Scrivere libri

Ogni tanto mi chiedono il significato del nome di questa rubrica, che si chiama Come la coda del maiale, e si chiama così perché c’è un modo di dire parmigiano che è «Essere indietro come la coda del maiale», e io penso di essere così, indietro come la coda del maiale, perché non capisco tanto la modernità ma non volevo dir quello, volevo dire che questa settimana mi sono successe due cose, la prima, a Modena, mi è successo che sono andato a teatro e il mio vicino di sedia, prima che cominciasse lo spettacolo, in questo bel teatro di Modena che si chiama Pavarotti, si lamentava con sua moglie che lei con gli smart phone, questi telefoni moderni che ci sono adesso, era un po’ imbranata, che non era capace di usare queste nuove tecnologie e le ha detto «Te sei indietro come la coda della mucca» e io ho pensato “Ma guarda, a Modena dicon la mucca”.

E a tornare in treno, da Modena, sempre quella sera lì, con l’ultimo treno della notte che a me ricorda una canzone di un cantautore russo che si intitola L’ultimo filobus e che parla di questo filobus che sembra che sia una barca che naviga in una Mosca notturna, e l’ultimo treno della notte in Emilia è anche lui così, per me, pieno di marinai che tornano a casa e lì, su quell’ultimo treno, mi è venuto in mente un libro che ho scritto e del quale ho parlato nell’altra cosa che ho fatto questa settimana, che è una cena con gli ex allievi della scuola media inferiore di scrittura emiliana che è una scuola che faccio a Bologna da una decina d’anni e l’ultima volta che ci siam trovati a cena, questa settimana, abbiamo parlato delle biografie che mettono nelle copertine dei libri gli scrittori di libri che sembra sempre che son tutti bravissimi e io detto che la mia, di biografie, io cerco di dire tre cose che sono: che son nato a Parma, nel ’63, che abito a Casalecchio di Reno e che scrivo dei libri.

E nell’ultimo, dei libri che ho scritto, che uscirà in giugno, che è un libro che parla del fatto che il mondo, negli ultimi anni, è un po’ cambiato, e che certe parole, come appartamento, non significano più, oggi, quello che significavano cinquanta anni fa, e racconta per esempio di un attore di Parma, Giancarlo Ilari, che è un attore bravissimo che è nato a Parma 88 anni fa e che tutte le volte che lo incontro, lo incontro tutti gli anni un paio di volte l’anno, mi faccio raccontare dei suoi vicini di casa che, ottanta anni prima, abitavano in nove in un appartamento del quartiere Cittadella e avevano un bagno solo, adesso ci abitavano in due, nello stesso appartamento, avevan due bagni.

E in quel libro lì, nella mia nota biografica, quello «scrive dei libri» è diventato, senza che io me ne accorgessi, uno che «scrive libri», che è una cosa completamente diversa, ho detto alla cena, e che a me non sembra di essere uno che «scrive libri», mi sembra di essere uno che «scrive dei libri», e che a uno che dicesse di sé che lui «scrive libri» a me mi verrebbe da dirgli vai andare a cagare, piuttosto, e allora ho detto che quando il libro esce, quando lo presento, a quelli che mi chiedono l’autografo io nella biografia aggiungo a penna «dei» tra «scrive» e «libri», e un mio amico mi ha detto che altrimenti posso aggiungere, sotto «scrive libri» «ma vai a cagare, piuttosto», e io gli ho detto che mi sembra una bella idea.

Paolo Nori

Mi chiamo Paolo Nori, sono nato a Parma, nel 1963, abito a Casalecchio di Reno e scrivo dei libri; l'ultimo si intitola "I russi sono matti" (Utet 2019). Il mio blog è: paolonori.it.