I test INVALSI

Dopo aver letto qui sul Post alcuni esempi di prove INVALSI per gli studenti di terza media, il mio giudizio fondamentale è “beh, che c’è di male?” D’accordo, c’è tutto un mondo dietro di cui non so nulla e che potrebbe cambiare completamente le cose: mi limito a notare la formulazione dei problemi e a farci su qualche considerazione.

So bene che i test non sono certo il sistema perfetto per valutare le conoscenze di una persona: rimane sempre il dubbio che lo studente abbia il “panico da crocetta”. Nonostante tutto è però il modo più asettico per cercare di valutare tutta la popolazione scolastica italiana in maniera omogenea; per il voto finale agli esami spero che gli orali abbiano la giusta importanza. Le domande riportate nell’articolo, a parte la quarta che mi ricorda i problemi che davano a scuola ai miei tempi, cercano non solo di vedere se lo studente sa fare i conti, ma anche se riesce a capire quali sono i conti che deve fare. Questo sì che è importante, ed è quello che la matematica dovrebbe in prima battuta essere; un modo per modellare la realtà. Poi ci sono i matematici astratti che studiano i modelli in quanto tali, d’accordo; ma in ogni campo dello scibile umano ci sono le punte più avanzate e poi tutto il resto della truppa.

Prendiamo ad esempio la terza domanda:

Il prezzo p (in euro) di una padella dipende dal suo diametro d (in cm) secondo la seguente formula: p=1/15 d²

Indica se ciascuna delle seguenti affermazioni è vera o falsa:
A. Il prezzo della padella è direttamente proporzionale al suo diametro.
B. Il prezzo della padella aumenta all’aumentare del suo diametro.
C. Il rapporto fra il diametro della padella e il suo prezzo è di 15.

Quello che in pratica si vuole capire è se il ragazzo ha chiaro il concetto di proporzionalità, e se ha capito che non sempre la proporzionalità è diretta; detto in altro modo, la (A) e la (C) sono false, mentre (B) è vera. (Se siete in tanti ad aver sbagliato il test, avvisatemi, ché sarà meglio che parli della proporzionalità…) Lo stesso vale per la prima domanda: probabilmente non ci capiterà mai di prendere una cartina, misurare la distanza tra due punti e ricavare la loro distanza in linea d’aria; ma qui non è importante saper fare la moltiplicazione – per quello c’è comunque la calcolatrice – bensì sapere cosa significano i numerini nel rapporto di scala. Voi che ne pensate?

Maurizio Codogno

Matematto divagatore; beatlesiano e tuttologo at large. Scrivo libri (trovi l'elenco qui) per raccontare le cose che a scuola non vi vogliono dire, perché altrimenti potreste apprezzare la matematica.