Le vent nous portera
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Le vent nous portera
Michele Serra
Martedì 27 agosto 2024

Le vent nous portera

«L’uomo è comprimario della sfiga (così come della fortuna), ma non è lui che distribuisce le carte. Esistono anche sciagure non preventivabili, frutto di una somma quasi incredibile di circostanze negative che si sommano»

(ANSA / Perini Navi Press Office)
(ANSA / Perini Navi Press Office)

L’affondamento del Bayesian ha animato le chiacchiere estive, anche le mie, come capita classicamente a quel genere di fatti tragici e misteriosi che nel linguaggio giornalistico vengono ribattezzati “il giallo dell’estate”. (Non si è mai sentito parlare di giallo dell’inverno, o di primavera. Si vede che l’oziosa estate favorisce, oltre al consumo di anguria, di gazpacho e di parole incrociate, anche quello di storie tenebrose). È una dicitura piuttosto svagata, “giallo dell’estate”, da palinsesto o da collana economica più che da tragedia luttuosa, quale quel naufragio è stato. I palinsesti e le collane economiche, del resto, grondano di tragedie luttuose confezionate sapientemente per il pubblico intrattenimento. Stavo per dire: per il pubblico divertimento, ma non volevo sembrarvi troppo cinico…

Dunque, con un drink in mano, abbiamo molto discusso della morte per annegamento di sette persone dotate di nome, cognome e soprattutto di un considerevole patrimonio (delle migliaia di annegati anonimi nel Mediterraneo non sappiamo praticamente nulla: e questa è un’altra questione, rilevantissima ma non oggetto di queste mie righe. Ho anche letto: “bisogna riportare in superficie i cadaveri perché si tratta di persone importanti”, e ho avuto soprattutto pena per chi ha pronunciato quelle parole, spero sbadatamente).

Ne abbiamo discusso con accanimento, del naufragio del Bayesian, perché non un barcone sfasciato, non un naviglio arrugginito, ma un veliero di gran lusso si è inabissato, con repentina capitolazione, poco distante dalla costa, in seguito a una tempesta di vento che ha lasciato intatti i battelli circostanti. Di qui, inevitabili, i sospetti, le illazioni, le ipotesi di dolo, le sinistre coincidenze, aggravate dal fatto che un paio delle vittime avevano a che fare con il software utilizzato dai servizi segreti. Israeliani, per giunta, che nell’immaginario popolare sono servizi segreti al cubo. Fossero stati, le vittime, commercianti di granaglie o grossisti di biancheria, il giallo avrebbe perduto molto del suo fascino.

La mia incompetenza multitasking (in fatto di navigazione, di cataclismi marittimi e anche di servizi segreti) non mi permette di escludere alcuna ipotesi. Ogni “giallo dell’estate” che si rispetti, del resto, si fonda sulla difficile decifrazione di quanto è accaduto; e mi guardo bene dal rovinare il gioco. Però, alle possibili piste, vorrei aggiungerne una ulteriore. Che è poco seguita e forse abbastanza impopolare. Direi: poco “moderna”, perché declassa il ruolo degli uomini da protagonisti a mere vittime. Succubi del destino. Turaccioli in balia dei marosi. E un giallo senza colpevoli, senza architetti maligni ed esecutori efferati, smette di essere un giallo così come lo intendiamo, forse come desideriamo che sia.

L’ipotesi, lo avrete già capito, è questa: è stata prima di tutto, e fondamentalmente, una sciagura. Eventuali negligenze umane possono averla favorita, ma queste negligenze sono componenti della sciagura stessa. L’uomo è comprimario della sfiga (così come della fortuna), ma non è lui che distribuisce le carte. Esistono anche sciagure non preventivabili, frutto di una somma quasi incredibile di circostanze negative che si sommano (anche il “sei” al Superenalotto, del resto, è una somma quasi incredibile di circostanze positive: eppure ogni tanto qualcuno fa “sei”). Il vento che soffia a quella velocità, in quella direzione ed esattamente in quel punto dove un paio di boccaporti aperti imbarcano acqua, l’acqua che appesantisce la prua e la punta verso il fondale, l’ora antelucana che rinchiude in cabina, dormienti, le vittime, tutto che va storto, niente che raddrizza il corso delle cose, e la morte che arriva insensata (come tutte le morti?) a dire che la storia di sette persone finisce lì, esattamente lì, e nessuno al mondo avrebbe potuto prevederlo.

L’errore umano. Un conto è pensarlo come colpa – dunque come motore dei fatti – un conto come sbadataggine, negligenza veniale che diventa mortale solo perché entra a fare parte di una somma di circostanze. Mi chiedo e vi chiedo a quante sbadataggini siete sopravvissuti – quel fuoco lasciato acceso, quella distrazione al volante – e quanti errori avete pagato a pochissimo prezzo, vivendo e dunque esponendovi al rischio. Il “rischio zero”, sapete, non esiste. C’è sempre un’infinitesimale possibilità che la folgore del caso ci fulmini, ragazzi miei. Oh sì, bisogna essere prudenti, applicare i regolamenti, rispettare le leggi, conoscere i rischi, guai a chi mette a repentaglio gli altri e se stesso per superficialità o per avarizia. Ma la sicurezza assoluta, da quando nasciamo in poi, non ci è garantita. Non è nel contratto.

