Alta l’affluenza al voto
Ho scosso l’albero, mi sono cadute in testa un sacco di noci. La settimana scorsa mi chiedevo (e vi chiedevo), chi sono, se ci sono, i maestri o i punti fermi degli ultimi vent’anni. Da poter dire: più o meno al livello di Gaber e Jannacci. Sono arrivate talmente tante mail che anche l’Istat farebbe fatica a gestire i dati. Ho chiesto al peraltro direttore quando diavolo metterà a disposizione di Ok Boomer! una redazione di dieci valorose e valorosi, più un’auto elettrica e una foresteria con cantinetta-frigo completa di vino bianco, possibilmente vernaccia di San Gimignano, mi ha risposto “mai”, dunque ci tocca arrangiarci da soli, io e voi. Dovete fidarvi della mia sintesi.
Su un solo punto – però fondamentale – la totalità delle vostre mail converge: avere punti fermi, persone alla quali si sente di dovere qualcosa del proprio percorso intellettuale e umano, è importante per tutti. Nessuno mi ha scritto per dirmi che si può vivere benissimo anche senza, che quella dei maestri è una fissazione del secolo scorso. E il fatto che, sull’argomento, vi siate mobilitati in così tanti, è la dimostrazione – lo dico con una specie di gioco di parole – di quanto sia condiviso il bisogno di condividere. Non c’è rivoluzione tecnologica o frammentazione di mercato o morte delle ideologie o agonia della politica o “società liquefatta” che possa scoraggiare o impedire il bisogno basilare – particolarmente forte negli anni della formazione – di riconoscersi nelle opere di un artista, nelle parole di un intellettuale o (un tempo era così…) di un politico.
Su tutto il resto c’è una grande varietà di opinioni, racchiuse in un “delta” che secondo me è riassunto bene dalle prime due lettere che pubblico qui di seguito, abbastanza antitetiche. La prima lettera dice: è vero, noi giovani non abbiamo maestri all’altezza. La seconda dice: ce li abbiamo eccome, ma voi adulti siete troppo chiusi nel vostro mondo per riconoscerli.
“Questa mattina, durante un lungo viaggio in macchina sfociato in riflessioni intergenerazionali, mio papà mi ha chiesto quali fossero i riferimenti per la mia generazione (sono del ‘97). Questa domanda mi ha fatto pensare. Quali sono stati i nostri riferimenti durante l’adolescenza? Subito, ho risposto Justin Bieber, gli One Direction, Stephenie Meyer (autrice di Twilight), J.K Rowling, ma poi mi sono ricreduta. Questi personaggi, seppur amati da tante persone, non erano i punti di riferimento miei o dei miei compagni di classe, più rivolti verso figure come De André o verso qualche gruppo indie sconosciuto. Io credo che la mia generazione non abbia avuto dei Gaber o degli Jannacci. Abbiamo iniziato le superiori con la caduta di Berlusconi, la crisi economica e una sfilza di governi tecnici. Non abbiamo mai trovato un modello culturale e politico a cui ispirarci e le conseguenze si vedono: astensionismo alle urne e nessuna speranza nel futuro. Mi auguro che i ragazzini di oggi possano tornare ad avere dei modelli verso cui tendere, che permettano loro di sentirsi parte di una comunità”.
