Nei peggiori bar di Udine
Le reti mobili di ultima generazione, per qualche ragione misteriosa, sono diventate le nuove scie chimiche. Tutti ne parlano, molti sono preoccupati, altri minimizzano. Quasi nessuno è interessato a cosa siano e a come funzionino. Le discussioni al riguardo sono le classiche discussioni da bar. Dal bar giungono alle case dei cittadini. Dalle case dei cittadini arrivano inevitabilmente alla politica e da lì si trasformano in decisioni che riguardano la collettività.
Science needs to demonstrate & explain cause & effect. However science first observes correlations: phenomena that are apparently associated. Let’s apply science logic. Which was the 1st city in the world blanketed in 5G? Wuhan! Which is the 1st European 5G Region? Northern Italy pic.twitter.com/BTSDHrFwvV
— Gunter Pauli (@MyBlueEconomy) March 22, 2020
Esattamente come in altri casi recenti, per esempio le ripetute campagne social contro i vaccini, i sostenitori di teorie completamente improbabili sbucano da ogni parete. L’esempio più eclatante degli ultimi mesi è quello di Gunter Pauli, consulente del Presidente del Consiglio Conte, che il 22 marzo scorso, in piena angoscia pandemica nazionale, ha ritenuto di informarci via Twitter del fatto che il coronavirus è associato alla presenza di reti 5G. Il punto non sembra essere tanto che qualcuno scriva un tweet falso e complottista del genere, quanto che l’estensore sia, per una qualche misteriosa ragione, un consulente del governo italiano.
Il contesto, del resto, è evidente: sono intorno a noi, sono pericolosi e indistinguibili da noi. Compaiono improvvisamente, quando meno te lo aspetti. Sembra l’inizio di Battlestar Galactica.
L’ultimo esempio in ordine di tempo di questo approccio antiscientifico e umorale alle cose della nostra vita è stata la decisione del sindaco di Udine Pietro Fontanini di vietare ogni installazione delle reti 5G (quelle che portano il coronavirus) nel territorio comunale.
La decisione si basa, come quasi sempre quando si desidera schierarsi contro le evidenze scientifiche, su una versione estesa del principio di precauzione.
Fontanini è un politico di lungo corso: ha fatto il parlamentare per un decennio con Forza Italia, è stato presidente della provincia e ora è il sindaco leghista della città del Friuli Venezia Giulia. Come tutti i politici di lungo corso sa che il parere dei cittadini nei bar va tenuto presente, specie se si desidera che il proprio corso diventi ancora più lungo. E nei bar di Udine, evidentemente, esattamente come accade da tempo in rete, di 5G si discute molto. Dopo le discussioni, i timori e i misteri condivisi, i cittadini alzano il telefono e chiamano preoccupati il loro sindaco.
Così verso la fine del 2019, quando già dei rischi del 5G si discuteva da un po’ e la sindaca renziana di San Lazzaro di Savena aveve battuto
tutti i colleghi in termini di tempismo e principio di precauzione XXL, il sindaco Fontanini decide di convocare gli esperti e affida loro il seguente incarico:
Il Comune di Udine, nell’ambito delle attività del Consiglio Comunale, ha istituito una Commissione Consiliare Speciale sull’Inquinamento Elettromagnetico con l’obiettivo di fornire al Consiglio Comunale un parere scientifico sui rischi per la salute derivanti dall’installazione di nuove antenne di telefonia mobile sul territorio comunale.
La Commissione a quel punto si esprime e qui di seguito incollo le parti maggiormente rilevanti delle relazioni dei cinque esperti:
In conclusione per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti: • ARPA controlla tutti gli impianti prima che vengano installati (valutazioni di progetto) e verificherà anche gli impianti 5G; • ARPA ha una buona conoscenza, tramite misure, del territorio regionale e controlla le situazioni «critiche»; • il controllo si basa sui limiti della legge italiana, che sono ricavati da quelli della Raccomandazione europea; • i limiti della legge italiana sono più bassi, per quanto riguarda le esposizioni ambientali (antenne) di quelli della Raccomandazione europea, che sono invece applicati agli altri dispositivi; • l’atteggiamento di prudenza è sempre corretto sia per le valutazioni di ARPA, che nell’utilizzo personale dei dispositivi (cellulari), soprattutto per quanto riguarda i ragazzi.