Anche i ricchi annegano, e anche la barca più lussuosa del mondo può diventare una bara, basta niente, basta che cada una consonante. Non siamo padroni dell’universo, del suo corso formidabile e misterioso. Ne siamo figli. Dunque, se minaccia tempesta, tenete i boccaporti ben chiusi, e occhio al meteo. Fatevi valere. Non date al destino la soddisfazione di trovarvi impreparati. Ma non illudetevi mai di essere completamente, definitivamente al riparo. Il “giallo dell’estate”, da un momento all’altro, potrebbe chiamarci a fare parte del cast. Siamo esposti al vento e alle onde, e in fin dei conti se non fosse così moriremmo di noia.

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Per mia negligenza agostana non riesco a dare spazio alle vostre mail (ma le ho lette tutte, come sempre). Però devo dirvi che Marina e anche Anna hanno aggiunto un ulteriore elemento a difesa del mio utilizzo del saluto “in alto i cuori” che vi rivolgo, ormai da mesi, in coda a questa newsletter. Mi segnalano Haut les coeurs, bel pezzo rap di un gruppo francese che si chiama Fauve. Lo hanno conosciuto grazie “a un altro Michele”, scrive Marina, Michele Rech in arte Zerocalcare. Fa parte della colonna sonora della serie animata Strappare lungo i bordi.

Approfittando del consiglio, e delle ore libere della settimana post-Ferragosto, ho messo insieme una discreta playlist francese, o meglio neofrancese, dal mio punto di vista. Bacucco come sono, ero rimasto più o meno a Polnareff, Antoine e Michel Fugain (a parte Piaff, Hardy, Brassens, Brel, ma quelli sono classici e non vale). Ho scoperto una notevolissima nouvelle vague della quale non sapevo nulla, e senza nemmeno chiedere il permesso al Peraltro Direttore devo dirvi che Christophe Maé, Camille, Victor Solf, Fréro Delavega, Louise Attaque, Clara Ysé, Cats on Trees e ovviamente il grande Stromae (già da prima, e belga) sono diventati legittimi abitanti della mia casa sonora. E questo grazie a Haut les coeurs, per la serie una ciliegia tira l’altra. La musica, la musica, la musica. Poche altre cose mi sorreggono e mi accompagnano con altrettanta generosità.

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Le Zanzare di questa settimana aprono con un refuso sontuoso uscito sulla Stampa on line, segnalato sia da Cris che da Guido:

UCCISA A 821 ANNI DAL COMPAGNO
SI ERANO CONOSCIUTI DA POCO

All’incirca nello stesso ambito, ma un poco più legato alla realtà biologica, il titolo del Corriere dell’Umbria segnalato da Luca:

GIALLO SULLA MORTE DI UN 98ENNE

Guido, Francesca e Barbara segnalano, da Repubblica.it, una improbabile svolta nei rapporti tra Est e Ovest:

PUTIN VARA IL DECRETO PER CONCEDERE L’ESILIO
AI GIOVANI CHE RIFIUTANO LA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE

Si tratta con ogni probabilità dell’asilo. Invece Corrado, sapendo che vivo in campagna, mi chiede se “conosco qualche esemplare a cui consigliare l’acquisto” di questa

TELECAMERA PER ANIMALI SELVATICI
CON VISIONE NOTTURNA

raccomandata da una pubblicità on line. Ci proverò, ma va detto che tassi, lupi, cervi e istrici sono pessimi pagatori. Sempre a proposito di bestie fuori ruolo, Giovanni e Lella hanno colto, leggendo MilanoToday, questa triste vicenda, che ci fa riflettere:

VESPA SI INFILA IN AUTO: SI SPAVENTA
E SI SCHIANTA CONTRO UN PALO

Non è in un titolo, solo nel testo dell’articolo, ma merita ugualmente citazione questo magnifico refuso individuato da Francesca in Repubblica.it. Riguarda, per giunta, il nostro animale-guida, colei che dà il titolo a questa rubrica.

IL VIRUS WEST NILE SI DIFFONDE PER LA PUNTURA DI ZANZARE INSETTE

La caduta incidentale della preposizione “sul” ha prodotto, nell’edizione on line del Fatto Quotidiano, questo clamoroso incidente, per fortuna a lieto fine, segnalato da Antonella:

DONNA PARTORISCE BARCONE DOPO UNA TRAVERSATA
MAMMA E FIGLIA SOCCORSE A LAMPEDUSA, STANNO BENE

Non mi resta da dirvi che pochi giorni davanti al maestoso mare toscano, in compagnia di pochi amici veri, bastano per rimettere a nuovo una persona – almeno così mi illudo che sia. Aspetto (inutilmente) le prime avvisaglie dell’autunno, ma qui fuori i gradi, per adesso, sono ancora 32. I siti meteo danno per imminenti temporali sparsi, ma “sparsi” non è indice di certezza, e non vorrei che arrivasse grandine, che brutalizza le foglie: vorrei acqua, l’acqua benedetta che rinfresca e ammorbidisce. Comunque vada, in alto i cuori, e che il vostro frigorifero sia sempre rifornito di ciò che basta per mettere a tavola un paio di ospiti inattesi.