Alessia
“Gaber e Jannacci hanno goduto del passare degli anni che li ha resi ‘eterni’. Lo status di ‘maestro’ richiede anni di produzione di alto livello. Ma si fidi, anche i ‘millennial’ hanno i loro maestri e, se a lei non vengono in mente, mi sento di poter dire che non li ha cercati abbastanza. Certo, anche io (millennial, 31 anni) ho dovuto fare un esercizio di riflessione per assicurarmi che i nomi che mi balzassero in mente fossero, in effetti, maestri e non “semplicemente” bravi artisti. Ne elenco alcuni che non sono necessariamente i miei ma penso siano figure che hanno detto qualcosa alla mia generazione: Michela Murgia per quanto riguarda la letteratura, probabilmente Paolo Cognetti tra qualche decennio. Non sono particolarmente appassionato di musica ma Calcutta penso sia un artista che ha saputo essere un Punto Fermo per la mia generazione. Per quanto riguarda il rap, Jovanotti (dei primi tempi) e gli Articolo 31 (“sono un Italiano Medio nel blu dipinto di blu” non è geniale e distruttivo?). Le propongo una sfida: mi aiuti a capire perché gli Articolo 31 e Jovanotti sono meno maestri di Jannacci e Gaber, a parte per il fattore tempo”.
Giacomo
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Dopo Alessia e Giacomo, che ho usato come starter, ecco una folla di opinioni, di ipotesi, di “nomination”, di suggerimenti. Ho seguito, per non soccombere alla quantità, un criterio drastico, ma credo giusto: la parola va solo a quelli nati dai Settanta in poi. Dei gusti di noi boomer si sa già fin troppo, se c’è una qualità che ci manca è essere timidi e silenziosi e restarcene nella nostra stanzetta ad ascoltare la nostra musica e leggere i nostri libri. Dunque, ho deciso di costringere i lettori boomer a un turno di riposo. E adesso, sotto a chi tocca.
“Ho 55 anni e due figli di 20 e 18. Uno dei due in particolare segue la scena rap e apprezza Marracash, Tedua, Nayt e altri che conosco poco. Mi pare che in loro trovi se non dei punti di riferimento, almeno una chiave interpretativa
della realtà, con cui magari confrontarsi anche in maniera critica (pure io non ero sempre d’accordo con Gaber). Non saprei dire se fra 30-40 anni mio figlio si chiederà cosa avrebbero detto questi rapper sulla realtà del suo tempo, allo
stesso modo in cui io spesso mi interrogo su cosa direbbero oggi Gaber, Jannacci, De André e via dicendo. Credo però di aver capito che sia un esercizio un po’ sterile, in cui induco alla nostalgia e al piacere di risentire per l’ennesima
volta le canzoni che ho amato e che mi hanno formato. Per avere qualcosa che ci parli della realtà del nostro tempo non possiamo che provare ad ascoltare i Marracash di oggi”.
Andrea Garulli
“Ho 30 anni e non so per quale bizzarra ragione in questo paese un individuo con quest’età viene automaticamente relegato tra i giovani. La mia personale risposta alla sua domanda, maturata in seguito alle ormai annose dispute musicali con amici ammaliati dalle odierne mercificazioni sonore: non vi sono Gaber e Jannacci moderni, ma neppure, chessò, un Bertoli. L’unico punto fermo che trovo, ma è assai evanescente poiché tende a farsi vivo per poi subito rinabissarsi nella sua vita privata, secondo un andamento carsico di difficile lettura, è Caparezza. Le sue canzoni non avranno magari la ‘stessa micidiale potenza’ dei Scarp de tennis, non ambirà a diventare maestro in futuro (e credo neppur vi ambisca), ma ogni tanto mi aiuta nel trovare una chiave”.
Edoardo
“Potrei risponderle che fatico a trovare un nuovo Jannacci o un nuovo Guccini (mi perdoni la blasfemia ma ho sempre trovato Gaber spiacevolmente retorico) o potrei fare proposte azzardate (Brunori Sas, Caparezza o dei completi outsider come i Uochi Toki). Sarebbero azzardate anche perché troppo recenti per reggere il confronto e perché, come dice lei, viviamo in un mondo disgregato: I Uochi Toki sono un buon esempio di gruppo osannato da una nicchia ma completamente sconosciuti ai più. Potrei aggiungere che le più belle parole che ho letto sul caso Cecchettin sono precedenti al caso Cecchettin. Parlo de ‘La cattiva educazione’ di Capossela e Vicario”.
