La questione della fiducia
Grillo la fiducia la mette su di sé, negandola al governo possibile. Come scrive Stefano, si tratta di un gesto clamoroso nella nuova e nella vecchissima politica di queste ore. Un gesto clamoroso, ma comprensibile, soprattutto se tra i tuoi elettori e militanti molti non la pensano così.
Non ci fosse dissenso, non ci sarebbe motivo di porre la fiducia, no?
Non ci fossero dubbi in questo senso, Grillo lancerebbe il primo dei sondaggi online da forza parlamentare, per chiedere che cosa vogliono gli elettori, se un’alleanza o, nuovamente, il voto.
Ragionandoci su, Grillo ha ragione: il M5S ha preso i voti contro i partiti, soprattutto. E da questo deriva il suo successo e la sua trasversalità. Se si alleasse con i partiti che ha avversato, si perderebbe il motivo fondamentale del voto al M5S di due settimane fa. Ed emergerebbero le altre questioni politiche, sulle quali il M5S, com’è ovvio che sia, non ha una posizione univoca. Il collante fondamentale, al di là di tutto, è l’anti-partitismo.
C’è però un ‘ma’ grande come Montecitorio e Palazzo Madama messi insieme: perché quei voti, soprattutto nel caso dei militanti e degli attivisti più antichi del M5S (che, grazie alle primarie blindate, Grillo ha portato in Parlamento), erano voti per cambiare le cose. E così, senza fare un governo, le cose non si cambiano. E non è così immediato che Grillo non solo non arrivi al 100% del non-partito che diventato non-Stato, ma nemmeno al 50%. E che non abbia, per dirla tutta, la maggioranza per fare da solo nemmeno la prossima volta.
Da ultimo, l’argomento per cui non ci si può alleare con i partiti vale anche per la proposta rovesciata: ovvero che il governo lo faccia Grillo. Perché poi qualcuno degli odiati partiti – mi dispiace, ma è così – lo dovrebbe votare. E dovremmo ricominciare daccapo, in un dibattito talmente circolare da non offrire alcuna via d’uscita.
Nei prossimi giorni, si celebrerà il confronto vero e proprio, partendo dalle consultazioni del Capo dello Stato.
Da una parte, insomma, c’è la purezza del movimento e delle sue ragioni elettorali. Dall’altra, ci sono i suoi obiettivi (perché il M5S non è antipolitico e non è solo protesta, come ci sentiamo ripetere da tempo). In mezzo, ci sono gli eletti del M5S e le loro opinioni.