La lettura e gli audiolibri
Ho iniziato ad ascoltare audiolibri, abbonandomi a uno dei servizi disponibili in Italia: ecco cosa ne penso al momento.
Uccidere la radio
Comincio da una delle scoperte per me più rilevanti: gli audiolibri hanno mutato, fin da subito, il mio rapporto con l’ascolto della radio in auto. Per dire la verità lo hanno – per ora – quasi del tutto sostituito, ma non solo: mi hanno costretto a cambiare idea sulla radio ed è una cosa a cui non avevo mai pensato. Osservo, anzi ascolto con occhi differenti le stupide pubblicità, i commenti vacui del DJ, il sottofondo incostante di canzoni belle e brutte. Si tratta di un giudizio complessivo per me inedito. La radio continua a sembrarmi bella, ma non bella come prima. Si è trasformata in un parente alla lontana della TV, uno zio meno sciocco ed assillante, ma tutto sommato non così piacevole. E sono stati gli audiolibri a farmi cambiare idea.
Audiolibri come persistenza
Sono un “pendolare minore”, passo in auto circa un’ora al giorno; fa in tutto sei ore di lettura alla settimana. Anna Karenina, per fare un esempio, dura 42 ore: per ascoltarlo tutto servono sette mie settimane di pendolarismo. Non tantissimo. Quanto tempo avrei impegnato a leggere le 885 pagine di Tolstoj in altri momenti della mia giornata? Gli audiolibri favoriscono la persistenza.
Una lista di difetti
Alcuni sono ovvi. Gli audiolibri non si possono sottolineare, la memoria fotografica, che sulla pagina cartacea è tanto preziosa, è esclusa; tornare indietro di una riga, fermarsi per una frase che magari non abbiamo capito o che ci è sembrata molto bella, è scomodo e complicato: il flusso – insomma – vince sulla meditazione. Anche gli audiolibri hanno il loro piccolo carico di inevitabile stupidità.
Il diaframma
Fra noi, vecchi lettori di libri di carta, e il testo compare un inedito diaframma: è colui che sta leggendo il libro, in genere un attore bravo e piacevole. Quel diaframma, altrettanto inevitabilmente, interpreta il testo per noi. Ascoltare un audiolibro è molto diverso dal leggerlo. Ci dispone nei confronti dell’oggetto-libro in un’orbita differente da quella abituale. Se si è abitudinari e si è affezionati al proprio cervello che interpreta per noi, un minimo fastidio andrà messo in conto.
Gli audiolibri e gli scrittori
Ci sono autori che si prestano ad essere letti, altri il cui testo, trasformato nelle parole di qualcuno, perde potenza e profondità. Autori eccellenti risultano meni incisivi se letti da una voce per noi. Scrittori che magari avremmo abbandonato dopo poche pagine si trasformano in letture sopportabili o addirittura piacevoli se mediati dalla voce di qualcuno che li legge al nostro posto. La scrittura torrenziale e circolare di Roberto Bolaño, per fare un esempio, perde una parte di sé quando viene recitata da qualcuno; l’artigianato ben fatto di molti romanzi italiani contemporanei, nulla di paragonabile in termini di talento e qualità allo scrittore cileno, esce potenziato dalla voce dell’attore che lo riempie di nuove sfumature.
Nulla cancella nulla
La nostra dieta mediatica è una torta. Muta nel tempo. Oggi è spesso una torta tecnologica. Poco scompare, moltissimo si rimodula. Tutto influenza tutto. Gli audiolibri non sono libri ma reclamano ugualmente un proprio spazio. Magari si tratta di uno spazio fino a ieri non colonizzato, oppure, come nel mio caso con la radio, innescano processi di brutale sostituzione. Nulla – alla fine – cancella nulla. Tutto in qualche maniera si aggiunge. Scegliere diventa sempre più sintomatico e complicato. Scegliere bene cosa fare nel proprio tempo è ormai diventata un’arte raffinata.