Casaleggio e la luna
Ora sarebbe davvero interessante che Teresa Bellanova di Italia Viva e Dario Franceschini del PD spiegassero come mai, con grande vigore politico ed ampia esposizione personale, hanno bloccato ieri in consiglio dei Ministri il Piano 2025 del Ministro dell’Innovazione Paola Pisano. Me lo domando perché il piano, per chi lo ha letto, è un semplice temino su cosa sarebbe bello e utile fare in questo Paese nei prossimi cinque anni nel campo del digitale. Contiene alcune idee buone (per conto mio una in particolare, la nazionalizzazione di SPID), un usuale numero di propositi poco realizzabili, molte frasi che ascoltiamo da anni e un bel contorno di fuffa convegnistica ad uso dei pochissimi che ancora prestano attenzione ad idee esotiche come “i borghi del futuro” credendoci sul serio.
È – nei fatti – un documento identico ad altri prodotti in passato da altri governi; come le altre volte elegantemente formattato, scritto per punti come si confà a chi ha le idee chiare. Sopra ogni cosa, come tutti i documenti simili partoriti negli ultimi vent’anni dai governi e dal parlamento italiano, si distingue per una peculiarità: il lungo estenuante giro di parole per provare a non dire – mentre si sta spiegando come sarà l’Italia digitale del futuro – che non c’è attualmente un soldo in più per farlo. Che la politica non pensa minimamente di mettere un euro di soldi freschi su questi temi ma conta sul ruminamento di fondi europei che non sappiamo gestire, o sull’utilizzo di denari da sposare da un borsellino all’altro, facendo finta che siano nuove risorse comparse dal nulla, e via di questo passo.
Cosa dice allora, in altre parole, il piano digitale 2025 del governo italiano? Dice che l’Italia digitale nemmeno a questo giro è una priorità, che nessuno ai piani alti ci crede, che, insomma, vi abbiamo dato perfino un ministero inedito, con un bel nome altisonante, cosa volete ancora da noi?
In realtà la discussione e lo scandalo nascono, semplicemente, perché ieri alcuni articoli hanno fatto notare che fra i ringraziamenti finali del documento in questione compare, fra gli altri, anche il nome di Davide Casaleggio. Apriti cielo! Davide Casaleggio, quindi, che ispira un documento di indirizzo governativo su un tema che la Casaleggio associati frequenta da lustri, quasi sempre con la scarsa lucidità e il mancato tempismo che caratterizzava le idee al riguardo del suo fondatore.
Che il M5S e l’azienda privata che lo controlla capissero poco di digitale è cosa nota agli addetti ai lavori da almeno un decennio ma non si può dire che il tema non sia nelle corde dei grillini. Sono i loro argomenti, da sempre, molto più di quanto non lo siano per gli altri partiti attualmente in parlamento: sono le cose che dicono da anni, giuste o sbagliate che siano. Così il ministro dell’Innovazione, che è un politico del M5S, scrive 25 pagine di indirizzo e certifica, ingenuamente, la contiguità di Casaleggio con una parte del governo del Paese, relazione nota a tutti da tempo. Sai che novità. Sai che scoop.
Non è un caso che Bellanova e Franceschini si siano buttati a pesce in una polemica inutile come questa: tutta la politica in Italia campa di questi brevi scatti in mezzo al nulla. Fa valere il proprio peso ogni volta che il tema è irrilevante, o superficiale, o demagogico o proprio scemo del tutto. È la stessa politica che non c’è mai, che brilla per la propria assenza, quando le scelte di indirizzo, per esempio quello dell’innovazione in Italia da qui al 2025, avrebbero bisogno del suo appoggio e soprattutto dei soldi dei cittadini. Meglio la polemica continua, sulle ingerenze di questo e di quello, su temi che in altri momenti sarebbero anche interessanti, importanti e perfino potenzialmente pericolosi (anche se fa un po’ ridere fissarsi solo su Casaleggio junior quando a Roma nei circuiti degli appalti della PA e del digitale girano da vent’anni le stesse facce, gente che per il proprio interesse ha spesso paralizzato ogni innovazione riuscendoci benissimo): meglio insomma parlare dell’invasione intellettuale di un documento che non occuparsi della questione veramente seria che – Casaleggio o non Casaleggio – quel documento nasconde. E cioè che ancora una volta, al governo Conte 2 esattamente come al Conte 1 e poi al governo Gentiloni e poi via a ritroso fino alla creazione di Arpanet, dell’innovazione tecnologica in Italia non interessa niente a nessuno.
Sai che novità. Sai che scoop.