Marco Carnazzo
“A noi millennial piace moltissimo il trash puro (un’estetica che sta all’origine del Fantasanremo), mi pare che i boomer invece proprio non riescano a capirlo, finite sempre per indignarvi di fronte al trash, forse perché siete voi ad averlo creato, insomma non riuscite mai a riderci, o almeno non ci riescono i boomer che conosco io. Ricordo benissimo quando mia madre vide il video di ‘Meno male che Silvio c’è!’, era demoralizzata, io assai divertita, ridevo e mi stupii anche un po’ della sua reazione. Unifica i millennial il culto del trash, sono i nostri riferimenti culturali. Oltre ovviamente a Zerocalcare e Una Donna a Caso (vedi profilo instagram La Donna a Caso). Non si può sentire Una Donna, come fai a non aver pensato a Michela Murgia! Amata o odiata è un punto di riferimento, anche per gli insulti, e anche questo qualcosa vuol dire”.
Giovanna
“Provo a rassicurarla sul tema ‘Intellettuali moderni, dove trovarli’ proponendo due nomi, un cantautore e un rapper. Il primo è Brunori Sas di cui, fra le tante, le consiglio di ascoltare ‘Colpo di pistola’, ‘L’uomo nero’ e ‘Fra milioni di stelle’. Il secondo è Nayt di cui le consiglio ‘Doom’, ‘Solo domande’ e un pezzo bonus ‘(partenza)’ che non è una vera e propria canzone. Probabilmente non sono per me quello che son stati Gaber e Jannacci per i miei genitori, né possono ambire ad esserlo. L’offerta è troppo ampia, troppe voci da ascoltare. Però sono meno banali di altri”.
Domenico, 25 anni
“Per me (1983) Brunori soprattutto (musicista), Mattia Torre (sceneggiatore e scrittore, purtroppo morto presto), Virzì tra i registi, e folgorante con il primo romanzo Cognetti tra gli scrittori”.
Nicola
“Il mio nome è Riccardo e sono del ’91. Sono cresciuto ascoltando i Fab4, non trovo una risposta univoca per descrivere la mia generazione nell’universo musicale ma, se mi concentro su altri aspetti culturali, non posso fare a meno di trovare una risposta precisa e secca: Harry Potter. Avevo 10 anni quando uscì il primo film e iniziai a leggere i libri che mi hanno accompagnato durante l’adolescenza e i primi anni della vita adulta. Stiamo parlando di un’opera che ha cresciuto e definito un’intera generazione insegnando, attraverso la descrizione di un mondo magico inesistente, sentimenti, emozioni e situazioni fin troppo reali: HP non è semplicemente colpi di bacchette, è amicizia e amore. È anche la descrizione di un mondo sconvolto da una guerra iniziata da una persona che considera inferiore chi non abbia poteri magici o sia nato da persone senza poteri magici. Le ricorda qualcosa? Leggere questi temi, in adolescenza, ha cresciuto tanti di noi, magari anche vittime di bullismo, e ci ha dato la forza di batterci contro le ingiustizie. Nel combattere i bulli che mi davano dello sfigato perché leggevo quei libri ho trovato la consapevolezza di capire che non c’era nulla di male nell’essere sfigato; e successivamente che non c’era assolutamente nulla di male nell’essere omosessuale. E so per certo che non sono l’unico ad avere un vissuto simile. Ho amicizie e conoscenze con persone “sfigate” come me che hanno avuto questa saga come punto di riferimento: persone che sono uscite dalla depressione e sono vive grazie a quelle pagine magiche e piene di significato. Guardo la mia bacchetta sulla mensola ed il tatuaggio che ho sul polso dedicato alla saga. Mi perdoni per questa conclusione nerd che probabilmente non capirà, ma vorrei concludere nell’unico modo che presumo sia giusto: Fatto il Misfatto!”
