Giornalismo disinformato
Era un periodo che ragionavo su delle cose, non so, il primo che è morto per i funghi avvelenati, mi chiedevo, come avevan fatto a capire che era morto per i funghi avvelenati?
Oppure, non so, la biancheria, mi chiedevo, è la biancheria anche se è colorata? E quanto tempo è, mi chiedevo, che non mi metto più delle mutande bianche?
Che sono domande che possono essere anche interessanti, se quello che se le fa ha tredici anni, ma io sa quanti anni avevo? Cinquantacinque.
Era un periodo che io non ero mica tanto contento, e cominciavo ad avere cinquantacinque anni avevo il dubbio che sarebbe stato così per il resto della mia vita che poi, a cinquantacinque anni, non è che sarebbe stato un resto tanto cospicuo, no?
Era anche un po’ il mio carattere, eh?, cioè io avevo un carattere che, se passavo davanti al fiorista, alla croce di Casalecchio, dove abitavo, che io abitavo a Casalecchio di Reno, attaccato a Bologna, e c’era un fiorista che si chiamava Non solo fiori che se ci passavo davanti, vedevo che c’eran le primule, pensavo “E le secondule? Quando arrivano?”.
Ha capito?
Era un periodo così, e era un periodo che mi eran successe due cose che avevan cambiato la mia vita che era diventata una vita, non che non mi piacesse, però, non so come dire, non mi piaceva.
Eran due cose, stranissime, la prima, che avevo guadagnato troppo, la seconda, che la donna di cui ero innamorato e che avrei voluto che decidesse che voleva abitare con me, aveva deciso che voleva abitare con me.
Che io, cioè, non è che mi dispiacesse, quando me l’aveva detto ero contento, però nello stresso tempo avevo pensavo “Ma perché?”.
Era un periodo difficile.
[Manuale pratico di giornalismo disinformato, esce il 12 novembre]