Solo per fare incazzare mezzo paese
Una newsletter di
Solo per fare incazzare mezzo paese
Michele Serra
Martedì 16 luglio 2024

Solo per fare incazzare mezzo paese

«È un capo ultras, il Salvini, che la povera politica italiana ha promosso a capo di partito. Su Malpensa ha stretto i tempi per potere avere la soddisfazione di fare lui l’annuncio, in quanto ministro dei Trasporti: alla faccia di chi non lo gradisce, l’aeroporto internazionale di Milano porterà il nome di Berlusconi»

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)

In fondo non è che il nome di un aeroporto. E in giro per il mondo succedono cose che stanno al nome di un aeroporto come il terremoto sta allo starnuto. È dunque sconveniente dirvi che la notizia che mi ha più colpito e coinvolto, negli ultimi giorni, è stata l’intitolazione ufficiale e definitiva di Malpensa a Silvio Berlusconi? Sarà anche sconveniente, ma è la pura verità. E io questo devo, ai lettori di una newsletter: parlare come se fossimo attorno a un tavolo con un bicchiere in mano (meglio un bianco secco, non fruttato, ben freddo).

Breve elenco di cose molto più importanti. L’ennesima strage a Gaza (si braccano i capi di Hamas: effetto collaterale, per ora, trentottomila morti che avevano la colpa di stare lì, non avendo possibilità di stare altrove); gli spari contro Trump, il tiro a segno è lo sport nazionale degli Stati Uniti (suggerisco caldamente la lettura di quel capolavoro di Kurt Vonnegut che è Il grande tiratore); la trepidazione per le scelte di Biden, delle quali abbiamo lungamente discusso nelle scorse settimane; e tutti i delitti, gli stupri, le sopraffazioni, le violenze che compongono il puzzle chiamato umanità. E anche le cose belle e inaspettate, per esempio Jasmine Paolini finalista a Wimbledon, ennesima italiana non prevista da Vannacci e dai suoi elettori che onora il nostro decrepito Paese. Che volete che conti il nome di un aeroporto?

Eppure, brucia. Lo sa bene il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, il Salvini, che quel nome brucia. Che annunciandolo avrebbe gratificato buona parte del suo elettorato, ma offeso, persona per persona, milioni di italiani. Credete a me, ha accelerato l’iter perché non vedeva l’ora di fare incazzare mezzo Paese. Niente può fare felice una persona come lui che ferire la sensibilità di altre persone. Per questo vive, per questo fa politica: per attaccare briga, per provocare, per dare scandalo – e non lo scandalo di Francesco, lo scandalo di chi piscia sul portone del nemico.
Da quando cantava “senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani” (vi risparmio la mia opinione sui napoletani che poi lo hanno votato) non ha fatto altro, su scala maggiore, che cercare lo scontro, la divisione, lo sfregio, la supremazia della tribù sulla comunità. È un capo ultras, il Salvini, che la povera politica italiana ha promosso a capo di partito. Su Malpensa ha stretto i tempi per potere avere la soddisfazione di fare lui l’annuncio, in quanto ministro dei Trasporti: alla faccia di chi non lo gradisce, l’aeroporto internazionale di Milano porterà il nome di Berlusconi. Chi non è d’accordo, si arrangi. Il potere per questo è fatto, secondo i Salvini di ogni epoca e di tutte le contrade: per premiare gli amici e per disgustare i nemici.

Il sindaco di Milano, Sala, ha gentilmente ma fermamente fatto presente che la decisione è stata frettolosa e inopportuna. Ha anche chiesto (gentilmente ma fermamente) a Marina Berlusconi di prendere atto della violenta accelerazione di una scelta che divide gli italiani, e sicuramente (dati elettorali alla mano) urta la sensibilità della maggioranza dei milanesi. E dopotutto, Malpensa è l’aeroporto internazionale di Milano, non di Varese o di Sesto Calende.
Si potrà anche dire, per l’ennesima volta, che Milano e le grandi città pensano, vivono e votano in maniera molto difforme dal loro vasto contado, che è prevalente per numero di abitanti e dunque per egemonia politica. I milanesi, in Lombardia, sono da sempre minoranza, anche politica. Si potrà anche aggiungere, ed è una considerazione giusta e necessaria, che Milano (intesa come Città) dovrebbe tenere in maggior conto la sensibilità e le necessità della Campagna. Ma insomma, il rispetto dovrebbe essere reciproco.

