Peraltro capopopolo
«L’idea di fare una grande manifestazione per l’Europa, incautamente lanciata proprio qui il 10 di febbraio, poi rilanciata in prima pagina su Repubblica, ha provocato un considerevole trambusto»

Beh, ragazzi, non è stata una settimana come le altre. Proprio no. Con l’aria che tira – vedi Trump che trasforma la sala ovale in una trappola per topi, e per fortuna che il topo è scappato – l’idea di fare una grande manifestazione per l’Europa, incautamente lanciata proprio qui il 10 di febbraio, poi rilanciata in prima pagina su Repubblica, ha provocato un considerevole trambusto. Con centinaia (a questo punto migliaia) di adesioni di singole persone, soprattutto di singole persone, una per una. E poi di associazioni grandi e piccole, di ogni risma: politiche, culturali, sindacali, di volontariato. Che vuol dire: altre migliaia di persone.
Insomma mi sono messo in un bel guaio, nel senso di: un guaio bello. Perché io rappresento a mala pena me stesso; e non ho davvero la minima idea di come si organizzi una manifestazione superiore ai dieci commensali, tanti ce ne stanno, quando il tempo è bello, seduti al tavolo grande sotto la pergola. La situazione si era fatta in un lampo quasi comica, con un sacco di gente, compresi molti leader politici (che, credo siamo tutti d’accordo, sono cittadini a pieno titolo anche loro) che mi dicevano “Ottima idea! Vai avanti! Ci verrò anch’io”.
Venerdì scorso ero quasi nel panico. E adesso come diavolo faccio? Fuggo facendo perdere le mie tracce? (Pensavo al Canada, volontario nelle Giubbe Rosse Seniores, addetto al rancio, per respingere l’invasione di Trump). Poi, raggio di sole nelle tenebre, sono arrivati i sindaci di molte città. Ho passato un sabato al telefono molto geografico, molto prospettico, rimbalzando tra Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna, Torino, Cagliari. I sindaci aderivano all’appello, chiamavano me, si chiamavano tra loro e convocavano la manifestazione a Roma per sabato, 15 di marzo. In piazza del Popolo. In calce al breve appello, messo giù in fretta e furia la sera di sabato, fa un effetto surreale il mio nome che precede quello dei sindaci di tutte le maggiori città italiane. Mi sento come Gianni Minà quando diceva: “Eravamo io, Cassius Clay, Bob De Niro, Clint Eastwood, Che Guevara e i Dik Dik”.
Che i sindaci abbiano preso la situazione in mano è una cosa che aiuta, e parecchio, l’intenzione di indire una manifestazione sicuramente politica, anzi totalmente politica, ma non di partito. Una manifestazione civile e di co-cittadinanza, fondata sul sentimento europeo. L’Europa vista come una sola immensa città, come dice Renzo Piano. I sindaci sono istituzione civica più di ogni altra; e con mio grande sollievo, pur essendo i sindaci delle grandi città quasi tutti di centrosinistra, hanno aderito all’appello, capendone lo spirito, anche sindaci di centrodestra. Eureka. Ci speravo.
Ho pensato che almeno il palco non dovrò montarlo io di persona, nemmeno collegare gli altoparlanti, e già mi sono sentito un poco meglio. Gli amici del Post, con i quali ero a Firenze e mi vedevano sparire ogni tre minuti per rispondere alle telefonate, a partire dal Peraltro mi hanno affettuosamente preso per i fondelli. Il modo migliore per esprimere incoraggiamento senza essere retorici… Mi è stato di grande giovamento. Mi candido al titolo di Peraltro Capopopolo, fermo restando che dal 16 marzo in poi me ne torno al mio orticello, e sarà un momento meraviglioso.
Il problema, quasi ovvio, della manifestazione, spero molto affollata, è che nasce da un’intenzione “ingenua”, come tutte le cose semplici e chiare. E questo paese considera l’ingenuità con sospetto, prigioniero del suo perenne “chi ti manda?”. Ma io mi sono mandato da solo, dicendo una cosa che può capire anche un bambino: o facciamo l’Europa, perlomeno la rinsaldiamo, o ci schiacciano come una lumaca senza guscio. Chiunque la pensi in questa maniera, chiunque si senta europeo per cultura, per valori, per sentimenti, per intenzioni, qualunque idea politica abbia, per qualunque partito voti o non voti, venga a farsi vedere e a farsi sentire. Chi non condivide ne ha tutto il diritto, tranne il diritto di fraintendere lo spirito della manifestazione. Che sarà a Roma in piazza del Popolo, ma con probabili propaggini in altre città italiane – speriamo in collegamento video.
Nei prossimi giorni ne leggeremo di tutti i colori. Chi non ama l’unità europea dispone di idee, di voci e di mezzi. Voci e mezzi in buona parte lecitamente polemici (siamo in Europa, mica in Russia), ma in parte illeciti e biforcuti. I miei lettori, sul Post e su Repubblica, sono attrezzati quanto basta per orientarsi, e per arrivare sereni e di buon umore al 15 marzo. Come antipasto, divertente, dei pensieri biforcuti, un tizio ha scritto su un giornale di destra: ma questo Michele Serra chi crede di fregare? Lo sappiamo tutti che scrive su Repubblica! Accidenti, mi sento smascherato. Credevano tutti che io fossi un trapezista del circo Medrano, o un idraulico di Castelfidardo.
