Pi greco fuori dalla matematica
Il numero pi greco è conosciuto da tutti, anche da quelli che odiano la matematica. Potremmo quasi dire che è un’icona della matematica, con quella sua aria altera di numero trascendente. Non è insomma strano che se ne trovi tracce esplicite nell’arte e nella letteratura. Ecco una breve raccolta di esempi.
Tra i romanzi, forse il primo che abbia usato il pi greco è stato l’oulipiano Italo Calvino. Nelle Cosmicomiche (1965) racconta di quando Qfwfq si divertiva a fare scommesse con il Decano (k)yK. All’inizio dell’universo non c’era praticamente nulla: «A quel tempo, di numeri ce n’erano soltanto due: il numero e e il numero pi greco.» Ma probabilmente il più noto libro, anche perché ne è poi stato tratto un film, è Contact di Carl Sagan. Nella storia, alla protagonista Ellie viene detto di cercare all’interno delle cifre di π, anche oltre la base 10; fa una ricerca al computer e trova un cerchio composto di 0 e 1 che appare dopo 10^20 cifre nella rappresentazione in base 11 di π, il che le permettere di convincere il mondo che all’interno dell’universo è costruito qualcosa di più grande dell’intelligenza. Quello che è meno noto è che due anni prima il matematico e scrittore statunitense Rudy Rucker aveva scritto un racconto, Pi in the sky, nel quale una famiglia in vacanza trova su una spiaggia un cono liscio con motivi a strisce sulla sua superficie, che si scoprono corrispondere all’espansione delle cifre decimali di π. Il cono è una specie di hard disk portatile, che al suo interno contiene un’enorme quantità di informazione. Non si può non ricordare poi la poesia del 1976 Liczba Pi (numero π) di Wislawa Szymborska, la cui traduzione italiana trovate per esempio in questo sito: in questo caso il numero è preso come esempio di qualcosa che continua anche oltre l’eternità, e il testo è inframmezzato da alcune delle prime cifre della sua rappresentazione decimale.
Nel cinema, oltre al già citato Contact, degno di nota è il film del 1998 di Darren Aronofsky π – Il teorema del delirio. Il matematico Maximillian Cohen, che vive una vita da autorecluso, nelle sue ricerche per studiare il mercato azionario scopre una relazione tra la teoria del caos e pi greco che lo rende bersaglio di un famelico investitore e di un sacerdote ebreo ortodosso, che sa che Cohen ha trovato all’interno di π una stringa di 216 cifre che codifica il vero nome di JHWH, perduto dai tempi della distruzione del Tempio di Gerusalemme. Il film è piuttosto inquietante, ma pare avere avuto un suo seguito di fan.
Ma anche la musica ha il suo pi greco! Ci sono vari modi per assegnare una nota o un accordo a ciascuna cifra del numero. Il più semplice è associare al do il numero 1, al re il 2, e così via, superando un’ottava con 8 e 9. Michael Blake ha così composto(?) una canzone con le prime 31 cifre di π, che potete ascoltare su Futurism.com nella sua rappresentazione: sembra però che il primo ad avere avuto questa idea sia stato Lars Erickson nel 1992. Chi preferisce la musica dodecafonica può invece ascoltare pi greco in base 12 di Jim Zamerski: non preoccupatevi, Zamerski ha arrangiato la melodia in modo che sia ascoltabile. Altre vecchie trascrizioni, buona parte delle quali mi sa si siano perse nei cimiteri della rete, sono citate da Boris Gourévitch.
Nelle arti figurative, infine, ci sono paradossalmente meno tracce. La fregatura è che mentre il rapporto aureo φ ha un suo uso nelle proporzioni del rettangolo aureo, per π basta già un qualunque cerchio, e quindi non c’è molto da aggiungere. Cito solo l’artista rumeno Cristian Vasile, che unisce le cifre successive del numero in un quadro “tondo” per mezzo del programma informatico Circos.