Riccardo S
“Sono 53enne, dunque non sarò in grado di illuminarti sui Gaber e Jannacci dei giovani d’oggi, ma ti dico comunque i miei, per quel che vale: non per piaggeria, ma la banda di Cuore e il suo direttore in testa lo furono senz’altro nei miei primi vent’anni. Adesso direi proprio la banda del Post, Costa e Sofri in testa. E Michela Murgia nei suoi ultimi e più combattivi anni.
Luca
Ps – Anche se il tono canzonatorio e irriverente di Cuore e di tante cose in voga a quei tempi (la Gialappa’s, Elio e le Storie Tese, una certa voga del demenziale…) ebbero un effetto un po’ troppo ‘disimpegnante’ su di me. Niente era più esente dall’essere irriso, e di conseguenza quasi nulla meritava più di essere preso sul serio. Ho paura che tutto questo tirar giù idoli e modelli dai piedistalli ebbe anche qualche effetto su tante cose che avvennero dopo, Mani pulite su tutto e (ahinoi) anche Berlusconi e il successo della sua discesa in campo”.
“Mi chiamo Alessia e ho venticinque anni. Mi sono venuti in mente tre nomi: Madame, Mannarino ed Elisa. Allargando lo sguardo dalla musica alla cultura in generale condivido la sua scelta di nominare Zerocalcare, secondo me eccezionale. Mi vengono poi in mente altri due nomi: Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte. Sono due tra le tantissime attiviste e divulgatrici femministe, quelle che io seguo di più. Quello che mi stanno insegnando loro non l’ho mai sentito dire in nessuna aula, né liceale, né universitaria. Loro sono le donne che ora considero come mie maestre e alle quali mi sento veramente grata”.
Alessia
“Tre possibili nomi degni di quei giganti sono: Mario Martone, Vinicio Capossela e Paolo Sorrentino”.
Alfonso Carbone
“Io ho il mio punto di riferimento ce l’ho e si chiama Michele Serra. Tutto quello che di suo mi è capitato di leggere mi ha aperto la mente o era esattamente quello che avevo in testa senza riuscire ad esprimerlo efficacemente. Grazie infinite per le parole di saggezza che mi ha donato negli anni, sia sotto forma di amara satira che di intelligentissimi commenti alla nostra disperata situazione politica o a drammatici fatti di cronaca”.
Angelo
“In un pantheon contemporaneo (sono del ’77) metterei Murubutu, Caparezza, Max Gazzè, Vinicio Capossela, Carmen Consoli. In letteratura Nicola Lagioia.
Sono curioso di leggere i contributi di altri”.
Lorenzo
“Per le nomination fra i cantanti citerei, di getto e dimenticandone certamente alcuni, Samuele Bersani e anche Elio e Le Storie Tese. Oltre a quello che ancora fanno insieme – li ho appena visti agli Arcimboldi di Milano, magnifici – Elio sta portando in giro uno spettacolo che si chiama ‘Ci vuole orecchio’.
Mauro Mentore
“Prendete nota, boomers, di quello che è successo di bello e di importante, nel mondo (mi accontenterei: in Italia) dopo di voi, dal punto di vista culturale e artistico: il Post!”
Danilo
“Michela Murgia, Chiara Valerio, Chandra Livia Candiani, Vera Gheno, Loredana Lipperini, Ilaria Cucchi, Paola Regeni, Letizia Battaglia (se stiamo in Italia) accanto a Zerocalcare, Alessandro Baricco, Roberto Saviano, Marco Damilano, Giovanni de Mauro, Marino Sinibaldi. Il Post, incarnato in tanti, sta diventando un grandissimo riferimento culturale. Per fortuna”.
