Il PD “non è pronto”?
Aiutatemi a capire:
1. Fini non se n’è andato. B l’ha mandato via.
2. A occhio e croce B ha ancora i numeri per governare ed è per questo che si è liberato dello scomodo Fini (da quando è meno fascista, non gli piace più).
3. Anche ammesso che il punto 2 non sia vero, se B ha fatto quello che ha fatto al punto 1 vuole andare a votare.
4. Se le cose stanno come si è detto al punto precedente, non ci sono comunque i numeri per costruire un governo B. Anzi, non ci sono i numeri per costituire un governo che B non voglia.
5. In ogni caso, quindi, perché il Pd sta chiedendo (!) le larghe intese (oggi, oltretutto)?
Non potrebbe, il Pd, fare una cosa molto semplice, che vi schematizzo qui di seguito:
1. Se non cade il governo, fare opposizione.
2. Se cade il governo, dare una festa di una settimana, tipo 25 aprile, al Parco di Monza (offro io), a due passi da Arcore.
3. Una volta che ci siamo ripresi dalla sbornia, andare da Napolitano, capire quali sono i numeri e quali le posizioni in campo, chiedere i motivi veri per fare un governo di transizione per approvare la nuova legge elettorale (sì, ciao) e pretendere le garanzie che non ci siano personaggi indigeribili nella nuova maggioranza.
4. A quel punto, aprire una grande consultazione all’interno del partito e capire insieme con gli elettori che cosa sia meglio fare.
5. In ogni caso, nel frattempo, chiedo in ginocchio che nessuno dica più ai giornali: «non siamo pronti». Trattasi della cosa più idiota da dire, in politica. Il passo successivo è: «lo teniamo su noi, tranquilli».
6. Infine, se si dovesse andare a votare con la stessa legge elettorale (che per altro nessuno ha inteso cambiare, in tutti questi quattro anni), si possono fare le primarie anche per scegliere i candidati, provincia per provincia, collegio per collegio, come qualcuno chiese già nel 2008 a un segretario che scelse metodi diversi. Senza ottenere risposta. O, meglio, ottenendola nel corso del tempo.