La parola giusta è familismo
In attesa di vedere le misure del governo a favore dei giovani, dopo le numerose esternazioni dei suoi membri, volevo dire che ci sono alcune cose che si possono fare, senza tirare in ballo bamboccioni, litaliapeggiore, sfigati, fissati e mammoni e altre categorie dello spirito che hanno veramente stufato.
Perché il problema è culturale e politico. È un problema di sistema, e c’è un termine che riguarda tutti e che si chiama familismo. In cui ci sono le responsabilità dei figli, ma soprattutto ci sono le responsabilità dei genitori, della politica e della società.
Se si vuole rompere lo schema, dando nuove etichette, consiglierei:
– neonati: perché ci vuole la reintroduzione della tassa di successione (chissà perché nessuno ne parla);
– ammortizzati: perché il problema principale che distingue l’Italia dagli altri Paesi europei non è la presenza di lavoratori flessibili, ma la totale mancanza di sussidi e di garanzie, che devono essere certe soprattutto se il lavoro è incerto, come ripetiamo da secoli;
– unici: perché ci sono troppe forme contrattuali (46) e si deve razionalizzare il mercato del lavoro;
– mobili: perché bisogna abbassare le tasse a chi lavora e introdurre una nuova forma di tassazione degli immobili (intesi in senso lato);
– affittati: perché ci sono troppe case sfitte, e metterle sul mercato non sarebbe una cattiva idea;
– abilitati: perché ci vuole la riforma degli ordini professionali e il praticante deve essere tutelato una qualche modo e deve poter essere abilitato in un tempo breve e certo.
E potrei proseguire. Se vi va di approfondire, un anno fa, in tempi non sospetti, è uscito un piccolo libro, Il manifesto del partito dei giovani, in cui si analizzavano proposte e soluzioni, e si faceva anche un po’ di analisi dei termini adottati dalla politica italiana per parlare dei giovani. E delle giovani, che ci sarebbe da dire parecchio, in proposito.