Una decisione da prendere
Come si cercava di spiegare qui, la situazione è parecchio ingarbugliata. Né pentére e volere insieme puossi, come diceva un fiorentino di qualche anno fa. Ovvero, non si può volere che il governo faccia (all’insegna del fare, non del durare), indicare la data del voto nel 2015 e anche oltre, proporre un sacco di belle cose che siamo quasi sicuri che il governo faticherebbe a fare, rilanciare le riforme costituzionali, confidare nel patto di governo (che avremmo dovuto fare ad aprile dello scorso anno, ma tanto è andato tutto benissimo…) e però negare di volere ministri amici nel governo e però attaccare quelli che ci sono e dirsi delusi dal loro operato e però prendersela con gli alleati che bloccano tutto.
Il gioco così è parecchio scoperto e questa mattina anche i giornali sembrano accorgersene.
Sarebbe meglio scegliere una via, una volta per tutte, come si proponeva fino a un mese fa: o scegliere la strada del 2015, concordare con gli alleati quello che realisticamente si può fare, rafforzare la compagine di governo con ministri che rappresentano il nuovo corso; oppure fare la legge elettorale la più rappresentativa possibile e tornare a votare, così ci sarà un governo politico pronto a «fare». Mi dispiace che l’equivoco non si sia chiarito durante le primarie: sarebbe stato più corretto, sotto il profilo della partecipazione democratica. E ovviamente continuo a credere che la seconda scelta sarebbe la migliore e forse l’unica concreta (visto che parliamo di concretezza).
Così le cose non vanno a posto, piuttosto precipitano e non è detto che sia la soluzione più sensata: se salta per aria il governo, dalla sera alla mattina, significa che non si riesce a cambiare la legge, oppure si deve fare un altro governo per farla. E così torniamo ad aprile (quando Berlusconi c’era eccome) e a ottobre (quando Berlusconi iniziò a fare le valigie e a disfare le larghe intese), quando abbiamo preso una strada diversa, e purtroppo mi ritrovai parecchio solo nel denunciarne la fragilità.
E non vorrei che Alfano e Berlusconi non stiano pensando di rimettere insieme i Rolling Stones, di riunire cioè la banda e di fare un calcolo elettoralistico bello e buono. Così sarebbe la fine di questa stagione sarebbe ancora peggiore del suo inenarrabile avvio, che oggi tutti fingono di dimenticare.