Silvia
“Ce ne sono tanti nascosti tra i libri e i giornali, basta saperli cercare. Tra i tanti, c’è una donna che ha brillato per la sua capacità di parlare alla nostra generazione (e forse a tutte le generazioni): Michela Murgia. Non sono sempre stata d’accordo con lei, non sempre ho capito cosa dicesse (lei diceva che non tutte le cose si ascoltano per capirle subito), ma non ho dubbi nell’identificarla come intellettuale dei nostri tempi. Aveva una dialettica rara, capace di spiegare concetti complessi con una facilità sconvolgente. Era generosa e politica in tutto, rompeva gli schemi, indicava vie alternative, non si stancava di ripetere, abbattere, immaginare. Quando è morta in tantissime siamo ammutolite, proprio perché era un punto di riferimento prezioso”.
Francesca
“Sono ormai vecchio, ho 37 anni, ma punti fermi ci sono e sarebbe bello poterli vedere in televisione. Gruppi musicali come Brunori SAS, Ex-Otago, Daniele Silvestri, Levante (quando non fa la modaiola), Cosmo sarebbe bello vederli in tv. Zerocalcare ottimo, ma anche Gipi per il fumetto. Tomaso Montanari per la cultura. Sabina Guzzanti, Corrado Guzzanti e Augias! Chi può ed è curioso va a cercare il suo punto fermo, gli altri si lasciano far proporre le merdate che l’algoritmo gli propone”.
Francesco
“Uno dei miei maestri è proprio lei! Sono del 1971, sono stata una lettrice fedelissima di Cuore, dei suoi libri, e sono venuta anche a sentire il suo bel monologo con la mucca. Altri miti o comunque persone che hanno prodotto opere e pensieri importanti per me: Nanni Moretti, Concita De Gregorio, Michela Murgia, Nora Ephron. Un intellettuale che promette benissimo è Francesco Costa”.
Cristina Belvedere
“Il primo nome che mi viene in mente è quello di Michela Murgia. Credo che molti (e uso il maschile non a caso) non abbiano capito l’importanza che questa scrittrice e attivista ha avuto nella società di oggi. Io ho 32 anni, a 22 non avevo nemmeno un decimo della consapevolezza che ho ora. Murgia ha aiutato tutte noi a trovare il filo per sgarbugliare la matassa, ci ha dato le parole per descrivere il dolore e il fastidio e l’ingiustizia che proviamo quotidianamente leggendo un giornale o semplicemente passeggiando per strada o lavorando. Con i suoi libri e le sue Morgane ci ha mostrato che non dobbiamo compiacere, non dobbiamo soddisfare altri se non noi stesse, ci ha indicato un inizio di libertà e la strada da percorrere, ognuna a modo nostro ma con lo stesso fine. Mi manca molto. Quelli passati senza di lei sono stati mesi silenziosi, e non ho trovato un’altra voce da ascoltare. Nel frattempo però faccio quello che mi ha insegnato: ascolto la mia”.
Alice
“Per me è il grande Niccolò Fabi. Profondo, intenso e piacevole. Lo amo”.
Luana
“Ho 35 anni, il mio riferimento culturale/generazionale e indiscusso mito è Zadie Smith. Amo la sua ironia nello scrivere di ‘incomprensioni’ di classe e culture, l’eleganza nel raccontare il contrasto tra il sudicio e il sublime della contemporaneità (a mio parere degna erede della tradizione inglese dickensiana). Un’altra scrittrice che apprezzo e seguo per le stesse ragioni e’ Chimamanda Ngozi Adichie. Il terzo personaggio nel mio podio è Trevor Noah: anche quando non mi trovo completamente d’accordo con quello che dice, apprezzo la sua intelligenza, la capacità di osservare la quotidianità, la freschezza. Vivo all’estero e i miei riferimenti italiani, che mi aiutano a tenere il filo di quel che succede includono, in ordine sparso: Morgana di Michela Murgia; Tv Talk; Virzì; EPCC prima/Stasera c’è Cattelan poi. Non paragono Cattelan a Jannacci/Gaber, ma questo programma incontra molto i miei gusti e ‘bisogni’ di aggiornarmi su quel che si dice, e ironizzare un po’. Aggiungo Boris come pietra miliare dell’italianità. Un attore degno di nota: Battiston; è un po’ una garanzia. Concordo che Zerocalcare sia l’intellettuale della mia/nostra generazione, anche al di fuori dell’Italia. Nonostante lui descriva il suo quartiere e il suo gruppo di amici, certifico per esperienza diretta che anche dall’altra parte dell’oceano questa generazione apprezza e si riconosce pienamente nel mondo che racconta”.
