Perché il meteoterrorismo non funziona
Qualche giorno fa Sapiens ha pubblicato un’intervista a Paolo Sottocorona, meteorologo de La7. Nell’intervista Sottocorona dice tante cose di buon senso, a partire dal fatto che più un sito fornisce previsioni puntuali e a lungo termine meno esso è affidabile: i modelli attuali hanno una granularità di tre ore e una validità buona per tre giorni, decente a cinque giorni, e poi si passa a dare un’idea molto generali. Vi consiglio insomma di leggere tutta l’intervista e imparare a scegliere il vostro servizio di previsioni con oculatezza e non guardando ai titoloni.
C’è però un punto, proprio in fondo, su cui dissento profondamente. Sottocorona afferma infatti «Ci sono miliardi e miliardi di particelle di aria, se di ognuna potessimo sapere la traiettoria potremmo fare previsioni a tre anni, con la precisione di un minuto e di un metro.» Ecco, non è così. L’idea meccanicistica dell’universo, nata con Newton e portata da Laplace alla sua vetta, è oramai morta e sepolta da mezzo secolo, e questo anche se lasciamo da parte la meccanica quantistica. Il punto, come già Poincaré aveva intuito alla fine del XIX secolo ed Edward Lorenz ha mostrato in pratica, è che da un lato non possiamo avere la capacità di conoscere con precisione infinita la traiettoria di una particella e dall’altro le equazioni che descrivono l’evoluzione di pressione e temperatura sono intrinsecamente non stabili, quindi una piccola differenza nelle condizioni iniziali può portare a una differenza enorme dopo un certo tempo. Se volete questo è un corollario del principio di indeterminazione di Heisenberg, ma io lo vedo semplicemente come un problema intrinseco della matematica digitale. (Non che quella analogica funzioni meglio: l’unico modo teorico per avere un modello perfetto al 100% sarebbe costruire un sistema in scala 1:1, il che non è un grande risultato)
Quello che però non dobbiamo pensare è che questa incertezza intrinseca porti davvero all’immagine della farfalla che batte le ali in Brasile e fa avvenire una tempesta a Londra, che Lorenz ha fatto diventare un meme. Gli effetti globali a partire da quelli locali esistono indubbiamente, ma non fino a quel livello. Molto più semplicemente, una massa d’aria può spostarsi di decine o centinaia di chilometri, e una tempesta può essere più o meno intensa e trovarsi da una parte o dall’altra di un territorio. In definitiva, parlare del tempo va bene: basta non avere certezze di nessun tipo!