Cambiare mestiere
Facevo anche dei corsi, a Bologna, che si chiamavano Scuola elementare di scrittura emiliana e di letteratura russa, e un allievo di uno di questi corsi che si chiamava Luca una volta aveva detto che una persona impegnata, negli anni settanta del novecento, era uno che aveva un’idea politica, che a Bologna era prevalentemente di sinistra; oggi invece una persona impegnata, aveva detto Luca è uno che ha un sacco di cose da fare. E un mattino, a andare a correre, mi era venuto in mente che subito dopo la guerra, la parola impegnato aveva probabilmente a che fare col monte dei pegni, secondo me.
Che allora, a seguire il significato della parola impegnato, veniva forse anche un po’ fuori una minuscola storia dell’Emilia nel novecento: pochi soldi – marxismo leninismo – troppo lavoro.
Il duplex, per esempio: a quella scuola lì che facevo a Bologna mi sono accorto che che dei ragazzi che hanno trent’anni non sanno che cos’è il duplex che per me è stato una cosa che mi veniva da chiedermi «Ma in che mondo vivete?».
E ho avuto l’impressione che questa cosa di un cambiamento, cioè di parole che sono rimaste le stesse, ma che designano una cosa completamente diversa, come telefono, per esempio, che io, quando penso a un telefono, penso al telefono fisso, quello con una rotella trasparente con dei buchi per metterci dentro le dita, quello grigio, con la cornetta, ecco io, quando disegno un telefono, disegno quello, la Battaglia, quando disegna un telefono, disegna una cosa piatta, rettangolare, con i numeri dall’uno allo zero ordinati su tre colonne, una cosa touch screen, credo si dica, non c’è una parola italiana per dirla come si deve, o forse c’è e io non la so ma non volevo dir quello, volevo dire che secondo me sono tantissime, le parole che in questi ultimi anni hanno cambiato mestiere, se così si può dire. E è già un po’, che è così.
Nel 2008, per dire, con della gente che gli piaceva scrivere, abbiamo cominciato a fare una rivista che si chiamava L’accalappiacani.
Era un settemestrale di letteratura comparata al nulla, l’unico settemestrale al mondo, ci sembrava, e dentro il numero uno di quel settemestrale c’era un pezzetto che si intitolava Repertorio di quello che si trovava in edicola che diceva così:
Repertorio di quello che si trovava in edicola
Questo è il repertorio di quello che si trovava in edicola di interessante la settimana scorsa:
il mensile Cipria di marzo con il poncho con le frange in morbido pile, ampio e avvolgente, in tre fantastici colori modo a solo 5,90 euro;
il film per adulti Penerentola;
il film per adulti Tutti cazzi per Mary;
il mensile Donna e mamma di marzo con il libro indispensabile Le grandi paure dei piccoli a soli un euro e novanta in più;
il periodico Tanti amici per giocare – Teneri da collezione, con il bambolotto Papik l’eschimese a soli 3 euro e novanta;
il mensile Cucina creativa con set di decorazioni per antipasti e dolci, rivista più accessori euro otto e novanta;
mensile Star bene di aprile con kit anticellulite con: fango istantaneo in crema – gel drenante effetto freddo – guanto cento per cento naturale;
il mensile La cucina italiana di febbraio con pelapatate a solo quattro euro e novanta in più;
Cose antiche di aprile, pubblicazione con in regalo un capolavoro degli impressionisti in cornice da comodino a soli quattro euro e novanta;
Il piacere del formaggio n° 23 con in omaggio maxi ciotola multiuso Guzzini;
mensile Fox uomo con il dvd Le strane creature dallo spazio o Squali, la verità sui kiler dei mari;
Anni settanta prima visione in dvd grandi attrici e grandi attori del cinema proibito Pamela, con Veronica Hart (comprato);
il Sole 24 ore con I classici del pensiero italiano – Mazzini;
Top salute, il giornale della prevenzione, con il dolcevita satin senza maniche perfetto in ogni occasione – tre colori moda rosa, arancio, verde, solo quattro euro e novanta;
Cosmopolitan più culotte Roberta colore azzurro o nero, solo 4,80 euro;
Focus di aprile con eclissi di sole a 9 euro e novanta;
Girl friend magazine solo 3 euro con il pelouche per il tuo cellulare;
la rivista Facilmente pesce, con i consigli di Davide Mengacci 1,90 euro;
il mensile Astra con “lo scrigno della divinazione” in omaggio a soli 7 euro e novanta;
Riza DVD del benessere di Raffaele Morelli “La depressione come vincerla”;
Vera magazine più il set intimo in puro cotone a sei euro e novanta;
Trendy girl alternativa con scaldacollo mille righe più cinque spille per un look di tendenza più mega poster di Jesse McCartney esclusivo solo 3 euro e novanta;
Top girl Chi sono, perché piacciono le acchiappamaschi più zerottino orsetto 3 euro e novanta
Men’s healt con i DVD in forma in quindici minuti, più addominali meno grasso più muscoli, 4 allenamenti mirati per un corpo nuovo;
Silhouette donna di aprile più borsa da viaggio trolley a 11 euro e 90;
Corso di streap tease n° 1 di Superpippa channel;
Geo con in regalo il grande poster delle balene;
Week end planner di marzo, aprile, maggio con in regalo una fantastica crema mani cambia pelle;
il periodico Radio da collezione con il modello Addison 5 F a 11 euro e 90;
la rivista Harry Potter solo 2 euro e novanta con la “prodigiosa bacchetta magica magnetica”;
il film porno Penocchio.
Ecco.
Dopo che avevo copiato questo repertorio (che l’aveva scritto Ugo Cornia insieme a un suo amico che aveva un’edicola), ero andato a prendere la mia crema norvegese perché mi era venuta voglia di aver delle belle mani per qualche ora, ma a parte quello, questo repertorio, quando mi era successo, sette anni prima, di sentirlo letto per la prima volta ad alta voce, dentro un cinema di Reggio Emilia che era il posto dove facevamo L’accalappiacani, io mi ricordo che avevo pensato che io credevo di sapere cosa fosse un’edicola in realtà non lo sapevo; l’edicola, dopo che avevo letto questo repertorio, aveva cambiato mestiere, nella mia testa, e questo repertorio mi sembra fatto così bene che non valeva la pena, adesso, farne un altro, ma io ero convinto, sette anni dopo, nel 2015, che se fossi uscito su via Porrettana e prendere nota di quello che c’era nell’edicola di Casalecchio di Reno che c’era vicino a casa mia, sette anni dopo ci sarebbero state delle cose molto diverse da quelle che avevano trovato Ugo e il suo amico edicolante sette anni prima e che l’edicola, nella mia testa, avrebbe cambiato ancora mestiere, se avessi fatto questo lavoro di andare a riscrivere il repertorio, secondo me.
Dall’ultimo libro di Paolo Nori, Le parole senza le cose