Stefania
“Nel panorama culturale transfemminista intersezionale (neanche il T9 del telefono lo riconosce, pensi un po’) ci sono intellettuali di livello per la mia generazione: Michela Murgia, per esempio, o gruppi editoriali e di divulgazione come Tlon, scrittori ed editorialisti come Chiara Valerio. Mi fermo. Ci sono molte donne. Io amo moltissimo Gaber e amo anche loro”
Donatella Girardi
“Secondo me (editore 39enne cresciuto in una famiglia borghese di sinistra) la tua domanda è del tutto centrata: credo che ci sia in effetti un vuoto (o tanti vuoti) nel panorama culturale dei miei coetanei e dei più giovani. Del resto mi sembra del tutto coerente con la sempre più scarsa partecipazione dei ‘giovani’ al dibattito e all’attività politica. Chi era adolescente mentre internet esplodeva, nascevano le low-cost e la diaspora dell’Erasmus ci faceva sentire cittadini del mondo (o almeno dell’Europa), ha sognato un mondo in cui la tecnologia avrebbe risolto problemi, generato progresso e realizzato sogni di unità e prosperità. Questa speranza si è infranta contro la realtà quando ci siamo resi conto dell’emergere delle big-tech, della crisi climatica e delle guerre che di lì a poco hanno iniziato a scoppiare nel cortile di casa nostra. È questo assetto, questo proliferare di visioni del mondo così diverse che impedisce di avere dei punti di riferimento condivisi. E questo non è certo un bene. Bisognerebbe trovare un modo per tornare a pensare al ‘futuro come speranza e non come minaccia’ (parole di Galimberti, non mie). E questo compito spetterebbe, appunto, all’arte e alla cultura. In fondo in fondo, però, ho fiducia”.
Lorenzo
“Credo che il rap sia (stato) la versione più recente dei cantautori, in quanto a capacità di espressione e raggiungimento di un vasto pubblico, e per quanto mi riguarda un ruolo fondamentale l’hanno avuto su tutti Caparezza, in secundis Willie Peyote, Murubutu, Frankie Hi-Nrg. Mentre tra i nuovi segnalo Mattak, Carlo Corallo, Swelto. Di trap invece conosco poco, ma mi sembrano espressione profonda del loro tempo Simba La Rue e ThaSupreme, che spiccano rispetto alla media della produzione”.
Mattia Rutilensi
“A me, che sono nato nel ’74, vengono in mente Andrea Pazienza, Benigni e Troisi. Niente di nuovo insomma, mi dispiace, e due sono morti prima di Gaber e Jannacci. Del resto anche io ho quasi 50 anni e posso contribuire solo aggiornando i riferimenti di un paio di decenni. Tra i miei coetanei c’è qualche cantante (come Francesco Bianconi) che però non ha e non potrebbe avere la stessa capacità di essere un riferimento per una generazione. Allo stesso modo – e secondo me con simile qualità – Sorrentino è bravissimo a fare il suo lavoro ma per me resta uno che fa solo, per quanto bene, il suo lavoro. Forse, per qualcuno più giovane di me, Zerocalcare potrebbe avere quelle caratteristiche”.