(dott.ssa Anna Bampo – ARPA FVG)
Per quanto riguarda gli effetti sanitari la banda 694-790 Mhz è molto vicina alle frequenze impiegate nel GSM 800 utilizzato in passato (in Nord America e Sud America) e alle emissioni televisive DVB-T le cui frequenze dovranno essere in parte trasferite. Le evidenze scientifiche precedentemente illustrate sono quindi pertinenti e offrono scarso supporto all’ipotesi che l’uso del telefono cellulare comporti un incremento del rischio di tumori cerebrali. Anche le frequenze tra 3,6-3,8 GHz frequenze sono simili a quelle utilizzate nei sistemi Wi-Fi e WLAN e sono già state oggetto di valutazione.
(dott. Francesco Acchiardi – Dipartimento di Prevenzione – ASUFC)
Nonostante sia stata raggiunta una maggiore chiarezza riguardo all’assenza di alcuni effetti negativi sulla salute che si sospettava potessero derivare dall’esposizione, tra cui nessun aumento di rischio di tumore, alcune domande non hanno ancora trovato risposte soddisfacenti e richiedono ulteriori approfondimenti scientifici. Ad esempio, per quanto concerne il rischio di tumori cerebrali in relazione all’esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale. Rimane un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso, in particolare dei cellulari della prima e seconda generazione, caratterizzati da elevate potenze di emissione. In considerazione dell’assenza di incrementi nell’andamento temporale dei tassi d’incidenza e dei risultati negativi degli studi coorte, anche piccoli incrementi di rischio sembrano poco verosimili, ma non si possono escludere. Inoltre, gli studi finora effettuati non hanno potuto analizzare gli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia.(dott. Diego Serraino – CRO di Aviano)
I sistemi 5G opereranno in Italia nelle bande di frequenza 694-790 MHz, 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz. La banda inferiore della gamma è molto vicina alle frequenze impiegate nel Gsm800. Le evidenze scientifiche precedentemente illustrate sono quindi pertinenti e offrono scarso supporto all’ipotesi che l’uso del telefono cellulare comporti un incremento del rischio di tumori cerebrali. Le frequenze tra 3,5 e 30 GHz rappresentano una novità per le reti di telefonia mobile, ma sono in uso da molti anni in altre applicazioni (ad esempio, i ponti radio). La profondità di penetrazione dell’energia elettromagnetica a Rf nei tessuti diminuisce all’aumentare della frequenza, riducendosi a meno di 8 mm nell’intervallo tra 6 e 300 GHz, dove l’effetto predominante è il riscaldamento di tessuti superficiali (cute e occhi). Al momento non è possibile stimare l’impatto del 5G sul livello di esposizione personale a Rf, ma non sono previsti rischi per la salute,
(dott.ssa Susanna Lagorio, Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare – Istituto Superiore di Sanità)
2) il previsto aumento del numero di antenne è causa di crescenti preoccupazioni nella popolazione; in realtà, per i motivi precedentemente esposti, le potenze di emissione saranno sempre più basse e così i livelli di esposizione (che in ogni caso dovranno rispettare i limiti precauzionali fissati dalla normativa nazionale);
4) 4) per nessun ipotetico fattore di rischio (compresi i campi elettromagnetici emessi dalle antenne 5G) è possibile dimostrare una totale assenza di effetti nocivi per la salute, questo perché quanto più piccolo è un rischio tanto più difficile è evidenziarlo, ed è per questo motivo che il sistema di classificazione IARC non prevede un Gruppo degli agenti “non cancerogeni per gli esseri umani”. Di conseguenza, una richiesta di sospensione dell’introduzione della tecnologia 5G, in attesa di una dimostrazione “assoluta” della sua sicurezza, equivarrebbe ad una sua sospensione sine die.
(dott. Alessandro Polichetti, Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale – Istituto Superiore di Sanità.)
Un paio di giorni fa, nonostante i pareri scientifici chiesti e messi agli atti, il sindaco di Udine, ha disatteso le indicazioni (anche con qualche forzatura visto che non è vero come da lui affermato che gli esperti non si siano espressi sul 5G ma solo sulle reti di precedente generazione) e deciso che i pareri dei cittadini al bar contavano assai più di quelli della commissione scientifica da lui stesso convocata. E ha vietato l’installazione delle reti 5G nel territorio comunale.
Sono intorno a noi. Sono pericolosi. E hanno un piano.