie obbligatorie;
3. Premio al primo turno del 15% solo per chi arriva al 40%.
Altri sottoscritti Civati:
1. Soglia premio primo turno al 38% (anziché al 37%)
2. Soglia sbarramento coalizzate al 4% (anziché al 5%)
3. Soglia coalizioni al 10% (anziché al 12%);
4. Soglia sbarramento al 5% necessaria anche per portare voti alla coalizione;
5. Rappresentanza di genere paritaria;
6. Elezioni primarie regolate per legge;
7. Ineleggibilità per conflitti d’interessi del concessionario;
8. Incompatibilità per conflitti d’interessi;
9. Possibilità apparentamento al secondo turno.