Alessandro
“Probabilmente il punto è che Gaber e Jannacci, prima di essere dei fari nella formazione culturale di una generazione, sono stati anche il prodotto di una società che nei suoi funzionamenti e nelle sue pratiche aveva tra le sue capacità quella di regalare al mondo Gabar e Jannacci. Un po’ i tempi che cambiano e un po’ la rivoluzione digitale hanno molto segato le gambe a questo tipo di profili e carriere e hanno frammentato questi ruoli, una volta più solidi e definiti, in una confezione di coriandoli. Chi sono i miei intellettuali di riferimento? Dipende: se parliamo di scienza sono Dario Bressanini e Beatrice Mautino, se parliamo di fumetti e cultura popolare sono Roberto Recchioni e DocManhattan, se parliamo di sanità è il divulgatore Medbunker, se parliamo di intrattenimento e comicità ci sono almeno due generazioni di stand-up comedians americani: Louis CK, Chappelle, eccetera. Forse quella che si forma è più una purea eterogenea di fonti autorevoli, spezzettate e solo vagamente comunicanti fra di loro. La quantità di voci che la rete ci mette a disposizione è sterminata: sapere quali voci selezionare è cruciale. Anche per questo sono abbonato al Post e lettore della sua newsletter!”
Giorgio
“Sono nato nel vicinissimo e lontanissimo 1989, ti leggo sempre volentieri e mentre facevi la tua domanda ‘quali sono i Gaber e Jannacci di oggi?’ anche la mia testa correva a nomi come quello di Zerocalcare. Ma poi ci ho ripensato: non so se è la risposta che temevi, ma già quando ero adolescente nei primi anni 2000 forse molti di noi avevano maestri diversi; ci siamo distratti e ci siamo fatti crescere da aziende e marchi. Sicuramente oggi la mia stima è per molti singoli, ma nell’insieme la mia vita è più strutturata attorno ad aziende: so di chi posso fidarmi per un’informazione di qualità, so di chi posso fidarmi per un intrattenimento di qualità, ammiro la loro “filosofia aziendale” e il loro modo di lavorare… ma stiamo comunque parlando di gruppi, non di singoli”.
David
“La musica è un elemento fondamentale della mia persona ed è un elemento di continuo dissenso dei miei genitori, figli degli anni ’60, ma anche dei miei fratelli (sono il minore) che preferiscono l’indie. I miei gusti si riassumono in hip-hop e R&B, ma anche trap è un genere che ha forti influenze su di me. Gli scontri scaturiscono quindi per la musica in sé, così diversa da quella di un Jannacci, ma anche per i temi affrontati al suo interno, materialisti, nichilisti. A questo proposito un piccolo excursus, Cortellesi in un programma ha definito la musica di questo tipo concausa se non causa di violenza di genere, ecco, quello è un confronto generazionale estremamente sbagliato, si può ascoltare un King Von (se cerca la sua musica e ne legge i testi può iniziare a storcere il naso), ma non per questo dopo si va a sparare alla gente del proprio quartiere e memarci sopra, quello che causa la violenza è la mancanza di cultura e spirito critico dovuto a una assenza generale dello Stato sul tema. Le scene musicali cui sono interessato sono la statunitense e inglese, le innovazioni in entrambe sono molte, e per ogni sottocategoria ci sono i miei migliori di sempre. Se dovessi trovare i miei GOAT (Greatest Of All Times) non posso che inserire Tupac Shakur, Notorious BIG, J Cole, Kendrick Lamar, Dave. Una menzione speciale va fatta a Metro Boomin, un produttore dalla cultura musicale vastissima, se ha una qualche possibilità di usare tiktok cerchi “metro boomin sample” e potrà vedere quanti riferimenti ci sono a grandi del passato. Sono gen z (22 anni), per me seriamente il mondo è un tutt’uno, e in più sto pure vivendo ad Amsterdam per studio. Mi scuso per i continui riferimenti non immediati per chi non è immerso completamente nella internet culture ma non avevo altri modi per esprimermi”.
