I nodi del voto in Tunisia
La chiusura delle urne era prevista alle 19 di domenica ma in quasi tutta la Tunisia sono rimaste aperte per almeno altre due, tre ore. Questo per consentire a tutti gli elettori già in fila di poter esprimere il proprio voto. Tutto si è svolto in un’atmosfera pacifica e festosa e il 23 ottobre sarà certamente ricordato come una data memorabile della storia della Tunisia.
Al di là dell’entusiasmo, alcune precisazioni sono d’obbligo: quanto si è reso necessario affinché gli aventi diritto potessero esprimere il loro voto, è anche il risultato di alcune evidenti lacune organizzative da parte dell’ISIE. In primis, il numero troppo elevato di elettori allocati in ogni seggio elettorale, che a volte superava le mille unità. Tale cifra risulta ancora più ridondante ove si consideri che si trattava esclusivamente di elettori – il 54% circa del totale degli aventi diritto – che deliberatamente hanno deciso di andare a registrarsi ‘attivamente’ nei recenti mesi di luglio e agosto, quando ha avuto luogo la fase di aggiornamento delle liste elettorali. È quindi evidente che essi avessero una manifesta intenzione di votare per l’elezione dell’Assemblea Costituente. A tal proposito, quindi, non deve sorprendere che la percentuale di affluenza nei seggi elettorali ‘regolari’ sia talvolta arrivata fino al 95% e oltre degli iscritti.
La seconda lacuna riguarda il restante 45% (circa 3 milioni) di cittadini che, sebbene non abbiano proceduto alla registrazione attiva, hanno in ogni caso mantenuto inalterato l’inalienabile diritto al voto. Per essi erano predisposti un numero limitato di ‘seggi speciali’ dotati di liste elettorali in cui risultavano anche fino a 3000-4000 persone. Essi stessi, quindi, dovevano premurarsi di rintracciare il seggio in cui votare attraverso un numero verde (1814) attivato dalla commissione elettorale. Dato l’eccessivo numero di tentativi di chiamata, la linea è andata congestionata per molte ore fino al pomeriggio. Insomma, se a questi due elementi si aggiunge il fatto che in nessuno dei seggi elettorali fosse esposta la lista degli elettori ivi registrati, il risultato è stato di avere un numero non quantificabile di elettori costretti a girovagare da un seggio ad un altro alla ricerca di quello giusto, talvolta anche dopo aver affrontato qualche ora di fila sotto al sole. Tutto questo, come già detto, si è svolto in un’atmosfera generalmente positiva e festosa con pochi sparuti eventi di impazienza manifesta.
Quello che invece potrebbe non essere tollerato allo stesso modo o che aprirebbe quantomeno la strada a eventuali reclami da parte delle forze politiche, riguarda l’annuncio dei risultati elettorali. Mentre scrivo (alle 5 del mattino) il conteggio delle schede non è ancora ultimato in tutti i seggi e per avere i risultati bisognerà aspettare che le istanze regionali della commissione elettorale (IRIE) ricevano tutti i verbali ricapitolativi di ogni singolo seggio.
Alle 23.35 di domenica sera, un comunicato ufficiale dell’ISIE ha annunciato le scuse per non essere in grado di fornire i risultati nei tempi previsti. Bisognerà aspettare la tarda giornata di lunedì o più realisticamente martedì pomeriggio.
Si è già discusso molto in Tunisia sull’opportunità o meno che in un paese dotato di adeguate tecnologie, si sia optato per il conteggio manuale come fonte primaria e ufficiale sulla cui base enunciare i risultati. Di ufficiale, per ora, ci sono solo i dati relativi all’affluenza nei seggi all’estero dove si è votato dal 20 al 22 ottobre per eleggere 18 (di cui 3 in Italia) dei 217 membri che comporranno l’Assemblea Costituente.
La parola, ora, dal popolo passa agli attori istituzionali, in particolare ai partiti, che potrebbe speculare sulle lacune menzionate qualora i risultati non soddisfino le loro singole aspettative. La speranza è che mostrino la stessa pazienza che il popolo ha avuto nell’aspettare il proprio turno in coda a lunghe file di votanti. Da pochissimi minuti alcuni centri di tabulazione hanno cominciato a ricevere i protocolli con i risultati di ogni seggio.