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In ogni modo a Malpensa, personalmente, non posso che essere affezionato. Per qualche anno è stata un importante punto di riferimento per il mio lavoro satirico sull’Espresso. Almeno cinque o sei i pezzi di satira dedicati a lei. Probabilmente l’esordio è del 2007, quando molto si discuteva della volontà, soprattutto leghista, di promuoverla a “hub” di Milano, con conseguenti accuse di anteporre gli interessi clientelari e la geopolitica (Attilio Fontana, oggi presidente della Regione, era sindaco di Varese) alla logistica: Malpensa dista da Milano più di un’ora di automobile – più di Orio al Serio, per dire – e a quel tempo era collegata malissimo con la metropoli. Una città abituata ad avere il suo aeroporto (Linate) a portata di mano non ha mai avuto in grande simpatia Malpensa.

“La gigantesca struttura, abbandonata in mezzo alla boscaglia alla periferia di Varese, rappresenta uno dei grandi misteri d’Italia. Perché una così sterminata distesa di cemento in mezzo al nulla? Qualcuno sostiene che sia una base aliena, come dimostrerebbe la misteriosa segnaletica che in un linguaggio sconosciuto rimanda da un punto all’altro di quel sito senza alcuna spiegazione logica, né criterio umano. Altri lo ritengono il residuo di una civiltà scomparsa a causa della mania ossessiva di costruire opere costosissime e inutili. Secondo una terza corrente di pensiero, decisamente fantasiosa, Malpensa sarebbe invece l’aeroporto di Milano, ma è un’ipotesi inverosimile se si considera che per raggiungere Malpensa da Milano bisogna prendere l’aereo”.

Ma il peggio, o il meglio a seconda dei punti di vista, doveva ancora venire. Il 21 maggio del 2009, sempre per la mia pagina di satira sull’Espresso, scrissi ancora su Malpensa. Siccome alla comicità non c’è mai fine, e le battute sono come le ciliegie, una tira l’altra, il Comune di Varese (vi ho già detto chi era il sindaco) ritenne di querelarmi per avere “danneggiato l’immagine della città”. Tra le poche querele che mi sono guadagnato in quasi mezzo secolo di scrittura, non avevo messo nel conto quella per “vilipendio di Varese”. Purtroppo, come era scontato che accadesse, il gip non ritenne opportuno dare seguito al procedimento e cestinò la pratica. Cosa che mi ha impedito di spiegare, di fronte a un tribunale, che i varesotti avevano riso molto più della querela che del mio articolo. Eccolo qui.

A MALPENSA CI PENSA LA LEGA
Per tagliare corto con le polemiche, la Lega ha presentato un vigoroso piano di rilancio per lo hub padano. Il primo punto è spiegare finalmente, e con chiarezza, dove si trova. Ecco gli altri punti.
Riconversione delle piste – Ventiquattro piste da quattro chilometri l’una (realizzate con i finanziamenti dello speciale Fondo Duchamp della Ue destinato alle opere pubbliche surreali) si sono rivelate eccessive rispetto al traffico di biplani e vecchi aerei a elica tipico di Malpensa. La Lega propone di prolungare almeno un paio di piste fino a Bergamo e Torino, che sarebbero così raggiungibili rollando sulla pista fino a destinazione, evitando lo stress del decollo e dell’atterraggio. Altre piste, a causa del fondo paludoso, si sono rivelate ideali per la riproduzione dei fenicotteri. Altre ancora, coltivate a tabacco, garantirebbero il fabbisogno di sigarette per il duty-free di Malpensa.
Valorizzazione di Varese – È la città più vicina a Malpensa, ma inspiegabilmente il suo enorme potenziale turistico è sottovalutato. Soprannominata ‘la Firenze del Nord’ dall’assessore leghista Walter Garlusio, detto ‘il Casciabàl’, Varese dispone di centinaia e centinaia di case, due giardinetti pubblici con scivolo e altalena, una sala biliardi e un coiffeur per cani. “Non avere valorizzato questo immenso giacimento culturale”, sostiene la Lega, “è stato un grave errore. Chiederemo all’Unesco di riconoscere a Varese lo status di patrimonio dell’umanità”. I funzionari dell’Unesco, in visita a Varese, si sono detti disposti a concedere, al massimo, lo status di gruzzolo dell’umanità.
Nuovi velivoli – L’Alitalia ha violato i patti. Aveva promesso per Malpensa non solo le nuove rotte Milano-Malpensa e Malpensa-Milano, ma anche nuovi velivoli all’altezza delle grandi ambizioni internazionali dello scalo padano. Tra questi, i giganteschi 747 a decollo verticale, ritirati dal commercio perché il carrello con le bibite non riusciva a risalire in verticale l’abitacolo e poteva servire solo i quattro passeggeri di coda.
Alta velocità– Per finire, la Lega propone di introdurre l’alta velocità per i passeggeri di Malpensa, portando a 300 all’ora la velocità dei tapis-roulant, lunghi fino a 10 chilometri, che trasportano i passeggeri dalle entrate dell’aeroporto fino alle sale di imbarco. Tutti i passeggeri verranno dotati di casco e speciali tute anti-attrito. Questa soluzione permetterebbe di portare dalle attuali tre ore a pochi secondi il tempo di permanenza dei passeggeri dentro lo scalo.