Giacomo
“Sono del 76, quindi non proprio un giovane, ma quasi in mezzo fra te e i giovani veri. I miei riferimenti? Edoardo Bennato e Paolo Benvegnù per la musica, Gipi per la letteratura e poco importa che più che scrivere disegni e diriga. Per trovare questi tre nomi ho dovuto scavare a fondo. Forse i giganti a un certo punto sono diventati sempre meno universali, sempre meno riconoscibili. Prima c’era Elvis, la generazione dopo si è divisa su Beatles e Rolling Stones e quella dopo frantumata su decine di nomi… fino a oggi… esistono ma non sono più fari di intere generazioni. Viene da chiedersi quindi se le nuove generazioni siano riuscite a uccidere i loro idoli (a partire dal padre) o se invece, accecati dalla luce sfolgorante di troppi dei (veri ma soprattutto presunti) non siano ridotti a vagare nella vita come ciechi che saccheggiano un bazar in cerca del loro ritratto”.
Stefano
“Oggi la fruizione culturale (in senso lato, quindi costume, cinema, letteratura, fumetti, musica, altro intrattenimento) è spezzettata, customizzata (brrr!) sulle preferenze dell’utente. E quindi ognun per sé, o per piccoli gruppi. Un tempo (10 anni fa) c’era molto più dialogo generazionale anche grazie alla televisione. Per dire: i bellissimi di rete4, o “i filmissimi”, la tv che bloccava la programmazione per l’estate permetteva a tutti di mettersi al pari col cinema anni 50, ma anche coi vari Fantozzi e i colossal non più recenti. Insegno all’università. Mi ha fatto molta impressione chiedere ai miei studenti (23 anni) di nominare ognuno le ultime 3 serie tv che aveva visto. Piccola classe, 10 persone, per fare un esperimento. Nessuno aveva visto le serie che nominavano gli altri. Nessuno. Non solo: fino a pochi anni fa potevo nominare in classe Don Camillo e Peppone, Fantozzi, Amici miei, ma anche Breaking bad, Game of thrones, Il signore degli Anelli, Matrix. Un vasto repertorio dell’immaginario collettivo da cui attingere per fare esempi, costruire metafore, (provare a) trasmettere concetti. Oggi nessuno ha visto quei film, quelle serie. Qualcuno le ha sentite nominare. Le dò come compiti a casa…”
Giovanni
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Lo so, è stata una puntata (si dirà così? puntata?) molto lunga, monotematica e parecchio anomala. Ma mi sembrava giusto, per una volta, dare una struttura decisamente assembleare alla discussione: tante voci per un argomento evidentemente molto sentito. E poi qualcosa di significativo, mi pare, viene fuori anche da una “strisciata” così lunga e così varia di opinioni. Per esempio, su tutti, il nome di Michela Murgia, che a giudicare dalla quantità delle citazioni, e dalla qualità delle motivazioni, è sicuramente un punto di riferimento degli ultimi anni, almeno per le lettrici del Post e della mia newsletter. Di vedere ricorrere il nome di Zerocalcare me lo aspettavo; mi ha colpito il gran numero di “voti” per Brunori Sas e per Caparezza. Conosco e apprezzo entrambi, sono nella mia playlist, mi ha confortato scoprire che più della metà dei nomi citati dai lettori mi è familiare, di molti ho ascoltato la musica e letto i libri, dunque qualcosa che “passa” tra giovani e vecchi, per fortuna, c’è.
Mi resta da scusarmi per non avere omesso di pubblicare qualche elogio del sottoscritto e di Cuore (nonché del Post), non mi resta che rassegnarmi a fare parte anche io della schiera, per altro piuttosto folta, di quelli che sono riusciti a dire o a cantare o a scrivere qualcosa di utile anche per gli altri.
“Zanzare mostruose” per questa settimana è sospeso, siamo già troppo lunghi così. Alla prossima!