I Video Game Awards chiudono il 2017 dei videogiochi

Anche se manca ancora qualche giorno prima di Natale, gli editori di videogiochi per quest’anno possono ritenere concluso il loro lavoro. Ci saranno gli indecisi, i buoni da riscattare, le offerte per le vendite online dell’ultimo minuto, ma la sostanza non cambia. L’autunno concentra circa i tre quarti delle vendite di videogiochi dell’anno, e l’epicentro di questa stagione calda è ovviamente il Black Friday. Invece l’evento che segna la fine delle schermaglie è la premiazione dei Video Game Awards, organizzati e presentati come sempre dal giornalista canadese Geoff Keileigh.
La cerimonia si è tenuta il 7 dicembre al Microsoft Theatre di Downtown Los Angeles, a pochi passi dallo Staples Center; è durata oltre tre ore ed è stata trasmessa su qualsiasi piattaforma (da Youtube e Twitch in giù). Oltre alle premiazioni, la trasmissione è una straordinaria occasione per anticipazioni e sorprese per il pubblico. Mentre celebrano i grandi di quest’anno con consegne di premi e discorsi, per il resto i Game Awards sono tutti proiettati in avanti. I vari premi vengono assegnati a seconda dei casi da una giuria di giornalisti e/o dal pubblico.

Il gioco dell’anno è risultato La leggenda di Zelda: Il respiro delle terre selvagge (diciamolo in italiano, visto che Nintendo localizza tutto). Il capitolo della storia di Link uscito per Nintendo Switch ha vinto come miglior gioco, miglior regia e migliore avventura. Se lo merita, è un gioco incredibile, che paradossalmente è finito per fare ombra a suo cugino Super Mario Odyssey, sempre Nintendo e sempre per Switch. Altro escluso notevole è Horizon Zero Dawn. Il gioco degli olandesi di Guerrilla Games era candidato in 6 categorie ma non ha vinto nulla. Peccato: resta uno dei giochi migliori degli ultimi tempi. È andata meglio a Hellblade: Senua’s Sacrifice, titolo di Ninja Theory che affronta il tema della malattia mentale in un contesto avventuroso e fantastico, modalità atipica e interessante di trattare un tema così complicato. Sul fronte dei piccoli produttori c’è stato un successo forse addirittura esagerato per Cuphead, il gioco nato dalla passione di due fratelli canadesi che hanno messo insieme i cartoni animati degli anni Trenta con gli sparatutto a scorrimento tipo Metal Slug. Il risultato è un gioco esteticamente incredibile e allo stesso tempo molto impegnativo. Cuphead ha vinto direzione artistica e miglior debutto indipendente.

https://www.instagram.com/p/BcimauynotI/?taken-by=thegameawards
Eiji Aonuma, creatore di La leggenda di Zelda: Il respiro delle terre selvagge

C’è anche stato un riconoscimento per uno studio italiano: Mario + Rabbids Kingdom Battle, sviluppato da Ubisoft Milano, ha vinto come migliore gioco strategico. È un gioco molto importante per la piccola scena italiana, dove una produzione così fa molto rumore, ma anche in assoluto è un titolo importante e coraggioso che mescola due mondi fino a questo momento impermeabili, cioè quello di Mario e quello dei Rabbids.
Per la gioia dei neonazisti americani che ne avevano criticato la campagna, Wolfenstein II: The New Colossus ha vinto come migliore gioco d’azione (di conseguenza “sparare ai nazisti” ha implicitamente vinto come migliore azione).
Molto interessante è il vincitore del premio come miglior gioco multiplayer: PlayerUnknown’s Battlegrounds. È il titolo cresciuto più vertiginosamente negli ultimi tempi. Si tratta di uno sparatutto in prima persona costruito con il meccanismo della battle royale, lo stesso degli Hunger Games: in cento vengono catapultati su un’isola, e nel giro di una mezz’oretta ne rimarrà uno solo vivo, il vincitore. PlayerUnknown’s Battlegrounds è un gioco coreano che ha come direttore creativo l’irlandese Brendan Green, maestro del genere. Per ora è cresciuto solo su pc, e ora si sa che arriverà anche su Xbox.

No one is going to stop them this time! Hideo Kojima and Norman Reedus @thegameawards

Un post condiviso da The Game Awards (@thegameawards) in data:

Interessante il premio per la migliore storia, che è stato vinto da What Remains of Edith Finch. È un horror molto raffinato nell’estetica e nella scrittura, realizzato dagli hipster barbuti degli studi Giant Sparrow, ma prodotto da Annapurna Interactive, ramo videoludico di Annapurna Pictures. Annapurna Pictures, la società di Megan Ellison, figlia di Larry Ellison di Oracle, ha prodotto negli ultimi anni film come The Master, Spring Breakers, Zero Dark Thirty, Foxcatcher e Detroit. Sia quello premiato che i giochi in lavorazione fanno pensare che Annapurna stia provando a esportare dal cinema ai videogiochi l’approccio “atipico ma di successo”. Speriamo che ce la facciano, perché questi cambi di paradigma fanno bene al linguaggio e alla scena.

Momento commovente e di grande attualità visto il dibattito sulla condizione femminile, la consegna del premio alla carriera a Carol Shaw, la prima donna a scrivere un videogioco, programmatrice degli albori delle console domestiche (River Raid su Atari).

Tra le presentazioni andate in onda durante i Game Awards c’è qualcosa di interessante. Per cominciare si è visto qualcosa di Dreams, realizzato da Media Molecule (quelli di Little Big Planet) che potrebbe essere un esperimento creativo collettivo dalle prospettive stupefacenti. Dovrebbe essere una piattaforma per costruire trame e livelli di gioco con grande flessibilità e facilità di rimaneggiamento del materiale proposto dalla comunità. Già Little Big Planet funzionava come luogo di lavoro di squadra, ma questa volta la diffusione della creatività degli utenti dovrebbe essere esponenziale.

L’anno scorso Hideo Kojima, il Martin Scorsese dei videogiochi, stava divorziando dal suo editore storico Konami. Kojima aveva pubblicato da qualche mese Metal Gear Solid 5, sommo capolavoro a coronamento di una saga ventennale che ha fatta la storia dei videogiochi. Non si era potuto presentare a ritirare il premio perché Konami glielo aveva impedito tramite una diffida, scatenando un’onda di fastidio e disaffezione da parte di tutto il pubblico. Quest’anno Hideo Kojima ha ritirato il premio alla carriera che meritava per la saga di Metal Gear, ma ha anche fatto vedere qualcosa del gioco che sta preparando per Playstation, visto che è il suo nuovo editore. Kojima è salito sul palco con Norman Reedus, il suo nuovo protagonista, e ha mostrato un’altra anticipazione allucinata e misteriosa del suo Death Stranding.

Joypad, dove al Post parliamo di videogiochi

Matteo Bordone

Matteo Bordone è nato a Varese negli anni della crisi petrolifera. Vive a Milano con due gatti e molti ciclidi. Lavora da anni a Radio2 Rai e a volte in televisione. Scrive in alcuni posti, tra cui questo, di cultura popolare, tecnologia, videogiochi, musica e cinema.