Il “sogno georgiano” batte Saakashvili
I cittadini georgiani hanno votato per le elezioni parlamentari il 1° ottobre 2012 mettendo fine a 8 anni di governo del UNM (United National Movement), il partito del giovane presidente Mikhael Saakashvili. La vittoria della coalizione “Sogno georgiano”, capeggiata dal milionario Bidzina Ivanishvili, spiana la strada per il primo trasferimento democratico del potere politico in Georgia.
Il parlamento georgiano (Sakartvelos Parlamenti), in carica per quattro anni, conta di un totale di 150 membri, di cui 77 sono eletti attraverso un sistema proporzionale a liste bloccate (PR) e i restanti 73 membri sono eletti con voto maggioritario in collegi uninominali. La Commissione elettorale centrale della Georgia (CEC) ha pubblicato i risultati preliminari per la quasi totalità dei 3.612 distretti (ne mancano poche unità) e il risultato è oramai acquisito. Secondo la CEC, nel sistema proporzionale il “Sogno georgiano” ha vinto il 55 per cento dei seggi, seguito dal UNM al 40 per cento. Nei collegi uninominali, dei 64 conteggiati, l’UNM ha conquistato la maggioranza con 35.
Il presidente Saakashvili ha ufficialmente ammesso la sconfitta, promettendo di collaborare dall’opposizione con un nuovo gruppo di minoranza in parlamento. Eppure, con un altro anno di presidenza, ci sono state richieste per le sue dimissioni immediate avanzate dall’opposizione. Ivanishvili, il leader di “Sogno georgiano” ha chiarito che non si tratta di un ultimatum.
Queste elezioni sono state particolarmente significative perché la coalizione vincente nominerà il nuovo primo ministro, in seguito alle modifiche costituzionali in vigore dal 2013, con maggiori poteri nei confronti del Presidente a partire dalla fine del mandato di Saakashvili. Nonostante l’alta posta in gioco, la CEC riferisce che la giornata elettorale si è svolta pacificamente. Gli osservatori internazionali dell’OSCE hanno riportato alcuni episodi isolati di violenza e di intimidazione degli elettori, tra cui la detenzione di sostenitori e attivisti dell’opposizione, ma affermano che le elezioni sono state competitive e libere, un sentimento ampiamente ripreso dalla comunità internazionale.