La vecchia storia di Internet in Costituzione
«Per quanto mi riguarda l’accesso a internet, in questa fase storica, dovrebbe essere garantito a tutti e per farlo sarebbe opportuna una modifica costituzionale. Perché oggi l’articolo 3 fotografa il concetto della libertà sostanziale, ovvero che la Repubblica rimuova tutti quegli ostacoli che impediscano il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Giuseppe Conte, 6 aprile 2020
Cosa ne direste se il Presidente del Consiglio di un paese misteriosamente rimasto all’Ottocento, senza strade asfaltate, se non alcune maltenute e piene di buche, senza ferrovie e senza aeroporti, entrambi da sempre in via di completamento grazie a misteriosi fondi europei che vanno e vengono, si presentasse una sera di fronte ai cittadini e spiegasse, con i toni enfatici che la gravità della situazione richiede, che tutto questo è inaccettabile e non dovrà continuare, e si dicesse intenzionato ad affrontare celermente il problema dei trasporti degli italiani e che per farlo ha pensato di inserire un comma nella Costituzione più bella del mondo, che in questa maniera diventerà addirittura bellissima, nel quale si specifichi, finalmente, che per gli italiani spostarsi da un luogo all’altro della penisola deve essere un diritto?