Meglio ripetere
Il giornalismo italiano ha delle caratteristiche uniche che lo rendono alieno rispetto a quello di altri paesi. Per prima cosa c’è l’Ordine dei Giornalisti, un istituto per molti antidemocratico nel suo principio costitutivo: un ente riconosciuto dallo stato che sancisce e regola la professione giornalistica, assottiglia la separazione tra il quarto e gli altri poteri dello stato, e allo stesso tempo limita il diritto all’esercizio della professione meno inquadrabile in assoluto. Ma il problema di oggi è un altro, e riguarda i canoni stilistici.
Casa Pound è un gruppo di estremisti pericolosi e violenti, ai margini del sistema politico italiano, che nel clima elettorale attuale sta facendo di tutto per accreditarsi come forza legittima. In questo contesto una fastidiosa abitudine della stampa italiana, che il mondo anglosassone ignora del tutto, rischia di contribuire al risultato sperato dai neofascisti. La consuetudine giornalistica italiana prevede che si debbano evitare a tutti i costi le ripetizioni. Per fare questo è necessario coniare delle espressioni alternative a quelle “giuste”: sinonimi, perifrasi e figure retoriche.
Gli articoli di politica interna nei quotidiani italiani sono fondamentali (altro caso unico nel mondo). In genere aprono il quotidiano, e comunque occupano più o meno 12 pagine, tutti i giorni, anche in agosto. Così il rischio di ripetersi, contravvenendo alla sacra regola del giornalismo nazionale, diventa elevatissimo. E allora il Movimento Cinque Stelle si trasforma nel “partito di Grillo”, nel “movimento grillino”, nella “formazione ispirata dal comico genovese”, e così via. Nel tempo le creatività dei singoli si scatenano alla ricerca di attrezzi che, messi a disposizione di tutti, verranno adottati di slancio. Da questo tipo di preoccupazione è nato l’aggettivo “pentastellato”: se non ci fossero ragioni più sostanziali, basterebbe questa parola per rivalutare la grazia delle ripetizioni.
Oggi su Repubblica a pagina otto Paolo Berizzi parla di Casa Pound e del rapporto di Casa Pound con la Lega. Cita il nome del gruppo talmente tante volte che sente la necessità di tutelarsi dall’accusa grave di ripetizione. E allora introduce una figura retorica che gli permetta di svicolare dal nome: scrive “tartaruga frecciata” prima, tra virgolette, e poi poco dopo con più nonchalance, senza aggettivo, definisce Casa Pound semplicemente “la tartaruga”.
Ora, se si vuole normalizzare Casa Pound, lo si faccia chiaramente, per una ragione politica, filosofica, culturale, posto che esista. Ma se lo si fa così, quasi senza accorgersene, a pagina otto, con il brivido divertito del fabbro di neologismi che dà una mano ai colleghi in affanno, forse è il caso di rendersi conto che ci sono cose più gravi e sostanziali delle regolette da bravo cronista italiano.