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Grazie ai tantissimi che mi hanno scritto per farmi gli auguri. Impossibile rispondere personalmente a tutti come vorrei, vi mando un abbraccio cumulativo. Di solito festeggio poco e con pochi; questa volta, anche per “colpa” di una lunga intervista di Concetto Vecchio sul Venerdì per i miei settanta, la faccenda è diventata di pubblico dominio. Sono un po’ frastornato, felice della baldoria, felicissimo che sia finita. E con un bilancio non gravissimo: solo un chilo in più, poteva andare peggio.

Il culmine dei festeggiamenti, in tutti i sensi, è stato tornare ai quasi 2.600 metri della Baisse de Valmasque, nelle montagne del mio cuore che sono le Alpi Marittime. Parco nazionale del Mercantour, pecore e lupi, aquile e stambecchi, larici e rododendro, e una fioritura spettacolare che colora gli alpeggi – mancava solo la nigritella, forse quest’anno ha deciso di fiorire più tardi. La camminata dei miei vent’anni (e trenta, e quaranta) rifatta a settanta, con pochi amici (Michele, Flavia, Raffaella) e mia moglie Giovanna, più giovane e allenata di me.

Meno fiatone e meno mal di gambe del previsto: sono pur sempre più di venti chilometri di scarpinata, con novecento metri di dislivello, qualche nevaio, e il sole che fa esplodere di luce tutto il visibile. Ho ritrovato i pastori (i figli e i nipoti…) e le vacche della mia infanzia. La vita mi è sembrata un immenso cerchio, modo banale ma credo efficace per dire che tantissime cose, le più importanti, ritornano. In cima all’ultima pietraia ho risentito voci e rivisto volti che non voglio dire per non cadere nel patetico. Faccio un’eccezione per mio fratello Guido, che se ne è andato troppo presto e quelle montagne le ha salite tutte, le conosceva tutte. Era con me, ho fatto il suo nome alle pareti di ardesia.

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La settimana è stata lunga e interrotta da viaggi e controviaggi, non ho avuto tempo per selezionare le vostre mail (tantissime!) e vi chiedo venia. Però rimane lo spazio e il tempo per due piccole ma gustose Zanzare Mostruose.
Matteo segnala, dal Sole 24 Ore dell’8 luglio, l’equivoco che può generare un nome.

MODI DA PUTIN
COSÌ IL LEADER INDIANO GIOCA SUI DIVERSI TAVOLI

Molto interessante, dal punto di vista scientifico e criminologico, questo titolo del Mattino di Padova segnalato da Stefano:

RUBA DOLCI AL BAR
TRADITO DAL SUO SANGUE

Una crisi di diabete fulminante, o ha afferrato un bignè molto tagliente? Vale ogni ipotesi. Ciao a tutti, alla prossima. E come sempre in alto i cuori.

P.S. – Se fa caldo, come spiegano i telegiornali, mi raccomando bevete molta acqua ed evitate di uscire alle due del pomeriggio indossando vestiti pesanti.