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Che gioia tornare alla normalità e alle care vecchie Zanzare Mostruose! Il refuso, come è logico che sia, continua a essere il signore incontrastato di questa rassegna. Spesso ci porta, il refuso, in mondi sconosciuti e in situazioni fino a qui mai percepite. Da Repubblica di Genova, segnalato da Sergio:
BANCHE SEQUESTRATE DALLA GUARDIA COSTIERA
ALLA FOCE DEL RIO SAN PIETRO
La Guardia di Finanza stia all’erta, qualcuno le ruba il lavoro. Invece su FQ Magazine Danilo ha scoperto questo titolo, che sarebbe certamente piaciuto a George Romero, l’Omero degli zombi.
UN SOLO MORTO POTREBBE UCCIDERE 100 PERSONE
O DUE ELEFANTI: CUCCIOLI DI SERPENTE TAIPAN NATI IN AUSTRALIA
Occhio all’accento quando leggete questo titolo di Repubblica.it segnalato da Giuseppe:
TUTTI I TANGHERI DAVANTI AL GEMELLI PER BERGOGLIO
Il fatto che il Papa sia argentino aiuta a capire, dopo un breve istante di sconcerto, che non si tratta di bulli tracotanti, ma di ballerine e ballerini di tango (successivamente corretti in “tangueri”). Passando alla quasi infinita serie di titoli zoofili, questo è stato colto da Chiara nella generosa rubrica “La Zampa” di Repubblica.it.
IL GATTO SFIDA IL FREDDO PER ACCOMPAGNARE
I SUOI FIGLI ALLO SCUOLABUS OGNI MATTINA
Va bene la famiglia allargata, ma qui si esagera. Le immagini chiariscono che quelli che salgono sullo scuolabus sono cuccioli d’uomo. Rimanendo al bestiale, va detto che Repubblica questa settimana fa la parte del leone. Basta una virgola o un punto mancante per sprofondare il lettore nel lutto:
CUTRO, DUE ANNI DOPO LA VEGLIA
PER RICORDARE SCHLEIN: “VERITA’ ”
Ringrazio i tanti lettori che mi hanno spiegato che cosa sono “I progetti dei Pili trovati nella sede di Umana”. Cetto La Qualunque non c’entra, i pili sono praticamente dei pilastri (o dei piloni?) residuo della Porta Monumentale sul ponte detto del Littorio che separava Venezia e la terraferma. Il terreno è stato acquistato dall’attuale sindaco di Venezia Brugnaro ed è al centro di un’inchiesta giudiziaria per la sua molto discussa variazione d’uso.
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Vi avevo già raccontato, l’anno scorso, del passaggio delle gru sopra casa mia. Impossibile non accorgersene perché gli stormi fanno un grande baccano. La voce della gru è inconfondibile, a mezzo tra lo scricchiolio e l’ululato (un ululato scricchiolante? Uno scricchiolio ululante?), la trascrizione sarebbe più o meno kruuu-kruuu-kruuu e insomma gru è sicuramente un nome onomatopeico.
Siccome le gru passano a centinaia per volta, divise in stormi a forma di freccia, e hanno la curiosa abitudine di viaggiare parlando ad altissima voce (che accidenti si dicano, non lo sapremo mai), è impossibile non accorgersi di loro anche di notte, e anche di giorno qualora le nuvole basse ne impediscono la vista. Così è stato la sera del 26 febbraio. Qualche giorno prima del solito: in genere risalgono da Sud verso Nord ai primi di marzo, e poi scendono da Nord verso Sud in ottobre. Le loro rotte sono dall’Africa all’Europa settentrionale, e non sgarrano di mezzo grado: gli uccelli migratori hanno il computer di bordo incorporato.
Darei non so che cosa perché almeno qualcuna di loro considerasse casa mia un posto di ristoro e scendesse giù a mangiare qualcosa (la gru è onnivora), ma non mi sembra una prospettiva plausibile. Passano e vanno. Di me se ne fregano, ed è proprio questo il bello della vita selvatica: è autonoma da noi uomini, anche se facciamo di tutto per interferire, spesso con brutale invadenza, raramente con gentile spirito di collaborazione.
In anticipo rispetto al solito, ennesima conferma che le stagioni non sono più quelle di una volta, signora mia, è tornata nei giorni scorsi anche la ballerina bianca (non è una tanghèra di carnagione pallida, è un passeriforme) che da queste parti chiamano batticoda. E soprattutto sono tornati i cardellini, tra le creature più meravigliose di tutte le galassie, che non ricordavo di avere mai visto prima della metà di marzo. Nelle regioni più calde ballerine e cardellini sono specie residenti: vuol dire che abitano lì tutto l’anno. Qui nell’Appennino settentrionale vanno a svernare chissà dove più a Sud, e quando li vedo tornare capisco che sta tornando anche la primavera.
La situazione ornitologica, intorno a casa mia, si prospetta molto vivace, nei prossimi mesi. E la convivenza non semplice. Le tre popolazioni prevalenti (cinciallegre, verdoni, cardellini) riusciranno a non azzuffarsi? Per fortuna nessuno mi vedrà mai mentre cerco di spiegare agli uccellini, come farebbe Snoopy con Woodstock, che c’è posto per tutti e cibo in abbondanza. Peggio che parlare con le gru: si fanno gli affari loro e non c’è verso che ti ascoltino.
Il mandorlo sta già fiorendo, le rose hanno già boccioli grossi come salsicce.
In alto i cuori, e che sia proprio un sorvolo, anche per salutare Fulco Pratesi, fondatore del WWF in Italia e padre nobile della protezione della natura. Amico delle bestie e delle bestioline selvatiche, incantato dalla loro bellezza e dalla loro libertà. Era anche un bravissimo disegnatore naturalista, matite e acquerelli. Qui sotto un suo saltimpalo (uccellino insettivoro) che mi regalò nel 2016. Stava in un cassetto, di qui in poi sarà appeso bene in vista vicino a una finestra, così può volare via quando vuole.